Capitolo 20

5.3K 417 389
                                    

QUESTA STORIA È DISPONIBILE IN VERSIONE MIGLIORATA E REVISIONATA SULL'APP DREAME GRATUITAMENTE, se volete supportarmi anche lì ne sarei davvero felicissima. Mi trovate sempre sotto il nome AYUMILLU.

Eren
Merda merda merda merda!
Continuo a tentare di infilarmi le scarpe senza cadere miseramente a terra.
Quando finalmente ci riesco, mi infilo un giubbino blu scuro, leggero visto il clima temperato, e urlo un <<io esco>> a mia madre, che è in salotto.

Mi chiudo la porta alle spalle e tiro un sospiro di sollievo.
Ormai non mi trovo a mio agio nemmeno a casa mia, non faccio che ripensare a ieri, a come sono corso in camera dopo il suono del campanello, che ha interrotto me e Levi, a mia madre entrare in casa e al suo sguardo confuso, visto il nostro aspetto quasi trasandato, al mio immenso rossore e al rumore dei miei passi veloci rimbombare per la casa, al tonfo della porta, e a questa mattina, durante la quale ho tentato in tutti i modi di non incrociare Levi, preso dall'imbarazzo.

Proprio per questo ora sto sospirando, dentro casa mi sento soffocare.
Tiro fuori il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e digito velocemente un messaggio ad Armin.
<sto arrivando> scrivo semplicemente, stupendomi appena sentita la suoneria, che mi avvisa di una sua risposta.
Un semplice <ok, ti aspetto>.

Mi allontano dalla grande casa, che racchiude tutte le mie preoccupazioni.
Un improvviso dolore al petto, una strana sensazione allo stomaco.
Sto scappando.
O almeno mi sembra che lo stia facendo.
Perché non torno indietro e decido di affrontarlo a quattr'occhi una volta per tutte? Sono io che, pochi giorni fa, l'ho baciato e fra l'altro me ne sono anche dimenticato. E poi, ieri.
Ció che è successo ieri, dovrei parlare anche di quello.

Un altro leggero sospiro, poi mi fermo, in mezzo alla strada vuota.
Dovrei tornare indietro?
Mi domando, ma, dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla casa, mi volto nuovamente verso la strada, accelerando il passo verso quella di Armin.
Sono uno stupido.

<<Sei uno stupido>> fa Armin, seduto sul letto a fissarmi.
<<Lo so, lo so, è solo che...>> non completo la frase, rimanendo in silenzio e passandomi una mano sulla fronte.
<<Eren devi parlarci>> ribadisce Armin, ancora più serio.
<<Uff... non ce la farò mai! Lui è così... così...>> ed un'altra volta la frase incompiuta.

<<Di cosa hai paura Eren?>> mi domanda dopo qualche attimo di silenzio.
Rimango a fissarlo per un pó, pensando ad una risposta, ma alla fine non c'è molto da pensare, perché ciò che dico è talmente spontaneo da sorprendere anche me.
<<...dei suoi occhi>> sussurro, fissandolo nelle iridi chiare.
Il silenzio regna nuovamente sovrano, non so se a causa della mia risposta che ha stupito Armin, o a causa della mancanza di cose di cui parlare al riguardo.

Dopo qualche minuto, però, Armin mi guarda nuovamente e, con un gesto della testa mi incita a parlare.
<<Dei suoi occhi?>> domanda, dopo talmente tanto tempo che quasi mi ero dimenticato a cosa si riferisse.
<<Emh... vedi... cioè...>> sospiro, tentando di non mangiarmi le parole e di esprimere al meglio il concetto.

<<I suoi occhi... sono grigi.
Sai... di sfuggita possono sembrare dei normalissimi occhi, di un colore un pó particolare; se invece li si guarda più attentamente si riesce a capire la quantità di emozioni e ricordi che celano...
E poi... beh... io le ho viste.
Ho visto tutto. Osservando i suoi occhi spenti, per un attimo, ho visto la luce.
Lo ricordo bene... ed è proprio in quell'attimo che ho compreso realmente quanto sia grande il peso che si porta dentro>>
Finisco, sussurrando lentamente.

My butler | ERERI/RIRENWhere stories live. Discover now