13.

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Mario fece esattamente quello che Claudio temeva. Claudio non ci mise molto a realizzarlo.

Erano le undici passate della mattina dopo.

Ancora con gli occhi chiusi, Claudio allungò un braccio verso il lato opposto del letto e scoprì che quella sensazione di vuoto che lo aveva svegliato era giustificata.

Le lenzuola erano congelate. Mario era andato via, senza aver lasciato alcuna traccia di sé.

Per un attimo Claudio pensò di essersi immaginato completamente la serata prima. Pensò di essersela sognata, che tutto ciò che era successo non fosse avvenuto realmente.

Non si riusciva a spiegare come Mario avesse potuto provare quelle emozioni, sentito il cuore battere così forte, sentito le gambe tremare e le mani sudare, e aver avuto il coraggio di andare via.

Lo aveva lasciato solo in quella stanza senza farsi neppure uno scrupolo.

Eppure la sera prima gli sembrava di essere stato chiaro. Proprio mentre stava esponendo tutti i suoi dubbi e le sue paranoie, Mario lo aveva interrotto, dicendogli "continua a baciarmi". E lo aveva fatto. Si erano baciati per minuti interi. Minuti che divennero ore.

Cazzo, come aveva potuto farlo? Dire così, baciarlo così e poi lasciarlo in quella stanza. Da solo.

Era proprio un atteggiamento da persona senza cuore. Lo aveva illuso, aveva giocato con lui. E Claudio sentiva crescere in sé la rabbia, la delusione e la consapevolezza schiacciante di essere stato usato, di essere stato solo un gioco.

Cos'è, aveva voglia di limonare? Aveva voglia di coccole? Aveva bisogno di contatto umano? Sono solo questo per lui? Un bel fisico da accarezzare e da cui farsi accarezzare?

Sbuffò, portandosi le mani alle tempie e massaggiandosele. Il mal di testa lo stava tartassando.

Prese il cellulare, lo accese. Come si aspettava, non trovò nessuna chiamata né alcun messaggio. Nulla di nulla.

Scontato.

Sentì delle voci al piano di sotto, si alzò dal letto e scese. Erano Paolo e Mattia; Mattia stava raccontando tutto quello che era successo la sera prima all'altro, che, invece, non si ricordava proprio nulla.

"...E poi ti sei fermato, ti sei messo una mano sulla pancia e via, hai vomitato il cibo degli ultimi tre mesi sul parquet del mio salotto. Ti avrei preso a bastonate, giuro. Solo che in quelle condizioni mi hai fatto così tanta tenerezza che non ci sono riuscito. Ma la prossima volta sappi che non ti risparmierò più". Udì il rumore di passi e si voltò verso l'entrata della cucina.

"Oh, buongiorno Claudio. Dormito bene? Stavo raccontando a questo stronzo il casino che ha combinato ieri sera".

Claudio non rispose, si limitò ad accennare un saluto sollevando la mano. Prese uno sgabello e si sedette, non proferendo parola.

"...Ok, vedo che neanche tu sei di molte parole stamattina. Vuoi del caffè? L'ho appena fatto."

Claudio annuì. Mattia riempì una tazzina di caffè e gliela porse.

"Tieni. Bevi prima che Paolo lo finisca tutto".

Nella cucina stava regnando un silenzio assordante. Claudio, poi, si decise a parlare.

"Com'è andato via?" chiese.

Non ci fu bisogno di specificare di chi stesse parlando. Sia Paolo che Mattia avevano capito a cosa fosse dovuto il mal umore di Claudio e a chi si riferisse.

Sposti tutti i miei confiniWhere stories live. Discover now