Capitolo 43: Dilemma

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 Firenze, 1471

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Firenze, 1471

Diciotto anni. Diciotto lunghi anni nella più completa ignoranza. Eppure eccoli lì, padre e figlio, a camminare fianco a fianco nella città che li aveva derubati di ogni affetto, per risarcirli poi nel meno probabile dei momenti con il più inaspettato degli incontri. Ormai Neri non sapeva più cosa provare, se mostrarsi arrabbiato o riconoscente con la sua bella e crudele Firenze.

Non sapeva bene nemmeno cosa provare nei riguardi di suo padre – suo padre, Iddio!

L'ombra dei loro corpi si allungava pigra di fronte a loro, rifuggendo l'acquoso sole invernale alle loro spalle per condensarsi tra le chiazze scure gettate dalle nubi passeggere su piazza della Signoria. Vi erano pochissimi passanti, e ancor di meno erano coloro che sostavano, vista la tetra giornata che si prospettava già; una giornata per star dentro al caldo. Il cielo terso del mattino si era via via ritirato dietro un fitto velo di nuvole grigie e minacciose. Avrebbe nevicato? Non del tutto improbabile.

«Dunque...» Dunque cosa? Neri non aveva mai pensato possibile incontrare suo padre – si era convinto che fosse un tizio senza nome che sua madre aveva sollazzato in un vicolo per necessità di moneta – e quindi non aveva mai davvero preparato un discorso nel caso in cui se lo fosse un giorno ritrovato faccia a faccia. «Mmm... Che giorno sono nato? Lo sai?» chiese a bruciapelo.

Suo padre lo fissò per qualche istante con aria accigliata, inarcando un sopracciglio scuro, poi disse: «Mio fratello ha detto che era la mattina del dieci luglio. Anno Domini 1453.»

Il dieci luglio. Adesso aveva anche un vero compleanno.

«Che ne è stato di tua madre?» Il sussurro incerto dell'uomo fu sufficiente a chiarirgli che aveva già intuito la risposta che stava per ricevere.

Neri si limitò a scuotere la testa con gli occhi bassi. «Sono solo da quando ero bambino» disse con una scrollata di spalle, tanto per scuotersi di dosso il peso della tristezza, quanto per scacciare il freddo che gli si insinuava nelle ossa. Lui e suo padre non osarono guardarsi, non osarono riscoprire il dolore di quella vecchia ferita sul volto dell'altro.

«Sono accadute così tante cose in questi anni... Non riesco ancora a capacitarmene. Se non ti avessi incontrato per caso e non ti avessi seguito, chissà dove saremmo stati adesso» sospirò Ranieri, e non volle sapere altro su Lena.

«Perché sei tornato?» Neri non avrebbe voluto suonare così brusco. «Perché proprio ora, dopo tanti anni?»

Gli occhi grigi di suo padre si strinsero impercettibilmente, calcolatori e cauti. No, pensò lui, non è uomo di cui fidarsi alla leggera. Non gli era certo sfuggito il breve scambio che aveva avuto col compagno di viaggio prima che quest'ultimo si separasse da loro sulla strada per piazza della Signoria, per proseguire da solo verso una meta a Neri sconosciuta; il modo in cui i due uomini lo avevano deliberatamente lasciato indietro per escluderlo dalla conversazione lo aveva insospettito da principio. Ora era certo che ci fosse qualcosa sotto.

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