Harlem

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Scendo di corsa gli scalini del ristorante, ne manca uno, salto giù ma il tacco a spillo cede e cado a terra sbucciandomi il ginocchio destro.
Credo di essermi rotta anche il polso destro perché fa male e a fatica riesco a muoverlo.
Mi rialzo cercando di ignorare il dolore anche se è difficile.
Riprendo a correre verso una direzione che non conosco, non è il mio quartiere anche se non dista poi molto.
Non riesco ad orientarmi ma noto che mi trovo in un quartiere più povero di prima, per le strade non c'è molta gente e, quelli che ci sono, sono tutti di colore.
Sto correndo da più o meno quindici minuti, i piedi mi fanno male e comincio a perdere sangue dalle piante. Ho in mano le scarpe e le butto in un angolo quando mi accascio su una scalinata.
Mi accorgo di star piangendo e il polso si è gonfiato.
Sento dei passi alle mie spalle, mi volto e accovacciato c'è un prete.

"Cosa ti è successo cara ragazza?" mi chiede.

"Stavo correndo e sono caduta, credo di aver bisogno di un medico, il polso mi fa veramente male" gli rispondo.

"Entriamo, Angela saprà sicuramente come aiutarti".
Mi aiuta ad alzarmi ed entriamo in una splendida chiesa.

"Dove mi trovo?"

"Siamo alla Salem United Methodist Church, io sono il pastore Moore. E tu chi sei mia cara?"

Da una porta laterale arriva una donna di circa 70 anni con una cassettina medica in mano.

"Ho già chiamato l'ambulanza, sarà qui tra poco. Per il polso non posso fare granché ma nel frattempo posso disinfettarti il ginocchio, se sei d'accordo".

Il viaggio di ambulanza fino al New York City Health and Hospital è breve. Sono in pronto soccorso, sto aspettando il mio turno, sento il telefono in borsa continuare a vibrare ma non ho voglia di sentire nessuno in questo momento.

Un'infermiera annuncia il mio nome dall'interfono.
Entro.

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Dopo quattro ore sto uscendo con un braccio ingessato e un tutore per tenere legato il braccio al collo.
Sono a piedi, è notte, faccio fatica a camminare sia a causa del ginocchio sia a causa dei piedi. Mi sbraccio per fermare un taxi che mi riaccompagni a casa, per fortuna le strade sono piuttosto scorrevoli a quest'ora.

Il dormitorio é deserto a quest'ora e ringrazio mentalmente che manchino  ancora circa 2 mesi prima dell'inizio dei corsi altrimenti non sarei stata in grado di partecipare, avendo 28 giorni di gesso più la riabilitazione.

Salgo fino al piano e già da lontano si intravede la luce provenire dalla fessura sotto la porta della mia camera. Maggie è in camera.

Ho sonno e sono emotivamente e fisicamente stanca dalla serata, voglio solo andare a letto.

Giro la chiave nella serratura e Maggie mi corre incontro.

"Mi hai fatta preoccupare Carly, dove sei andata tutto questo tempo?" mi guarda meglio "oddio cosa ti è successo? Carly ti hanno fatto del male?"

"Domani Meg, domani. Voglio solo far finire questa giornata infernale" le rispondo.

Mi tolgo il tutore, mi aiuta a sfilare il vestito e con solo una maglia lunga vado a dormire.

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Mi sveglio con il cellulare inondato di telefonate, messaggi e mail da parte dei miei amici, o che ritenevo tali, dalla mia famiglia, ho cercato di tenerli fuori da questa storia ma ora credo di dovergli dare qualche spiegazione, e numeri sconosciuti.
Opto per aprire per primi quelli di mamma e papà.

Non ci credo. Mamma mi ha girato alcuni link di giornali online, temo già di vedermi in qualche altro articolo, mentre papà solo un "RISPONDI AL TELEFONO".
Sono gli stessi siti online che avevo visto io dopo il pranzo da Jim's solo che, questa volta, il titolo era simile in tutti e tre i siti.

HARRY STYLES CE L'HA FORSE DI VIZIO QUELLO DEL BERE?
Sotto, una mia foto fuori dall'ospedale, questa notte.

Maggie è già al telefono, mi da le spalle, non si è accorta che sono sveglia.
"No Niall, ti sto dicendo che non so nulla di cosa sia successo ieri sera, è tornata tardi con il braccio ingessato ed è andata direttamente a letto. Ancora?
Ho detto che non so nulla di ieri, non ne abbiamo ancora parlato!
No non posso alzare la voce perché lei sta ancora dormendo e non voglio svegliarla".

Non sta più sussurrando ma probabilmente non se ne rende conto.

"Non dire cazzate, non è stato Harry. Non farebbe mai una cosa del genere.
Cosa stai insinuando ora, che ne sarebbe capace?
Ho letto anche io Pagesix.com e questa storia non mi piace".

Poso il telefono sul comodino, devo aver fatto rumore perché Maggie si gira nella mia direzione, saluta a mala pena suo fratello e riaggancia.

"Non è stato Harry, Maggie. Sono solo caduta uscendo dal ristorante".

"Ti sono corsa dietro dopo poco e non ti ho più trovata. Mi hai fatto spaventare".

"Ti ho sentita ieri, eri in studio, mi hai detto che eri con i ragazzi, perché non li hai fermati? Perché non mi hai detto nulla? Pensavo fossimo amiche".

"Ti giuro che non ne sapevo assolutamente nulla. Ero con i ragazzi, è vero, ma Harry non c'era. Sarà stato in un altro studio!"

Non so francamente se crederle o meno. Troppe notizie tutte insieme. Non ho voglia di uscire e dover affrontare qualche inevitabile giornalista.
Hanno seguito la mia corsa in taxi e ora tutti sanno dove abito.
Scrivo giusto un messaggio a mamma promettendole di chiamarla nel pomeriggio ma rassicurandola sulle voci, non ero stata picchiata dal mio inesistente fidanzato.

"Maggie io esco, ho un impegno, ci sentiamo magari più tardi"

"Togli il magari, ti chiamo io più tardi".

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Sono fuori casa, com'era prevedibile un paio di paparazzi mi attendevano per scattarmi delle foto. Per fortuna sono riuscita ad evitare di rispondere alle loro domande.

Fermo di nuovo un taxi e ripercorro la strada fatta stanotte.
Voglio andare a ringraziare il pastore Moore per l'aiuto.
È metà mattina, forse ci sarà una funzione.
Aspetterò.

Trovo immediatamente la chiesa, le porte sono però aperte e una musica proviene dall'interno.
Entro e un vero e proprio spettacolo mi si para davanti agli occhi, una messa Gospel.
Mi indicano una balconata su cui accomodarmi, accanto a me qualche turista. La messa era cominciata da poco ma il pastore salutava comunque tutti con un cenno del capo e la cosa ti dava una sensazione di benvenuto.
La cerimonia è molto diversa dal tradizionale rito cattolico, accanto all'altare ci sono una tastiera, un pianoforte e la batteria, dietro questi un coro composto da una ventina di persone di ogni età e razza.

Un'ora e mezza di funzione in cui il pastore era al centro di uno spettacolo perfettamente organizzato.
Alla fine, Moore, saluta personalmente tutti i fedeli ma anche i turisti entrati ad assistere.

Quando ormai la fila è quasi finita, mi avvicino anche io, mi sorride.

"Carlotta, è un piacere vederti in piedi, sana e salva".

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Sono un po' poco ispirata ma ho fatto del mio meglio 😑
È un capitolo di passaggio per cui non succede un granché..
Come al solito non rileggerò, per cui segnalatemi gli errori pleeeease 🙆‍♀️

Love u all 😙
V.

Comporre Con Te - [H.S.] - #Wattys2018 Kde žijí příběhy. Začni objevovat