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Erano passati 5 giorni dalla quella mattina. In quei 5 giorni Mario non aveva messo piede fuori di casa per il terrore di incontrare Claudio.

Si era dato per malato a scuola e anche con i suoi genitori.

Non era del tutto una bugia: aveva somatizzato tutto lo stress e le sue preoccupazioni, e ciò gli aveva causato un potente e invasivo malessere per giorni.

Nausea, vomito, stanchezza fisica, tristezza. Mario non faceva che starsene chiuso in camera sua, sdraiato sul letto e avvolto dal piumone. Un po' leggeva, un po' guardava distrattamente la tv, un po' stava semplicemente in silenzio ad osservare la gente per strada fuori dalla sua finestra.

Era terrorizzato dall'idea di rivedere Claudio. Quella mattina fu l'ultima volta che lo vide, mentre dormiva steso affianco a sé, con l'espressione beata sul volto. Ringraziò che stesse dormendo e che avesse gli occhi chiusi, perché con quegli occhi verdi a fissarlo non sarebbe riuscito a fuggire, ne era certo.

Nessuno dei due si fece sentire durante quei cinque lunghissimi giorni.

Claudio se lo aspettava che Mario non si sarebbe presentato a scuola, e quando ne ebbe la conferma non vedendolo arrivare, si infuriò ancora di più. Era fuori di sé.

Avrebbe voluto suonargli al campanello di casa finché non fosse uscito, fregandosene di quello che avrebbe pensato la sua famiglia, che ovviamente era ignara di tutto.

Ma non lo fece. Era curioso di capire fino a dove Mario sarebbe riuscito a spingersi con questa pagliacciata. E avrebbe architettato, al suo ritorno, una vendetta bella e buona.

Quanto ci metterà a capire che è un coglione? Quando smetterà di fare il codardo e affronterà la realtà? Te la farò pagare Mario. Puoi starne certo.

Claudio non sapeva se avrebbe più voluto avere niente a che fare con lui, ma di una cosa era sicuro. Mario aveva provato emozioni forti dopo quello che era successo. Proprio per questo era tanto spaventato, e proprio per questo stava scappando.

Quella mattina Mario era seduto sul davanzale della finestra a osservare i passanti con una tazza di tè tra le mani. Il dolce aroma dei frutti di bosco gli riempiva le narici. Quello del tè era uno dei momenti che Mario preferiva. Ne annusava il profumo, e sentiva il calore del vapore acqueo scaldargli il cuore. Era una pratica che lo rilassava. Stare in silenzio, inebriato dal profumo del tè, con lo sguardo fisso sulla strada su cui si affacciava la finestra di camera sua.

Ormai, dopo cinque giorni di intensa osservazione, aveva imparato a conoscere le abitudini di tutti i condomini. C'era chi portava fuori il cane, chi andava a prendere il caffè nel bar sul marciapiede di fronte e chi scendeva per andare a lavoro a tutti gli orari.

Una visione spezzò quel monotono mercoledì mattina.

Vide Claudio, all'iniziò della via, con un ragazzo. Era strano che fosse lì a quell'ora, erano solo le 11, sarebbe dovuto essere a scuola e ci sarebbe dovuto rimanere per altre tre ore.

Claudio e quel ragazzo sembravano essere amici, si percepiva una certa confidenza tra i due. Si sorridevano, si sfioravano, ridevano, scherzavano.

Mario restò ad osservarli per diversi minuti. A un certo punto quel ragazzo prese dalla tasca un pacchetto di sigarette e ne accese una, portandosela alla bocca. Fu quello che accadde dopo che spiazzò completamente Mario. Claudio gli rubò la sigaretta dalla bocca e la portò alla propria, aspirando profondamente.

Mario non ci vide più dalla rabbia. Una potentissima gelosia lo pervase. Doveva agire, doveva fare qualcosa.

E adesso chi è questo qui? Che cosa vuole da Claudio? Cristo, se prova a toccarlo vado giù e lo ammazzo, lo giuro. E' pure brutto, dai. Che ci può trovare Claudio in uno così. Lui è dieci volte meglio, dovrebbe puntare più in alto.

Sposti tutti i miei confiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora