9.

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Tin!

Il suono di una notifica WhatsApp rimbombò nel silenzio della camera di Claudio.

Afferrò il cellulare e sbloccò lo schermo.

Era Mario.

"Clà, ho bisogno di te. Possiamo trovarci in terrazza tra dieci minuti?"

***

Quel giorno Mario non era venuto a scuola. Claudio, non avendolo visto arrivare, gli aveva mandato un messaggio durante la prima ora, ma non aveva ricevuto alcuna risposta. Non ci fece più di tanto caso, era una cosa tipica di Mario non rispondere ai messaggi di prima mattina.

Claudio e Mario facevano raramente la strada insieme per andare a scuola: Mario era un ritardatario cronico, e Claudio aveva troppa poca pazienza. Gli era capitato in più occasioni di scrivergli messaggi intimidatori per fare in modo che si sbrigasse, ma quando Mario dormiva profondamente non lo avrebbero svegliato neanche i botti dei fuochi d'artificio la notte di Capodanno.

Quella mattina Claudio era sicuro che stesse ancora dormendo, come era già capitato qualche settimana prima. Eppure, un negativo sesto senso infastidì la sua tranquillità. Aveva come la sensazione che stesse per accadere qualcosa di spiacevole, e il fatto che quella risposta tardava ad arrivare ora dopo ora non lo calmava affatto.

Quando tornò a casa dopo sei lunghe ore di scuola controllò nuovamente il cellulare, non trovando ancora niente.

Quel presentimento iniziava a farsi sempre più strada dentro di lui, provocandogli un malessere generale. Ansia, preoccupazione, mal di testa.

Ma dove cavolo è finito?

Accese il computer: aveva intenzione di distrarsi vedendo qualche episodio della sua serie tv preferita in streaming. Però il tempo, quel pomeriggio, passava in modo incredibilmente lento.

E se gli fosse successo qualcosa?

Spense il computer: non era in vena di serie tv. Decise che si sarebbe messo a studiare qualcosa.

Aprì il quaderno di inglese: a breve ci sarebbe stato un compito di letteratura ed era indietrissimo con lo studio. Non era stato facile concentrarsi nelle ultime due settimane. Il suo pensiero era sempre su una certa persona, e Claudio odiava doverlo ammettere. Inoltre il fatto che quella persona abitasse esattamente due piani sotto di lui non aiutava affatto. Era una distrazione continua, ma per Claudio era indubbiamente la distrazione più bella che potesse capitargli.

Tin!

Claudio quasi saltò dal letto.

Quel suono lo fece ridestare dai suoi pensieri, era la notifica di un messaggio. Lo lesse e si affrettò a rispondere.

"Certo, arrivo".

***

Claudio iniziò ad agitarsi, non sapeva proprio cosa aspettarsi.

Che mi deve dire? Riguarda me? Riguarda quello che gli ho confessato? Riguarda la scuola?

Si mise le scarpe, si diede una sistemata al ciuffo e uscì di casa. Salì altre due rampe di scale per arrivare nella terrazza comune del palazzo; spalancò la porta e iniziò a girare la testa a destra e sinistra nel tentativo di individuare la figura di Mario nel buio di quella sera di ottobre.

Non lo vide subito. Dovette fare il giro della terrazza, cercando di fare luce con lo schermo del cellulare. Lo vide un paio di minuti dopo, seduto nel punto più buio e nascosto della terrazza.

Sposti tutti i miei confiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora