Capitolo 4

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<<Kaki, credi di potermi fare un favore?>>, chiese mia madre. Era il giorno dopo il mio arrivo. Purtroppo, non avevo potuto visitare papà perché ieri, al mio arrivo, l'orario di visite era già terminato. Anche se c'ero rimasta un po' male, sapevo che l'avrei potuto vedere il giorno successivo, ovvero oggi.
Come se non bastasse la mia preoccupazione per mio padre, la notizia che mi aveva rivelato ieri Sofia mi aveva sconvolta un pochino. Ricordavo vagamente Jack, siccome non lo vedevo spesso. Era il fratellastro di Normani, quindi non si somigliavano per niente, siccome lui aveva preso tutto da sua madre.
Era molto più chiaro di pelle rispetto alla ragazza, ed inoltre, se Mani aveva l'aria di bad-girl, Jack era un nerd vero e proprio. Ricordavo che portava gli occhiali, così come ricordo perfettamente che indossasse sempre delle camice a quadri, proprio come i nerd dei film. Però, dovevo ammettere che era un ragazzino simpatico e tranquillo, o almeno così sembrava quelle poche volte che passavo a casa di Normani. Potevo capire cosa ci avesse visto Sofia in lui, ma anche io ero sicura che a mamma e papà non avrebbe fatto piacere questa notizia. Proprio per questo, avevo deciso di mantenere il segreto.

<<Se posso, dimmi pure>>, dissi, alzando lo sguardo dallo schermo del computer. Mi tolsi gli occhiali che portavo in casi di stanchezza, quindi mi strofinai leggermente gli occhi. Stavo lavorando alla tesi che avrei dovuto portare in esame il mese prossimo, quando si sperava che sarei già ritornata a casa perché mio padre sarebbe stato già dimesso allora.

<<Potresti passare a prendere Sofia?>>, mi chiese. 
La mia dolce sorellina aveva deciso che, siccome non aveva lezioni, per passare più tempo con me, avrebbe spostato le sue "ripetizioni di matematica" di mattina.
Strabuzzai gli occhi, chiedendomi se fosse seria o meno. Davvero? Io? A casa di Normani Robinson, la migliore amica di Lauren? Non l'avrei fatto nemmeno per un milione di dollari, ma la felicità di mia sorella valeva molto di più. Presi un sospiro profondo, poi annuì, massaggiandomi le tempie. Come sarebbe andata a finire questa storia, non lo sapevo nemmeno io. Ma speravo di non incontrare complicazioni.

<<Grazie mille>>, disse, sorridendomi. <<Io devo fare delle cose. Andate a fare una passeggiata, ed oggi pomeriggio andiamo a trovare tuo padre>>.
Mi alzai, spensi il computer e poi guardai l'orologio. Avrei solo dovuto aspettare un paio di ore in più, poi mi sarei potuta accertare con i miei occhi che papà stava bene. Per quanto bene potesse stare un uomo a cui avevano sparato. 
Afferrai il cellulare, il cappotto e le chiavi della macchina di mia madre, così uscii di casa. Sorrisi agli Smith che erano appena usciti di casa, e subito la signora Smith ricambiò il mio sorriso, mentre lui borbottò qualcosa in risposta. Lei era simpatica e gentile come sempre, e lui era lo scorbutico che ricordavo.
Entrai in macchina, la misi in moto e poi iniziai a guidare verso casa di Normani. Da quello che mi aveva potuto raccontare Sofia, non avevano cambiato casa. Quindi, anche se con un po' di difficoltà, ricordai la strada che conduceva a casa dei Robinson. Quello che mi era passato di mente, era il fatto che sarei passata anche dinnanzi casa di Lauren. Quando mi ritrovai davanti alla casa rossa, che era stata fonte di tante risate e momenti felici, avvertii un nodo allo stomaco. Vidi che c'erano alcune macchine parcheggiate, perciò seppi che qualcuno ci abitava ancora. Ed ero quasi completamente sicura che ci abitassero ancora gli Jauregui.
Accelerai, decidendo che prima mi sarei allontanata, prima avrei smesso di sentirmi in quella maniera così strana.
Poco dopo, ero arrivata a casa di Normani. Sofia mi aveva detto che quando passava a prenderla nostra madre, si faceva trovare sempre fuori al viale che portava a queste grandi case. Adesso, però, immaginavo che sapendo che ero andata a prenderla io, Sofi avesse deciso di restare ancora un po' con il suo ragazzo. O voleva semplicemente torturami.
Da brava codarda quale ero, presi il cellulare e composi il numero di Sofia. Mi rispose dopo il terzo squillo.

<<Kaki, scommetto che non ricordi come arrivare a casa dei Robinson. Mamma mi ha detto che saresti passata tu a prendermi>>, disse, ridacchiando.

Stockholm SyndromeWhere stories live. Discover now