Capitolo 29

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Levi
Di fronte agli occhi verdi di Eren, appesantiti da visibili occhiaie, e al suo sguardo serio, rimango in silenzio.
Sono tornato ieri sera, proprio il primo giorno del nuovo anno, quando Eren stava già dormendo, e non ho mantenuto la nostra promessa.

Lo riconosco, ed è proprio per questo che di fronte al suo sguardo spento mi sento stringere il petto.
Il suo aspetto trasandato ed i sensi di colpa mi procurano una forte stretta allo stomaco, che mi impedisce quasi di respirare.
Rimaniamo a fissarci, nonostante voglia voltare lo sguardo, girarmi, e tentare di allontanarmi il più possibile da lui, i suoi occhi tengono inevitabilmente i miei incollati ai suoi. Come due magneti.

Faccio un passo verso di lui, buttando nuovamente uno sguardo sulle occhiaie violacee.
Guidato da una stretta allo stomaco inizio a parlare.
<<Senti Eren->>.
Le mie parole, però, vengono interrotte dalle melodiose risate di un bambino, che corre giù per le scale.
Con il suo sorriso sembra illuminare l'intera stanza e, quando raggiunge Eren per salutarlo, è inevitabile notare il contrasto evidente fra di loro. Solitamente non noto differenze fra i loro sorrisi, le loro risa infantili e molti dei loro comportamenti, eppure oggi è diverso.

Gli occhi di Eren si posano su Jude, ed io con un profondo respiro osservo sul viso del castano un leggero sorriso rivolto al piccolo.
La stretta allo stomaco sembra quasi abbandonarmi, o almeno prima che gli occhi di Eren iniziano a cercare nuovamente i miei.
Eppure, anche questa volta, il nostro scambio di sguardi viene interrotto da Jude che, notandomi, mi viene incontro.
<<Hey nano allora non sei scomparso!>> esclama aprendo le braccia.

Alzo un sopracciglio, tentato a cacciarlo fuori di casa una volta per tutte, ma poi, rincontrati gli occhi di Eren, non faccio nemmeno più caso a come mi ha chiamato.
Guidato dal suo sguardo ignoro Jude, arruffandogli semplicemente i capelli con una mano, e mi avvicino a passo moderato ad Eren.
I nostri occhi non smettono mai di incontrarsi, e, quando mi trovo poco distante dal suo viso, l'unica cosa che riesco a fare è allungare la mano e sfiorargli la pelle.

Accarezzo la guancia, per poi salire ai capelli, ma il mio braccio si ferma automaticamente appena vedo l'espressione di Eren, gli occhi lucidi e le sopracciglia aggrottate.
Mi allontano subito e mi dirigo in cucina, incapace di parlare.

Dopo qualche ora passata a pulire la cucina, il salotto, e qualche stanza del piano superiore, si fa ora di cena.
Proprio mentre la preparo, però, ad attirare la mia attenzione sono le voci di Eren e Carla che provengono dall'altra parte della porta.
Tento di ascoltare più attentamente e le uniche frasi che riesco a estrapolare dal discorso, vengono urlate da Eren <<Mamma non mi rompere ho 17 anni ormai!>>, <<Che cosa te ne frega di quando esco e quando torno? A te non cambia nulla>>, <<Basta me ne vado>> e per finire lo sbattere della porta d'ingresso.

Esco immediatamente dalla cucina, trovando la figura di Carla, in piedi di fronte alla porta, con una mano sul viso, intenta a sospirare rumorosamente.
<<Carla?>> domando per attirare la sua attenzione.
<<Oh! Levi! Scusami... emh... per la scenata di poco fa...>> dice con tono basso, negando con la testa e portandosi di nuovo la mano sul viso.
<<Cos'è successo?>> domando ancora.
<<Oh emh... Eren è uscito ora all'improvviso. Non so dove sia andato, con chi, e quando tornerà e sono preoccupata, dopotutto sono sua madre>> fa un profondo sospiro, prima di riprendere <<è nel difficile periodo dell'adolescenza, e nonostante mi abbia sempre ascoltato in queste situazioni, è da tutte le vacanze natalizie che si comporta così... non so cosa fare e come aiutarlo...>> conclude.

Sento un leggero singhiozzo da parte sua, perciò mi precipito verso di lei, mettendole una mano sulla spalla e porgendole un fazzoletto.
<<Andrà bene Carla, vado a cercarlo io>> faccio solamente.
Riesco solo a vedere il suo viso colmo di lacrime e a sentire un <<Aspetta>> da parte sua prima di trovarmi fuori dalla villa degli Jaeger, in veste da maggiordomo a girare con la macchina per le strade del quartiere, fermandomi ad osservare ogni passante avvolto nell'oscurità della notte.

My butler | ERERI/RIRENWhere stories live. Discover now