Capitolo 25: Vecchi trucchi, nuovi inganni

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 Firenze, 1471

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Firenze, 1471

«Questa idea è folle» continuava a ripetere Leonardo.

Neri finì di aggiustarsi addosso la gammurra di seta marezzata color turchese, lisciando le pieghe morbide dell'ampia gonna. La scollatura del corpetto era un po' eccessiva, ma le voluminose maniche a sbuffo di damasco blu che lasciavano intravedere la candida camicia di tela di rensa al di sotto, e il velo bianco, che gli copriva le spalle nude e il decolleté, riuscivano a mascherare la carenza delle forme necessarie a riempire l'abito. Era evidente che la persona a cui l'aveva rubato amava mettersi in mostra.

«Te lo ripeto ancora una volta» rispose lui, «andrà tutto bene. Ti assicuro che nessuno si accorgerà che sono un maschio.»

«Devo dire che ha proprio ragione. È irriconoscibile, e quest'abito gli dona tantissimo» ammise Piera con una punta di riluttanza mentre gli sistemava i capelli, raccogliendoli in una retina di filo dorato e fissando un leggero velo trasparente sulla sua testa in modo che gli ricadesse sulle spalle scendendo lungo i lati del viso. «Anche se sarebbe stato meglio a me. Ancora non capisco perché non posso essere io ad accompagnare Leonardo alla festa.»

«Te l'ho già spiegato mi pare, non è posto per te quello. E poi, ho più bisogno di Neri adesso.» Leonardo gli lanciò un'occhiata tesa; ormai si era rassegnato a correre il rischio e lasciava tutto nelle sue mani.

«Già, ma abbiamo bisogno anche di un paio di attributi in più di cui io sono sprovvisto. Hai parlato con quella tua amica, Diana?» Per qualche strana ragione a lui sconosciuta, suonò più come un'accusa che una domanda.

«Certo, ha detto che ci sarà. Ci saranno tutte in realtà. A quanto pare stavolta Bandini ha ingaggiato l'intera compagnia per far baldoria stasera.»

Bernardo Bandini Baroncelli.

Egli era noto ai più per essere un facoltoso mercante con amicizie potenti, ma nell'ambiente di Neri la sua fama era dovuta a ben altro.

La sua famiglia possedeva fin dal dodicesimo secolo una lussuosa villa nel borgo del Bandino, poco distante da San Miniato, dove le dimore degli altri ricchi come lui si arrampicavano su per la collina silenziosa e pacifica. Giravano voci incredibili sulla grandiosità delle feste che si celebravano nella tenuta, tanto da far impallidire persino quelle della famiglia Medici stessa: lo champagne francese scorreva a fiumi, mentre cibi pregiati allietavano il palato per l'intera notte, serviti ininterrottamente fino allo spuntar del sole; e poeti e cantori dal talento ineguagliabile venuti da ogni dove intrattenevano gli ospiti con la loro arte sopraffina.

Ma a destare davvero meraviglia era ciò che accadeva nelle stanze private del padrone di casa. Quando la cena giungeva al termine, e le donne si riunivano in salone per godere della musica e dello spettacolo, gli uomini si ritiravano per approfittare di ben altri piaceri terreni. Stando alle voci, si trattava di vere e proprie orge, se non addirittura di riti pagani e inneggiamenti al demonio.

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