Capitolo 2: Mi chiamo Neri

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Firenze, 1471

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Firenze, 1471

Gli inseguitori erano in tre e bloccavano l'entrata del vincolo. Alle spalle di Neri, la stretta stradina terminava bruscamente con un muro troppo alto da scavalcare.

Era in trappola.

Un gemito sommesso echeggiò nella penombra, un suono quasi estraneo alle orecchie di Neri, come se non fosse stato lui a emetterlo – e infatti era proprio così. Solo allora si accorse del groviglio di arti e indumenti su cui era sdraiato. L'altro si sollevò, scansandoselo malamente di dosso, e cercò di rimettersi in piedi.

I tre uomini osservarono la scena con cautela ma non si mossero, cercando di valutare il ruolo dell'estraneo nella vicenda. Si rilassarono visibilmente quasi subito, tuttavia, dal momento che era ovvio come fossero andate le cose: il ladro era fuggito a gran velocità, andando a sbattere contro un passante ignaro.

«Che sta succedendo qui?» La voce della persona che aveva travolto era tinta di fastidio, che si tramutò rapidamente in sospetto alla vista degli uomini furibondi. I suoi occhi scuri si spostarono dai tre a Neri, e lì rimasero. Lui percepì un'insolita intensità in quello sguardo acuto, e rimase paralizzato, come trafitto. Il volto del giovane si illuminò di comprensione e le sue labbra formarono silenziosamente una parola che Neri non riuscì a decifrare. Allora si rivolse ai tre uomini dicendo: «Signori miei, che genere di questione avete con questa poveretta?»

L'uomo grasso si fece avanti, paonazzo come sul punto d'esplodere. «Fatevi da parte, questo non è affar vostro.»

Neri era ormai convinto di essere spacciato, e l'unica cosa che potesse fare era perseverare nella sua recita, sperando di muovere a compassione quell'estraneo. Si rannicchiò, stringendo al petto le ginocchia e singhiozzando udibilmente. In realtà, non dovette simulare affatto la disperazione che gli si agitava nelle budella come del cibo andato a male.

«Purtroppo credo proprio che adesso lo sia. Esigo una spiegazione.» Il tono imperioso del giovane sorprese tanto Neri quanto i suoi inseguitori. «Cosa avrà mai fatto per meritarsi codesto trattamento?»

«È una maledetta ladruncola, ecco cosa!» sputacchiò il botolo.

Il giovane sembrò considerare le parole dell'uomo e, cautamente, rispose: «A me non dà l'impressione d'essere un pericolo, messere.»

«È chiaro, è quello il suo intento! Perquisitela, e troverete voi stesso la borsa che ha rubato.»

Il giovane annuì, come a riconoscere il suo errore di valutazione. Neri temette le sue successive parole, ma rimase nuovamente sorpreso. «Ammesso che la vostra accusa sia fondata, messere, siate ragionevole, e lasciate che la ragazza vi restituisca il denaro e vi porga le sue scuse. Credo sia la soluzione migliore per tutti, non siete forse d'accordo?»

«Andate al diavolo! Non lascerò che la passi liscia. Voglio vederla penzolare dalla forca come la criminale che è» sbraitò l'uomo grasso, e avanzò verso Neri facendo cenno agli altri due di seguirlo.

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