17.

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"Mario se continui così non me ne vado più però..."

"Ma non lo capisci che è proprio quello che vorrei?"

Erano ancora su quella terrazza avvolta dal buio della notte. La lancetta corta del campanile della chiesa vicino casa sfiorava quasi il numero tre: nessuno dei due si era reso conto del tempo che passava.

Mario era impegnato a prendere d'assalto il collo di Claudio: lo baciava, lo leccava, lo mordeva.

Il suo collo profumava in modo così inspiegabilmente delizioso che non riusciva fare a meno di assaggiarlo e assaporarlo come meglio poteva.

Aveva un sapore talmente dolce che sembrava ricoperto interamente di zucchero.

O quello era forse il sapore dell'amore?

Erano quasi le tre, e il giorno dopo sarebbero dovuti andare a scuola: per questo motivo il cervello di Claudio lo aveva per un attimo riportato sulla terra ferma. Ma Mario, da abile stratega ammaliatore quale era, sapeva benissimo come farlo affondare di nuovo nella profondità del suo oceano.

Non aveva affatto intenzione di lasciarlo andare.

Tirò fuori la lingua e iniziò a muoverla con piccoli e leggeri movimenti circolari su tutto il collo, a partire dal mento fino alla clavicola. Gli accarezzava la barba, gli baciava i nei, e soffiava sulla scia bagnata che i suoi baci lasciavano su quella pelle di seta.

E Claudio si era completamente dimenticato di come stare a galla.

Da quando le labbra di Mario erano entrate a contatto con il suo collo, non aveva fatto altro che tremare.

Tremare di piacere, tremare di paura, tremare di emozione.

Fu quando Mario iniziò a torturare un preciso punto del suo collo con estenuante calma che Claudio si sentì letteralmente morire.

"Oh, Ma-, Mario..." sussurrò pianissimo con la voce sconnessa e tremolante, esattamente come tutto il resto del suo corpo completamente in balia dell'altro.

Udendolo sussurrare il suo nome in quel modo, beh, Mario si sentì letteralmente scoppiare. Sarebbe potuto venire anche solo per quello, con una facilità estrema.

Non ce la faceva più, voleva toccarlo.

Allungò una mano verso il basso ventre di Claudio e la poggiò sulla sua erezione, al di sopra dei pantaloni della tuta.

Sentì il calore che emanava.

Mantenne la mano lì per qualche secondo, del tutto immobile.

E lo sentì.

Era completamente eretto, durissimo e costretto verso sinistra dai boxer che, in quel momento, erano decisamente troppo stretti.

Iniziò ad accarezzarlo con piccoli e impercettibili movimenti verticali da sopra i pantaloni della tuta.

Il respiro di Claudio si stava facendo sempre più affannoso e pesante.

Cristo, era la cosa più erotica del mondo.

Poi un lampo di lucidità lo colpì.

Non doveva succedere così. Claudio si meritava molto di più. Si meritava un fidanzato coi fiocchi, e lui aveva intenzione di esserlo. Glielo doveva, specialmente dopo tutto quello che gli aveva fatto passare a causa delle sue maledettissime insicurezze.

Raccolse tutta la sua buona volontà e, abbandonando il suo collo dal sapore del miele, parlò.

"Clà... Dobbiamo andare, i miei mi daranno per disperso".

Sposti tutti i miei confiniUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum