Capitolo 2

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Eren
<<Levi sei tu?!>> dico ormai gridando osservando la sua figura vestita di nero.

Ricordo bene il suo viso pallido, la sua voce roca, i suoi capelli corvini ed i suoi occhi grigi e freddi.
Sento un sospiro. Levi mi guarda per qualche secondo, in silenzio.

<<Moccioso, la vuoi smettere di urlare?>> la sua voce fredda riecheggia nel grande salone mentre io, ancora stupito, lo guardo sorridendo.
<<Come mai sei tornato?>> chiedo continuando a sorridere.

<<Mi ha chiamato Carla, appena ha saputo che ero di nuovo in città>> risponde con tono piatto, quasi annoiato. Non sembra felice di essere qui... o forse è lui a comportarsi così con tutti ed io a farmi troppe paranoie.
La sua risposta mi incuriosisce, così mi permetto di chiedergli maggiori informazioni.

<<Sei stato in un'altra città? Per quanto tempo? Quale città? Perché? Con chi?>> il mio sembra quasi un interrogatorio. Finisco di fare domande solo quando noto la sua espressione scocciata.
<<Questi non sono affari tuoi>> dice per poi allontanarsi dal salone ed entrare nella sua camera, dove alloggiava anche in passato.
Ci rimango leggermente male.

Forse mi odia? Mi chiedo andandomi a sedere, dopo aver lasciato lo zaino sul pavimento e la felpa sul divano, in una delle sedie posizionate attorno al tavolo rettangolare accanto alle scale.
Continuo a fissare i gradini, riesco ancora a vedere la sua figura, di spalle, che si allontana a passo moderato.

Sospiro lasciandomi andare sulla sedia. Oggi la scuola è stata impegnativa, l'anno scolastico è iniziato da poche settimane ed io faccio ancora fatica, o meglio, ancora più del solito, ad alzarmi presto la mattina per passare gran parte della giornata seduto su una sedia ad ascoltare.
Poggio la testa sul tavolo di legno, chiudendo gli occhi e rilassando i muscoli, tendendo solo le orecchie per ascoltare i movimenti del corvino.

Dopo qualche minuto, mi addormento.

Levi
Sono nella mia stanza, seduto sul letto. Accanto ad esso, su un comodino, sta un foglio bianco, leggermente stropicciato, su cui sono trascritte le cose da fare. L'ha lasciato la signora Jaeger, Carla.

Appena entrato nella dimora degli Jaeger, che non ricordavo così grande, sono rimasto sorpreso dal disordine. Le altre persone potrebbero non accorgersene nemmeno, ma io sono sempre molto attento a questo tipo di cose. Carla mi ha riferito della morte del marito e della sua difficoltà nell'occuparsi della casa e del figlio da sola, così, anche se controvoglia, non ho potuto non accettare la sua richiesta di riavermi come maggiordomo.

Non avevo intenzione, appena tornato in questa città, di lavorare nuovamente come maggiordomo, ma la donna mi ha fatto cambiare idea.
Dopo tutto ciò che ho passato alla fine qui si sta bene.

Mi alzo dal letto passandomi una mano fra i capelli. Dó un'ultima occhiata alla lista per poi aprire la porta della stanza buia e dirigermi in cucina, per preparare qualcosa da mangiare per il moccioso.
La casa è stranamente silenziosa. Mi ricordo di quanto Eren, da piccolo, fosse rumoroso anche per essere solo un bambino.

Sceso in salotto la prima cosa che noto è uno zaino verde lasciato in mezzo al salone ed una felpa abbandonata sul divano, infine noto una testa, dai capelli castani, poggiata sul tavolo.
Mi avvicino lentamente riuscendo a scorgere il viso del moccioso. La guancia destra è poggiata sul legno del tavolo e gli occhi sono chiusi, il resto del viso rilassato. Il respiro è regolare e qualche ciocca castana gli ricade sul viso. Indossa la divisa scolastica: una semplice camicia bianca ed una cravatta verde, e dei pantaloni grigi.
Il mio sguardo si addolcisce notando le labbra di Eren arricciarsi in un sorriso, probabilmente sta sognando qualcosa di bello.

<<Moccioso>> lo richiamo tentando di svegliarlo, lui non accenna a muoversi.
<<Hey moccioso>> ripeto questa volta più forte. Nessun segno da parte sua.
<<SVEGLIATI MOCCIOSO!>> urlo questa volta. Le labbra ed il naso di lui si arricciano per qualche secondo per poi tornare rilassati.

Basta, ci rinuncio. Penso prendendo una coperta poggiata sul divano e mettendogliela addosso delicatamente.
Se si ammala poi diventa un problema mio.

Ora che ci penso anche quando aveva 5 anni era tremendamente difficile svegliarlo, non è cambiato più di tanto. Il suo sorriso è lo stesso di un tempo, quello di un bambino, il viso ha lineamenti leggeri e dolci, quasi femminili. Il fisico è slanciato e la pelle leggermente abbronzata. Ed infine, i suoi occhi. Brillano, anche al buio è impossibile non notare il loro splendore. Due grandi occhi color smeraldo, l'unica cosa che, inconsciamente, dentro di me, speravo non fosse cambiata affatto.

Arrivate le 18, appena finite le faccende di casa e appena fatta tornare la casa a brillare, il moccioso ancora dorme.
Non ha nemmeno pranzato.
Ho provato a svegliarlo altre cinque volte ma non c'è stato verso.

La signora Jaeger fa il suo ingresso pochi minuti più tardi, con delle buste fra le mani, che non esito a prendere essendo pesanti per una donna. Il sorriso che mi rivolge è spento, quasi inesistente. Il suo viso stanco e le sue occhiaie si notano immediatamente. Più la guardo e più penso di aver fatto bene a tornare.

Appena nota Eren dormire con la testa sul tavolo sorride. Gli vuole bene, e si vede dallo sguardo dolce che gli rivolge.
<<Da quanto è che dorme?>> chiede la donna guardandomi con occhi curiosi.
<<Due ore, non ha mangiato e non riesco a svegliarlo>> dico annoiato, a voce bassa, per poi borbottare qualcosa tra me e me.

La madre cerca di svegliare Eren anche se con i miei stessi scarsi risultati, così decide di provare ad aspettare che si svegli per la fame. Quella donna è troppo buona e gentile, se fosse mio figlio lo avrei svegliato a suon di pugni.
Penso continuando a guardare il moccioso che dorme beato.
Mi avvicino lentamente e, in meno di un secondo lo spingo giù dalla sedia, facendolo cadere con un tonfo.
Se non si sveglia nemmeno ora inizieró a dubitare che sia realmente vivo...
Penso ancora, guardando, però, Eren alzarsi da terra passandosi una mano dietro la nuca e stropicciandosi gli occhi ancora socchiusi.

<<Eh? Co-cosa? Dove sono? Mmh>> inizia a formulare domande guardandosi intorno, fino ad incontrare i miei occhi.
<<Tsk finalmente ti sei svegliato>> dico mentre lui mi guarda stupito e poi arrabbiato.

<<HEY NON C'ERA MOTIVO DI FARMI SVEGLIARE COSÌ BRUSCAMENTE>> inizia ad urlarmi dietro mentre io cammino per il salotto ignorandolo del tutto.

<<OI MI STAI ASCOLTANDO?>> continua a sbraitarmi dietro.

Che fatica questo moccioso.

Spazio autrice
^^ciauuz, secondo capitolo!! Ora dovete spiegarmi una cosa... com'è possibile che il primo capitolo ha più visualizzazioni del prologo? MISTERO!

Grazie delle stelline e delle views, sono felicee :3
Detto questo, come al solito, fatemi sapere in un commento che ne pensate e con un stellina il vostro apprezzamento^^
Baci,
Autrice.

My butler | ERERI/RIRENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora