十二 (riflessi di infinito)

15.4K 1.2K 984
                                    


Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Una macchia rossa era impressa sulla pelle di Yoongi.

L'artista, col pennello fra i denti, si allontanò dalla tela per poterla ammirare in tutta la sua completezza. Gli angoli della bocca s'inarcarono e le dita, per la prima volta dopo anni, non formicolarono più dal desiderio di squarciare e distruggere le sue opere.

Lentiggini, capelli rossastri e un mare di lacrime pescate.

Il ritratto della delusione amorosa.

*

«Reach out and touch faith!».

Taehyung saltò e batté le mani, Jungkook si lasciò andare in un urletto fuori testo.

«Your own personal Jesus. Someone to hear your prayers, someone who cares» si guardarono, le dita del sedicenne scivolavano veloci sulle corde mentre l'altro ragazzo danzava, aggrappandosi ad una delle colonne imponenti delle grotte.

«Your own personal Jesus» Taehyung corse dietro a Jungkook e gli afferrò le spalle, «Vuoi essere il mio Gesù personale, stupido ragazzino?».

«Prima avanzi proposte eccitanti e poi mi insulti?».

Il sole splendeva alto nel cielo. Quelle stesse grotte che avevano ospitato lacrime e problemi la notte, durante il giorno assistevano ad un concerto privato offerto gratuitamente dai due ragazzi.

Jungkook aveva portato la chitarra e, seduto sul terreno liscio e rigido, aveva intonato una delle canzoni più famose dei Depeche Mode, mentre Taehyung si divertiva a ballare goffamente. A quanto pare avevano scoperto di avere più cose in comune di quanto si aspettassero.

«Oggi era l'ultimo giorno di scuola e non immagini quanto sia felice» la t-shirt bianca di Taehyung svolazzava ad ogni suo movimento. I suoi piedi, incapaci di star fermi, saltellavano da una parte all'altro, accerchiando freneticamente la figura dell'altro ragazzo.

«Ora ti posso avere tutto per me?» chiese Jungkook, ammirandolo dal basso.

«Oh, non saprei, possiamo contrattare» gli scoccò un sorrisetto divertito.

«Cosa vorresti in cambio, sentiamo».

Taehyung adocchiò la chitarra che teneva fra le mani. «Insegnami a suonarla» poi la maglietta dei Pink Floyd, «E anche quella, diamine, non l'avevo notata. Dev'essere mia».

«E va bene, vieni qui» Jungkook aprì le gambe, spostando la chitarra. Taehyung arrossì leggermente quando fu costretto a infilarsi fra le sue cosce, appoggiando la schiena al suo petto. Erano di nuovo così vicini.

*

Jungkook fece scivolare la chitarra sui polpacci incrociati del ragazzo. «Appoggia le mani qui» gliele prese delicatamente, posizionando i polpastrelli sulle diverse corde partendo dal manico. «La corda alta corrisponde al Mi, qui c'è il La, Re, Sol, Si e infine il Mi cantino» le sue labbra sfiorarono il collo di Taehyung. Aveva un profumo così maledettamente buono, una fragranza che non aveva mai conosciuto prima. Quelle pelle ambrata era stata creata per essere baciata e viziata, torturata dai morsi e dai segni.

TSUNAMI DI STELLE // vkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora