Colloquio con mia madre

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Mi sveglio controvoglia e con un gran mal di testa verso le 10:00 del mattino. Scendo per fare colazione, trovando mia madre in piedi con le braccia incorciate al petto. Mi avvicino a lei per darle il bacio del buongiorno, ma volta di scatto la testa. Sospiro, prendendo una sedia e sedendomi di fronte a lei. Qualcosa non va ed è più che esplicito.

"Mamma cos'hai?" Chiedo timorosa della sua risposta.

"Come hai potuto prendere a parolacce i tuoi nonni paterni?" Alza subito il tono di voce.

"Come puoi chiamarli 'nonni'? Non sono degni!" Mi difendo accigliata.

"So perfettamente che hanno sbagliato, ma rimangono pur sempre i tuoi nonni."

"Non dirmi che li vuoi perdonare!" Esclamo inorridita.

"Non ho intenzione di perdonare nessuno però il tuo comportamento di ieri è stato..."

"Mamma ho detto che mi dispiace! Ieri non sono riuscita a mantenere la calma. Non pensavo si presentassero dopo cinque anni come se non fosse successo nulla. Quando ho incontrato le loro facce tranquille non sono più riuscita a pensare lucidamente."

Si avvicina a me, dandomi uno schiaffo così forte da farmi voltare il volto. Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi. Perché devo esser punita o schiaffeggiata quando ho pienamente ragione? Mamma si abbassa a livello della sedia e mi abbraccia forte a sé.

"Perché?" Domando con voce incrinata.

"Lo schiaffo te lo sei meritato per ciò che hai fatto ieri però a dire la verità mi sono sentita sollevata. Le tue parole mi hanno liberato da un gran peso che mi attanagliava da tempo. Avrei voluto a rinfacciare loro le cattive azioni che hanno compiuto, ma mi hai preceduta. Grazie Karen."

Mi stringe a sé ancora più forte. Si allontana da me poco dopo e noto che ha gli occhi lucidi.

"Adesso fai colazione però la prossima volta non comportarti così. Non voglio che le persone ti giudichino come una ragazza di strada, tantomeno i tuoi 'nonni paterni'. Nessuno deve parlar male di te!" Esclama mia madre.

"Mamma della gente non mi interessa niente." Dico ferma.

"Ecco perché non ti sei trovata ancora un ragazzo. Pensi sempre a te e mai al parere degli altri."

"Non è così! Ho sbagliato però se lo sono meritato. Ne vado fiera e non rimpiango nulla." Dico senza troppi giri di parole.

"Karen smettila! Io e tuo padre ti abbiamo educata e non voglio sentirti parlare in questo modo."

"Ma mamma!"

"Ma niente." Mi fulmina mia madre con lo sguardo.

"Voglio solo..."

"Karen adesso basta! Fai colazione e per non avermi ascoltata...sabato non uscirai con la tua amica."

"Mamma il 12 settembre comincerà nuovamente scuola! Starò chiusa in casa per l'interno anno scolastico!" Ribatto contrariata senza alzare la voce.

"Io ho giá espresso la mia sentenza."

Versa il latte nella tazza e prima di andar via, mi dice:" Vedi di chiamare tuo cugino. Ha telefonato almeno cinque volte ieri sera."

Chino il capo e lei va via con estrema calma. Passo la mattinata a leggere un libro d'amore da far venire il diabete a chiunque. Pranzo e verso le 16:00 chiamo mio cugino. Fortunatamente mi risponde dopo sei squilli.

"Ale, sono Karen."

"Finalmente ti sei decisa a chiamarmi!" Esordisce mio cugino.

"Lasciamo perdere." Blatero appena.

"Mi sono preoccupato. Non hai risposto alle mie chiamate e per di più tua madre è uscita di casa parecchio inquietata questa mattina."

"Lo so." Sussurro.

Alessandro sente la mia affermazione, sospirando rumorosamente poco dopo.

"Karen è successo qualcosa?" Domanda poco dopo.

Decido di raccontargli la discussione avvenuta questa mattina.

"Karen però tua madre ha ragione."

"Anche tu no!"

"A dire la verità non ti ho mai vista così furente come ieri pomeriggio." Ammette quasi divertito.

"Ci hanno cacciati e non si sono presentati neanche al funerale del figlio. Mio padre è morto anche per causa loro!" Sbotto frustata.

"Karen perdonare è difficile però..."

"Però?" Lo incito a continuare.

"Però hai ragione!"

"Scemo." Sorrido lieta.

"Perché?" Ride di gusto.

"Mi hai fatto prendere un colpo! Pensavo che fossi come le solite persone del paese."

"Del tipo?"

"Quelle persone che dicono 'bisogna perdonare' o 'si dà sempre la seconda possibilità' e cose del genere."

"Allora rimedio subito. Karen devi perdonare i nonni!" Mi fa il verso Alessandro.

"Ah, ah, molto divertente. Ormai hai giá detto quello che non dovevi." Sogghigno felice.

"Allora domani agli arresti domiciliari?"

"Si, non me lo far ricordare! Mamma mi ha messa in punizione e domani non potrò uscire con i miei amici."

"Allora ti terrò io compagnia."

"Ale non puoi sprecare il sabato per me."

"Tanto la mia ragazza è partita e tornerà martedì quindi ho il sabato libero per la cuginetta!" Esclama.

"Allora a domani, Ale. Ti ringrazio per tutto."

"Karen lo sai, non c'è bisogno di ringraziarmi."

Chiudo la chiamata con un sorriso a trentadue denti. Il pomeriggio lo passo stesa sul letto a guardare il soffitto di legno, arrovellandomi il cervello con domande effimere. L'unica cosa che mi da sorridere è il pensiero nel rivedere Axel. Chissà cosa avrà fatto durante questi due mesi, chissà se ha pensato a me, chissà se ha scoperto il sabotatore della corona! Mentre sono immersa nei miei pensieri entra in camera mia sorella e mi dice che è pronta la cena. Mangiamo tutte e tre insieme e la sera la passo di fronte alla tv. Trasmettono uno dei miei film preferiti: Cat Woman. Non posso assolutamente perdermelo! Mi addormento con la tv accesa verso le 23:30 ormai spostata.

Patto di Sangue---Segreti rivelati (In Revisione)Where stories live. Discover now