MUSTANG SHELBY

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Arctic Monkeys - Do I Wanna Know?

Quando gli occhi azzurri di Ray si scontrarono con i suoi, Evan sentì un brivido scuotergli il cuore.

La sua voce era così morbida, armoniosa e lo affascinava tanto da impedirgli di distogliere lo sguardo da lui.

Avrebbe potuto guardare Scott che dimenava le braccia per battere le bacchette sui piatti e sui tamburi, oppure Harris che suonava il basso con quell'espressione concentrata che lo rendeva ancora più affascinante di quanto non fosse già, ma Evan non riusciva proprio a staccare gli occhi da Ray, con i suoi capelli scuri e il viso delicato dalla pelle liscia e senza difetti.

Faceva passare il plettro sulle corde dalla chitarra elettrica e muoveva le dita sul manico senza nemmeno pensare a quello che stava facendo, era totalmente immerso in quella canzone; in quelle parole, in quella musica e in quel ritmo che non era come se lo era immaginato.

«No» disse fermandosi e i ragazzi fecero lo stesso un attimo dopo, quando si accorsero che lui aveva smesso di stargli dietro. «Non mi piace, dovremmo velocizzarla un po', che dite?»

«Proviamo, sì. Così è una lagna» replicò Harris.

«Però teniamola lenta all'inizio, la velocizziamo dopo.» Si intromise Scott, grattandosi la tempia con la bacchetta di legno. «Potremmo pensare a uno stacco tra una cosa e l'altra.»

«Potresti dire qualcosa tu» propose il bassista rivolto a Ray.

Lui sembrò pensarci un attimo. «Ci può stare» mormorò osservando il ragazzo, poi si girò di nuovo verso il microfono e guardò distrattamente Evan che stava seduto sul cofano del pickup davanti a lui. «Idee?» chiese poi rivolto a tutti.

«Beh è una canzone d'amore, potresti dire qualcosa tipo... Fottiti stronza» propose Harris, facendo ridere tutti.

«Per me ci sta!» esclamò Scott.

Ray guardò i ragazzi di sottecchi ammonendoli, ma il sorriso che gli curvava le labbra tradì il suo dissenso. «Servirebbe una frase breve che sia riferita alla canzone. Che abbia senso con le parole.»

«Tipo, "questa l'ho scritta per te"?» domandò il batterista appoggiando una bacchetta sul tamburo che emise un suono sordo.

I ragazzi fecero una smorfia, poi si voltarono verso Evan che parlò attirando la loro attenzione. «Più una cosa tipo "cazzo, non posso credere di averla scritta davvero"» propose, buttandosi indietro con la schiena reggendosi al braccio destro teso.

Ray lo osservò per un momento, poi si rigirò la frase nella testa, sussurrandola più volte.

«Fucking.» Lo corresse Harris quando per la terza volta Ray preferì evitare quella preziosa ed essenziale sottolineatura.

«Sicuro?»

«Lo chiedi pure?» domandò Evan incredulo.

Il cantante sollevò gli occhi al cielo. «Okay» confermò arrendevole, passando poi il plettro sulle corde della chitarra. Ripartì con l'introduzione strumentale più lenta alla quale i ragazzi si aggiunsero, poi si fermarono di colpo e lui si avvicinò al microfono con le labbra ed emise un piccolo sospiro incredulo. «I can't believe I fucking wrote that» sussurrò e un secondo dopo tutti e tre ricominciarono a suonare velocizzando la musica come si erano accordati.

Era meglio, molto meglio. Evan sorrise compiaciuto annuendo con la testa mentre osservava gli occhi di Ray che a loro volta guardavano i suoi cercando un suo tacito consenso. Una volta ottenuto si preparò ad intonare le parole della canzone, ma dal giardino apparve la madre di Harris chiusa dentro la vestaglia azzurra e fu costretto a bloccare sia la bocca che le mani.

Blue Rose [boyxboy]Where stories live. Discover now