29.

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"Vieni con me. Abbiamo ancora tutta la notte davanti."

Mario era entrato in casa e aveva recuperato un paio di coperte. Verona alle tre e mezza di notte, nel bel mezzo di dicembre era gelida. Avevano deciso di salutarsi nel loro posto, quella terrazza. Quella che li aveva visti nei momenti più belli e nei momenti più brutti della loro folle storia d'amore.

Lì su avevano litigato per la prima volta, quando dopo il loro primo bacio alla festa di Mattia, Mario non si era fatto più vedere. Lì si erano ufficialmente fidanzati, si erano accarezzati la prima volta.

Lì avevano guardato insieme la luna e le stelle dimenticandosi di che ore fossero, dimenticandosi di tutto il resto.

Lì si erano rifugiati lontano dal mondo, si erano confidati i loro segreti più intimi.

E lì, proprio lì, si sarebbero salutati per l'ultima volta.

Lì dove tutto era iniziato, sarebbe anche finito.

"Vieni, mettiti qui".

Erano sdraiati, emulando la stessa identica posizione che avevano assunto la prima sera che avevano passato insieme.

Avvolti da coperte pesanti e giubbotti, sì, ma scaldati dal torpore perfetto che i loro corpi vicini emanavano.

Il braccio di Claudio avvolgeva il collo di Mario, le sue dita gli accarezzavano la guancia lentamente.

Era morbida, era liscia.

Si chiese come avrebbe potuto resistere per tutto il tempo che avrebbero passato lontani senza poterlo sfiorare.

Ebbe una fitta nel petto al solo pensiero.

Stavano fissando il vuoto, in silenzio. Ascoltavano i respiri, i sospiri, i battiti. Cercavano di immagazzinare nella memoria ogni singolo rumore, volevano farlo diventare un ricordo. Un ricordo che sarebbe dovuto restare vivido e limpido durante il periodo che avrebbero dovuto passare lontani.

"Non voglio che te ne vai".

Un soffio.

"Nemmeno io."

Poi silenzio, di nuovo. Quel silenzio che non fa altro che fare rumore.

Un frastuono terribile, un chiasso assordante.

Il cielo era blu, le nuvole ormai si erano disperse. Le stelle si vedevano nitide, insieme alla luna, bianchissima e piena come la prima sera. Quella famosa prima sera.

"Tieni. Questo tienilo tu" disse Mario, sfilandosi dall'anulare un anello d'argento con una pietra nera incastonata.

Claudio strabuzzò gli occhi.

"Ma Mario..."

"Tienilo, davvero", lo interruppe. "Voglio che lo abbia tu."

E Claudio non si sentì di ribattere.

Voleva così tanto qualcosa di suo da tenere con sé, da tenere addosso.

D'argento, poi. Niente avrebbe potuto scalfirlo, niente avrebbe potuto romperlo. Nemmeno il tempo.

In quell'istante sperò con tutto il cuore che anche la loro storia, come quel cerchietto d'argento, non si sarebbe fatta rovinare dal tempo; il tempo lontani, il tempo senza i loro sguardi, i loro sorrisi, le loro carezze.

"Questo invece tienilo tu" disse Claudio, sfilandosi dal polso un braccialetto d'acciaio con una pietra verde.

"Sei sicuro?"

Sposti tutti i miei confiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora