53. La storia di Ciel

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Ehm ... vabbò. Non faccio premesse. Non me ne viene in mente nessuna bella. Quindi passerò direttamente alla storia.

In Inghilterra vi era un bambino, un bambino speciale anche prima che gli accadesse la cosa terribile che sto per raccontarvi, e questo perché Dimitri era un bambino sveglio, intelligente, ma soprattutto era ricco.

Era figlio di un importante nobile, un grande proprietario terriero che aveva molti sudditi ai suoi piedi, un uomo rispettato da tutti.

Tuttavia Dimitri era, come già detto un bambino molto speciale, visto che già a sei anni aveva compiuto il suo primo furto senza che nessuno lo avesse mai minimamente sospettato: aveva rubato l'intero portafoglio con carta d'identità, soldi, e già che c'era anche le chiavi dell'auto al vicino, abbracciandolo adorabilmente mentre la sua manina scivolava nella tasca dell'uomo ignaro.

Non era difficile immaginarsi da lui una cosa simile: il suo aspetto era quello del tipico ragazzino pestifero, quello che in genere è a capo di bande che ne combinano di tutte i colori per le vie della città, il tipico bambino con gli occhi neri come due pezzi di carbone e pungenti come spilli, espressivi e grandi nel suo volto di bambino di nove anni. Con capelli neri, ribelli, che nonostante tutti gli sforzi (degli altri, s'intende, mica un nobile si può impegnare a fare 'ste cose da servitù) non stavano a posto neppure con il gel, ma nonostante tutto lucidi e curati. Sembrava grande per la sua età, magro e alto com'era, pallido come la morte, soprannominato dai pochi amici intimi a cui era concesso dargli un nomignolo "juventino" per la sua pelle pallida e per i suoi capelli corvini e i suoi vestiti sempre neri come se fosse a lutto.

Era un tipo molto discreto, elegante con coloro che non conosceva ed erano suoi pari, addirittura "scodinzolava" dietro a quelli di grado superiore, comportandosi un pò da ruffiano, ma era a volte anche un pò brusco con chi non era né superiore né un suo pari. Ma era anche riflessivo su certi aspetti, uno che cento ne pensa e cento ne fa anche se una alla volta, con calma, e spesso meditava sui prossimi tiri mancini da tirare con i suoi amici, sui nuovi scherzi, sui nuovi colpi ... perchè era, come già precisato, un cleptomane. E fu proprio questo ciò che lo rese uno stracc ... che provocò la sua disgrazia.

«Calzino Bianco a Juventino, Calzino Bianco a Juventino, mi ricevi, passo?» sussurrò Billy attraversò il walkie-talkie, nascosto dietro il cespuglio e spiando l'obiettivo affacciandosi ogni tanto alla finestra. Il sole splendeva forte in quel week-end. A Dimitri piacevano i giorni assolati per i suoi tuiri mancini. Almeno dopo l'ultima missione: Billy lo aveva aggredito credendolo l'obiettivo usando contro di lui una mazza da cricket a causa del buio fitto.

Certo, poi ne aveva ricevuto il doppio, ma ciò non aveva fatto passare i lividi a "Juventino".

«Ti ricevo forte e chiaro, passo» rispose Dimitri, osservando i due walkie-talkie che si ritrovava in mano. Trovava estremamente infantile la storia dei nomi (e poi, figuriamoci, Calzino Bianco! Stavolta Billy aveva proprio sfiorato il ridicolo. Vabbè che era un maniaco della pulizia, ma Calzino Bianco è esagerato!)

«Sono vicino all'obiettivo, passo!»

«Ho già chiarito che l'obiettivo non è mia nonna, Calzino Bianco! Passo»

«Ma, Juventino, è così divertente! Passo»

«Baruffa chiama Juventino, ci sei? Passo» intervenne un'altra voce dall'altro walkie-talkie. Ognuno ne aveva due, così poteva comunicare con l'altro componente della squadra. Certo, così erano più facili le discussioni private e magari avrebbero potuto tramare in santa pace, ma era comunque carino.

«Presente, Baruffa. Stavo giusto rinfacciando a Calzino Bianco che il nostro obiettivo non è mia nonna, passo»

Dal walkie-talkie si sentì "Baruffa", ovvero Billie, la bionda del gruppo, strillare attraverso l'altro walkie-talkie a Billy quanto fosse scemo, mentre l'altro tentava di protestare, anche se pigolando debolmente. Non voleva mettersi contro Billie: c'era un motivo per cui l'avevano chiamata Baruffa.

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