Capitolo 21

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Osservai il corpo di Lauren che dormiva tranquilla accanto a me nel suo letto. La sua pelle pallida, coperta da tatuaggi sull'addome e le braccia, era coperta dalle lenzuola. Aveva le sopracciglia aggrottate e le labbra rosee erano semiaperte, quindi potevo sentirla emettere dei piccoli sbuffi di tanto in tanto.
Non potei evitare di sorridere guardandola, siccome mi rendevo conto che nonostante fossero passati così tanti anni, dormisse ancora come una bambina piccola ed innocente. 
Guardai l'orario dalla sveglia che si trovava sul comodino, e mi resi conto che erano le sei di mattina. Avevo mandato un messaggio a Shawn, chiedendogli di coprirmi con i miei genitori, proprio come se fossi un adolescente. Lui mi aveva risposto dicendo che sarebbe rimasto a dormire a casa del suo amico, ed era più che disposto a dire che anche io ero insieme a loro e la sorella di lui. Mio cugino era proprio il migliore da questo punto di vista.
Mi alzai dal letto, sentendomi leggermente intorpidita. Lauren c'era andata giù pesante- non che io mi lamentassi-, quindi potevo dire che una piccola passeggiata per cercare di rilassare i muscoli delle gambe andava più che bene.
Non era poi così strano uscire a quest'ora. Le persone iniziavano ad andare a lavoro, e siccome si avvicinava l'estate, tutti preferivano correre la mattina presto, quindi quando non c'era ancora il sole. Mi vestii rapidamente, cercando di fare meno rumore possibile. Alla fine, decisi che anche io mi sarei unita a quelli che andavano a correre. Non lo facevo da parecchio tempo, tuttavia, e sperai di non aver perso l'abitudine.
Uscii da casa di Lauren senza lasciare alcun bigliettino, speravo che la corsa mi aiutasse a chiarirmi le idee ed immaginavo che una volta finito, Lauren sarebbe stata ancora a letto. Ieri mi sembrava abbastanza ubriaca, quindi immaginai che una bella dormita lunga non gliel'avrebbe tolta nessuno.
Proprio come sospettavo, alcuni negozi stavano iniziando anche già ad aprire. Le macchine passavano lungo le strade di tanto in tanto, poiché andavano a lavoro. Poi, lungo la strada, trovai anche i corridori che avevo nominato prima. Alcuni chiacchieravano tra di loro, altri portavano le cuffie e correvano in solitudine, altri si limitavano solo a camminare a passo un po' più svelto (e qui parliamo di donne di mezza età).
Mi misi a correre anche io, stabilendo come meta un bar che si trovava non poco distante da casa di Lauren. Tirai su il cappuccio della felpa, ed iniziai a correre, isolandomi dal resto del mondo. Non mi piaceva usare le cuffie quando correvo, ma comunque riuscivo ad entrare in un modo tutto mio. Mi concentravo sul mio respiro, oppure sul cinguettio degli uccellini mattutini che diventavano la mia unica musica. 
Una volta giunta al bar, decisi che finalmente, sapevo cosa fare. Lauren doveva sapere la verità, poi, le avrei chiesto se le andava di venire via con me, in modo tale da cercare di avere una vita normale. Quella classica vita che entrambe meritavamo ma che non potevamo ancora avere. Non potevo più tenerle nascosta una cosa simile, anche se in mia difesa, potevo affermare che ieri volevo dirglielo. Tuttavia, si era addormentata poco prima che iniziassi il mio discorso. Fermandomi a comprare qualcosa con cui fare colazione, pensai alle parole adatte da poterle dire una volta ritornata da lei.
Ma si sa, il destino può giocare brutti scherzi.

Lauren's pov

Uno strano rumore in lontananza, iniziò ad infastidirmi. Emisi un piccolo grugnito in risposta, come se così avessi potuto fermare quel rumore. Nel voltarmi, mi resi conto che la parte di letto al mio fianco era troppo fredda e vuota. Aprii di scatto gli occhi, quindi avvertii un forte dolore alla testa. Tuttavia, quel dolore non poteva essere paragonato per niente al dolore che sentivo al centro del petto. Camila non c'era. Non era rimasta con me, quando aveva promesso che questa volta sarebbe stato diverso. Credevo che ieri mi avesse perdonato, altrimenti...perché mi avrebbe permesso di stare con lei? Perché avrebbe deciso di venire di nuovo a letto con me? Magari, era solo la sua vendetta. Magari, voleva farmela pagare ferendomi come io- secondo il suo punto di vista- avevo ferito lei.
Fu allora che mi resi conto che il fastidioso rumore che tanto sentivo era il campanello. Mi alzai dal letto, indossai velocemente un paio di boxer e un reggiseno sportivo e scesi al piano di sotto.

Stockholm SyndromeWhere stories live. Discover now