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❝[...] luxury for a person with no job to have a drink❞






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Un corvo 
si è poggiato su un ramo spoglio:
tramonto d'autunno. 

La tempesta autunnale batte la pianta di musa:
sento il rumore della pioggia
che cade nel mastello durante la notte. 

Nella mente l'immagine di un teschio abbandonato,

mentre il vento penetra
la mia carne.

O poeti che ascoltate commossi le voci delle scimmie,
cos'è per voi il pianto di un bambino
abbandonato al vento autunnale?

Un'altea sul bordo della strada:
l'ha inghiottita
il mio cavallo.

Un'altea sul bordo della strada:l'ha inghiottitail mio cavallo

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07.00
La sveglia era appena suonata e una delle domestiche era appena entrata in camera.

07.00
Si era appena finita di lavare e con un asciugamano sul capo stava bevendo dello zenzero caldo, addolcito con del miele. Non voleva uscire di casa quella mattina, faceva troppo freddo.

Delle spesse nuvole erano comparse in cielo e nessuna luce penetrava dalle finestre.

Aveva parcheggiato la macchina a casa di E'Dawn e lo stava aspettando davanti alla porta d'ingresso. Gli parve di tornare al periodo delle superiori, quando le sere erano trascorse in un campo da basket a sentire le sgommate delle scarpe sul campo e la palla palleggiare senza un attimo di sosta.
-Scusami, mia sorella ha occupato il bagno, e si infilò il giubbotto di pelle.
-Andiamo? e iniziarono a camminare diretti in facoltà. Una volta raggiunto l'ingresso, Kangjoon e Hyolin si incrociarono. Il ragazzo fece per salutarla ma si bloccò in tempo, mentre lei lo aveva superato senza degnarlo di un solo sguardo. Lo aveva evitato, come sempre. C'era quasi rimasto male, si aspettava un'occhiata di intesa, invece era rimasto comunque invisibile. Pensava di aver scavalcato un muro, ma adesso era circondato da un'intera muraglia. Nonostante adesso sapesse il suo nome, non era cambiato nulla e forse era un bene. Una volta firmato il contratto tutto sarebbe tornato alla normalità e quella scena sarebbe ritornata quotidiana. Non doveva abituarsi alla Hyolin che l'avrebbe aiutato, ma a quella che lo evitava.

-Stasera ci sei? chiese E'Dawn addentando il sandwich.
-Mh? fece Kangjoon guardando l'amico, -te l'avevo detto giorni fa! Stasera ci incontreremo per un'amichevole con i ragazzi, ti unisci a noi?
Kangjoon cercò di ricordare l'invito da parte dell'amico, ma non ci riuscì, si limitò ad accettare, -nessun problema, al vecchio campetto?
-Esatto. Per le otto e mezza e non ritardare.

Intanto, poco prima delle tre del pomeriggio il cielo si era spogliato dalle nubi grigie, lasciandolo candido e azzurro. Non c'era alcuna traccia di brutto tempo e il sole scaldò velocemente l'aria.
Camminando si mise a guardare le case, una più grande e maestosa delle altre. Era il quartiere più ricco che avesse mai visto, persino i marciapiedi davano l'impressione di essere cari e preziosi. Non fu facile trovare la casata Seo, c'erano troppe ville e alcune erano così grandi da coprire le altre. Alla fine del quartiere, un grosso cancello decorato da piante rampicanti e fiori colorati attirò la sua attenzione. Le pareti esterne della casa erano di color panna candido, quasi ricordava il candore dei petali del gelsomino. Le finestre grandi e risaltate da grosse cornici bianche. Un grande giardino intorno abbellito da statue, panchine e alberi ben intagliati. Si scorgevano appena altre cose da dietro l'abitazione, ma non sapendo che cosa fossero, Hyolin si limitò ad osservare l'immenso ingresso. Davanti a sé, oltre al cancello, c'era una targhetta in oro con su scritto "Famiglia Seo", la scrittura era elegante e l'oro brillava come le ringhiere del cancello. Sotto la targhetta, un campanello che suonò indugiando leggermente. Le sembrò di sognare, era tutto così irrealistico.
-Sì, chi è alla porta? era la voce di un uomo e sembrava essere il timbro di un anziano stanco e assonnato.
-Sono Lee Hyolin, sono qui per vedere Seo Kangjoon, rispose la ragazza abbassando un po' le labbra per raggiungere la stessa altezza del microfono del campanello. Non sentì più alcuna voce ma il suono del cancello aprirsi. Appena entrò e mise piede tra le pietruzze del vialetto, si sentì fuori luogo. I suoi jeans stonavano con l'eleganza delle linee di quell'abitazione e il suo profumo era imparagonabile ai fiori di quel giardino. Si sentì schiacciata da quella perfezione e parve soffocare una volta entrata in quella casa. Ad aprirle la porta fu un uomo che dava l'aria di essere un sessantenne dai capelli ben curati e le mani coperte da dei guanti e ai lati delle scale che si aprivano ad arco, due domestiche dalla divisa elegante e stirata. L'atrio era illuminato dal lucido pavimento e decorato da lampadari costosi e statue complesse e raffinate e a parte qualche tappeto persiano sparso qua e là, non c'era altro.

-Benvenuta, sentì dalle scale e quando alzò lo sguardo vide Kangjoon. Si aspettava di vederlo conciato con la stessa eleganza che trasudava la sua casa e invece aveva dei pantaloni neri e una t-shirt grigia con delle pantofole ai piedi. In risposta, Hyolin studiò i corrimani di quelle scale, lucidati e brillanti. -Vieni, seguimi, aggiunse e salì le scale aspettando che la ragazza lo iniziasse a seguire.
-Questa è casa mia. L'atrio è così grande di proposito, così per le feste, incontri e cerimonie non abbiamo problemi di spazio, - indicò una porta in fondo al corridoio- quella è la mia stanza, e si diressero lì. Oltre ad un letto a baldacchino e qualche soprammobile, non c'era altro e al centro della stanzetta, un banchetto.
-Accomodati, e Kangjoon le fece segno di sedersi e la ragazza fece come richiesto. Sul banchetto c'era un foglio bianco e una penna, di fianco a Kangjoon c'era un carrellino con una teiera e delle tazzine e alle spalle di Hyolin delle domestiche. Era la situazione più strana che avesse mai vissuto.
-Sei pronta?
Hyolin non disse nulla.
-Oggi cercherò di introdurti la mia famiglia e vorrei che prendessi appunti. Alla cerimonia dovrai essere preparata al cento per cento e oltre ai nomi dovrai riconoscere anche i volti e conoscere le loro vite, soprattutto. Se perdi il filo, fermami.
Hyolin prese la penna e quando fece per trascrivere, vide Kangjoon versare del tè in una tazza e porgerglielo, poi iniziò.
-Mio padre ha un fratello gemello, Seo Taehyung e una sorella, Seo Seol. Quando mio nonno morì lasciò l'azienda tessile della famiglia nelle mani dei suoi primi geniti ovvero mio padre e mio zio. Dopo diversi anni, all'azienda serviva un nome che la distinguesse e soprattutto aveva bisogno di un unico proprietario e data la fortuna di mio padre nell'essere nato maggiore di pochi attimi dell'altro, l'azienda fu intestata a lui, ma per un breve periodo. Decisero che il contratto definitivo sarebbe stato fatto una volta che i figli avrebbero preso i posti dei propri padri e siamo in quattro a contenderci il posto: io e i tre figli di mio zio. Seo Donghae è il maggiore, Seo Joohyuk è il secondo, Seo Yoongi è il terzo nonché l'unico cugino con cui andassi d'accordo, poi gli affari hanno rovinato tutto. Mia zia, Seo Seol era sposata con un famoso uomo d'affari del Giappone con cui ha divorziato cinque anni fa, dopo il divorzio e dopo esser stata rimasta incinta dal secondo figlio con un altro uomo non fu più considerata membro della famiglia...
-Aspetta, ma non ti dà fastidio?
Kangjoon guardò la ragazza con aria interrogativa, -che cosa?
-Che io sappia tutte queste cose su di te e la tua famiglia? il ragazzo sorrise in risposta, -è il minimo! Se vuoi aiutarmi, non ti posso nascondere dove, come e, soprattutto, con chi sono nato.
Hyolin rimase in silenzio e con la penna nera corresse il nome della zia di Kangjoon.
-Posso continuare?
-Sì Kangjoon, continua pure.

«Corvino»Where stories live. Discover now