十四 (amniotica pace)

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La camera di Taehyung era semplice, ma al tempo stesso incredibilmente personale.

Jungkook inspirò quel profumo che impregnava persino le pareti a pieni polmoni. Fra le mani teneva la maglietta che gli aveva regalato il giorno primo; non aveva avuto il tempo di lavarla, ma non importava. Sarebbe stato solo un pretesto per vederlo e parlargli.

Erano le dieci del mattino e regnava la calma piatta. Di Taehyung, o qualunque forma vitale esistente, nemmeno una traccia. Il suo letto era sgombero, la stanza perfettamente in ordine come sempre. Si allarmò immediatamente. Che diavolo di fine aveva fatto?!

Mosse i primi passi, calpestando la moquette morbida. Si fermò non appena il pensiero che entrare in casa di qualcuno dalla finestra sarebbe potuto sembrare equivoco, ma poi il suo sguardo cadde sulla t-shirt e si disse che avrebbe trovato una scusa al momento giusto.

Uscì dalla stanza, attraversando il corridoio che lo avrebbe portato nelle altre stanze. La macchina dei signori Kim non c'era nel parcheggio, quindi la preoccupazione si alleggerì, ma il peso esorbitante nel petto non accennava a svanire: sempre lì, fisso, immobile.

Nella camera dei padroni di casa non c'era nessuno, nemmeno in quella che dedusse fosse di Namjoon. Superata anche quella, scivolò silenziosamente sul pavimento e la sua attenzione venne catturata immediatamente da una luce rosa e appariscente.

«Ehi, tu!» un sussurro dietro di lui.

Jungkook sobbalzò, lo avevano beccato così velocemente? Quella voce femminile... A chi apparteneva?

Si girò lentamente, trovandosi a fronteggiare una ragazzina venti centimetri più bassa di lui e con due grandi occhioni da cerbiatta. Gli puntava il dito contro, mentre nell'altra mano aveva una brioche.

«Dove credi di andare?», sussurrò, avvicinandosi.

«Oh, ehm... Da Taehyung?», borbottò, grattandosi la testa. Era in difficoltà. «Sono un suo amico, dovevamo vederci e quando sono venuto ho trovato la port—».

«Ah, smettila, non sono ingenua come mio fratello, le tue bugie non mi sfiorano» Mina roteò gli occhi. Ecco chi era! La sorellina di Taehyung! «Cosa vuoi da Tae oppa? Sappi che lì dentro ci sono due cavernicoli addormentati pronti a staccarti la testa a morsi. Quindi, sii chiaro e valuterò la possibilità di aiutarti».

Quella ragazzina era del tutto diversa da Taehyung, assomigliava decisamente a Namjoon. Jungkook sospirò.

«Ho capito dove ho sbagliato e voglio rimediare. Per farlo, devo parlare con lui. Questo ti basta?».

«Veramente no, ma faremo finta di sì» alzò le spalle e lo superò con poche falcate, correndo dentro la camera rosa. Jungkook si appoggiò al muro e, incrociando le braccia al petto, aspettò.

TSUNAMI DI STELLE // vkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora