十八 (canto di cicale)

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Il pugno di Jungkook si schiantava continuamente contro la superficie lignea. Con sua sorpresa, non ci fu la signora Kim ad aprirgli; piuttosto, un certo ragazzo dal viso che ricordava vagamente quello di un cavallo.

«Oh-oh».

Jungkook non era un codardo; non aveva mai temuto niente. In tutta la sua vita aveva fronteggiato (e superato) gli ostacoli con successo senza voltarsi indietro una seconda volta. Hoseok appariva innocuo, suo fratello ne elogiava spesso l'ingenuità e la stupidità come dei valori indiscutibilmente preziosi; quindi perché ne aveva un terrore tremendo?

Non si erano mai trovati da soli.

Hoseok chiuse la porta e lo afferrò per il braccio; un sorriso falso gli imperlava le labbra sottili.

«Io e te dobbiamo proprio farci una chiacchierata».

«Sono qui per Tae—».

«La mia non era un'offerta, Jungkook».

Deglutì. «Certo che no».

Si ritrovarono nel retro della villa dei Kim. Hoseok appoggiato alla parete, Jungkook seduto a terra. Si alzò quando la consapevolezza di apparire debole in quella posizione lo schiaffeggiò.

«Sai, Kook» Hoseok si guardò le unghie, il disinteresse limpido nella voce, ma Jungkook sapeva che si trattasse solo una maschera. A quel tipo dalle lentiggini strambe importava fin troppo di Taehyung per poter anche solo lontanamente disinteressarsi a chi si innamorava. «Tu hai fatto soffrire il mio migliore amico».

«Ero lì quand'è successo» e si prese a pugni mentalmente ché quello non era il giusto modo per entrare nelle grazie di Hoseok. Lo vide volgere lo sguardo nel suo, un sopracciglio inarcato.

«No, non eri lì quand'è successo. Non sei stato tu ad asciugargli le lacrime, Jungkook, e non sei stato tu a—».

«Hoseok, se sei qui per farmi sentire in colpa, sappi che ci stai riuscendo, ma a questo punto credo sia inutile».

«Non ti voglio far sentire in colpa, non spetta a me regalarti una coscienza», negli occhi di Hoseok si specchiò un'emozione che Jungkook non aveva mai intravisto—e che non avrebbe mai immaginato di poter scorgere in quello sguardo gentile. «Ti sto dando un avvertimento: fai soffrire nuovamente Taehyung e giuro che non ne uscirai vivo».

Jungkook non aveva paura di niente, ma si ritrovò a deglutire nuovamente. Doveva tirar fuori le palle. «Non era mia intenzione far soffrire Tae fin dal principio, fortunatamente non sono nato sadico. Io, per Taehyung... Provo qualcosa di indefinito. O meglio, ora ho le idee più chiare, però vorrei che sia lui il primo a conoscere i miei veri sentimenti».

Hoseok si avvicinò, la mano si aggrappò saldamente alla spalla di Jungkook. Un lieve cenno della testa e le sue labbra gli sfiorarono l'orecchio, «Io ti tengo sott'occhio, Kook, ma voglio fidarmi di te. Ti darò persino un consiglio», un momento di silenzio, la tensione solleticò il collo del sedicenne, «Taehyung ama il verde. In particolare, le mutande verdi».

TSUNAMI DI STELLE // vkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora