Capitolo 15

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ATTENZIONE: Vi ricordo che la storia è G!P(ovvero, la protagonista, Lauren, ha il pene. Chiamatasi intersessualità), per tanto, ogni commento offensivo, verrà segnalato da me. Quindi, se non vi piace questa tematica, allora state leggendo la fanfiction sbagliata.

Lauren's pov

Restammo per non so quanto tempo in quella maniera: lei stesa contro il mio petto, la mia mano che accarezzava di tanto in tanto la sua schiena e il suo corpo troppo vicino al mio per permettermi di pensare che non stavo con lei da troppo tempo.
Sentire i suoi sospiri di tanto in tanto mi rilassava particolarmente tanto, ma il mio corpo sembrava essere sempre sull'attenti come se volesse evitare un qualche contatto che non sarebbe dovuto accadere. Ma ovviamente, poiché le cose non dovevano andare mai come progettavo io, il contatto ci fu eccome.
Camila si mosse contro di me, nel tentativo di sistemarsi meglio contro il mio corpo, e nel farlo, finì per sedersi a cavalcioni su di me, con la sua intimità che premeva contro la mia. Emisi un piccolo gemito basso a quel contatto, seguito dal suo corpo che si irrigidiva contro il mio. Se conoscevo bene Camila, immaginavo che non fosse l'incomodità ad aver causato questa reazione, bensì tutt'altro.
Il suo capo si alza lentamente, come dettato da un slow motion da film, e i suoi occhi castani si scontrano con i miei, che già l'ammiravano con ansia. C'era qualcosa che bruciava nel suo sguardo che credevo di aver visto solo una volta, prima d'allora: la sera del mio diciottesimo compleanno. Mi guardava con quella stessa espressione di chi sta per darti l'anima sapendo che puoi distruggerla, ma che decide di farlo comunque.
Non mi mossi di un centimetro; volevo che fosse lei a fare il primo passo, altrimenti avrei finto che non sarebbe successo mai niente in questa casetta al parco. Nemmeno lei si mosse. Per un attimo fui tentata di stringerla forte e baciarla con passione, mentre le dicevo tra un bacio e l'altro che la volevo da morire in tutti i sensi possibili ed immaginabili, ma non potevo. Dovevo restare immobile per sapere fin dove potevo spingermi con lei, in quel preciso istante. Il mezzo flirt di ieri, con tutti quei baci bollenti sparsi lungo il suo collo e l'avermi reclamata come sua mentre credeva che dormissi avevano riacceso un certo fuoco dentro di me. Però, se lei non avesse voluto, avrei potuto farne a  meno. E se mi avesse detto di sì, sarei stata felice e condannata allo stesso tempo.

<<Ti prego baciami>>, sussurrò con un filo di voce. I suoi occhi castani passavano velocemente dai miei alle mie labbra, supplicandomi ogni singola volta.

<<Perché non lo fai tu?>>, chiesi, cercando di sistemarmi meglio sotto di lei. Mi sorrise dolcemente, prima di passare la mano sulla mia fronte, spostando una ciocca che mi era ricaduta sulla fronte. 
Quando le sue labbra si posarono dolcemente sulle mie, mi sentii morire dentro. Un calore si propagò lungo tutto il mio stomaco, facendomi sentire uno strano formicolio interno. Il cuore prese a battermi con violenza nel petto, ma al tempo stesso, sentivo che aveva trovato la sua pace.
La sua lingua si insinuò nella mia bocca e le permisi di prendere il controllo totale, poiché come avevo detto, avrebbe deciso lei cosa mi era concesso o meno fare. Anche se, non avrei potuto fare comunque molto con il dolore che ancora avvertivo alla spalla quando mi muovevo in una maniera un po' troppo brusca o cose simili.
Sorrise nel bacio, prima di mordermi leggermente il labbro inferiore e ridacchiare leggermente. Mio Dio, quando mi era mancata.
La mia mano si alzò lentamente verso di lei. Con gli occhi, le chiesi il permesso di continuare ma lei si limitò a guardarmi continuando a sorridere e questo fu tutto ciò di cui ebbi bisogno. La mia mano scivolò sotto la sua maglia, accarezzando la pelle bollente del suo stomaco. Sentii i brividi formarsi al passaggio delle mie dita, quindi sorrisi anche io, cosciente di avere ancora un certo effetto su di lei. Si morse il labbro inferiore, guardandomi con occhi pieni di desiderio.

<<Voglio andare oltre, Camz. Devi dirmi di fermarmi, se è troppo>>, sussurrò, immaginandomi già seppellita dentro di lei mentre geme il mio nome e mi implora di avere di più. Si rese conto che oltre a me, qualcos'altro era saltato sull'attenti e aspettava con ansia di essere compiaciuto. Sarebbe stato un grave problema se mi avesse fermato adesso, ma comunque volevo rispettarla. Non le avrei mai fatto fare qualcosa che non voleva fare, poiché non volevo farle alcun tipo di male.
Prima che me ne potessi rendere conto, le sue mani avevano tolto la sua maglia, lasciandola da qualche parte vicino a noi. I miei occhi passarono in rassegna sul suo corpo, fermandosi sulla mia mano che toccava ancora il suo addome con desiderio. 

Stockholm SyndromeWhere stories live. Discover now