/9/PERCHÈ SO CHE SONO IO

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Il viaggio fu incredibile. Le macchine volanti erano fantastiche, avevano forme diverse, ma simili alle piccole imbarcazioni dei fiumi, ma più in grande. Doroth, da solo, era riuscito a farne volare in una sola notte un'intera flotta. Sorvolarono il mare per giungere al castello di Galatea che si trovava su di una grande isola.

Presero il volo poco dopo il tramonto. C'era ancora luce e quando furono sufficientemente in alto poterono vedere tutto il quinto cerchio che era molto più sottile degli altri, oltre si estendeva una prateria e dietro si vedevano delle montagne. Di così alte negli anelli non se ne erano mai viste ed Eliano, insieme agli altri che non erano mai usciti dai cerchi, le guardavano sbalorditi. Anche Rosely le guardava con aria sognante, ma perché non vedeva l'ora di arrivare da Galatea. Le due avevano stretto un buon rapporto e dopo tanto tempo voleva vederla, la trovava simile ad una figura materna o una grande amica, in ogni caso era una persona a cui teneva davvero molto. Quando giunsero al mare la reazione fu ancora più esplosiva.

Anche Samwell aveva già visto il mare parecchie volte, ma reagiva sempre come la prima: con poco entusiasmo. Non gli piaceva il mare e non cambiò idea nemmeno all'ottavo viaggio sopra di esso. Uno spazio così grande lo faceva sentire in pericolo. Si ritirò nella parte più interna della macchina volante e decise di dormire sperando di arrivare presto. Eliano stava con Rosely affacciato dal parapetto della loro nave che sembrava la versione più in grande di uno dei pescherecci dei grandi laghi. Ad Eliano il mare piaceva, piaceva molto. Era ipnotizzato dal succedersi delle onde.

-Sai, a me piace da più vicino. Le onde sembrano più maestose. Anche l'odore della salsedine mi piace.

Era stata Rosely a parlare. Con lo sguardo trasognato osservava l'orizzonte in un punto preciso dove lei sapeva ci fosse la loro meta.

-Ti conviene dormire ora Eliano. Ti sveglierò quando saremo quasi arrivati così vedrai comparire il palazzo all'orizzonte. Sarà bellissimo, credimi

Così fu: quando la nottata era ormai terminata e il sole si vedeva ad est la prima guglia del palazzo iniziò a luccicare e tutti si svegliarono per osservare quello spettacolo. Il palazzo era formato da centinaia e centinaia di torrette e guglie di vario tipo. Si trovava direttamente sulla spiaggia e dietro di esso si alzava una scogliera che si estendeva in altezza sino a una decina di metri in meno rispetto alla torre più alta. L'entrata ad arco era altissima e le onde arrivavano fino alla scalinata che sembrava discendere nelle profondità marine per parecchi metri. Per scendere dalle navi volanti furono costretti a poggiare i piedi nel mare. Molti scivolarono perché sui candidi scalini si era formato uno strato di alghe trasparenti e viscide. Minuscoli pesciolini coloratissimi nuotavano tra i loro piedi. La prima cosa che tutti notarono fu l'odore di salsedine che riempì i loro polmoni. Li faceva sentire come se stessero pulendo il loro corpo solo respirando. Il re iniziò a camminare nervosamente verso l'alto arco a sesto acuto. Al centro del portale una donna altissima stava aspettando. Era alta, davvero altissima. Molto magra e fasciata all'interno di un abito di tela bianca. Aveva la carnagione ambrata e lunghissimi capelli neri e lisci. Il seno prosperoso e i fianchi larghi. Era una donna bellissima. Aveva gli zigomi molto alti, gli occhi grandi da cerbiatta erano neri e profondissimi. Le orecchie erano leggermente a punta. Quella era Galatea. Aprì le braccia e fece un paio di passi fino a raggiungere il re che si trovava comunque due piccoli gradini più in basso. Lo abbracciò leggermente e l'uomo rispose nella maniera più garbata possibile. Dopo aver sciolto l'abbraccio le prese la mano e la portò alla sua bocca mentre si chinava. Lasciò un piccolo bacio umidiccio sulla mano affusolata e inanellata della Madre del Mare. La guardò in un modo che da vicino pareva quasi malvagio. Lei gli sorrise e andò dagli altri abbracciando ad uno ad uno tutti coloro che già conosceva. Arrivata al fratello lo rimproverò per non aver avvisato e lo mandò a preparare camere pulite per gli ospiti che dovevano riposare prima del grande giorno. Il ragazzo entrò velocemente nel palazzo e chiamò con un gesto una dama che lo seguì.

Fiocco di NeveWhere stories live. Discover now