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❝...so please don't try to stop me❞





Non metteva mai la sveglia la mattina. Il corpo era abituato a svegliarsi da sé, senza alcun bisogno di essere disturbato. Si alzava da letto, indossava la tuta da corsa e andava a correre nel parco sotto casa. La mattina presto, a parte altre persone che andavano a correre o portare a spasso i propri animali domestici, non c'erano nessun altro.
L'aria pungente mattutina la svegliava e il sudore in fronte la raffreddava, come piaceva a lei. A volte si lasciava andare e il tempo passava come se le sfuggisse violentemente dai polpastrelli. Altre volte sceglieva una sola canzone da ascoltare a ripetizione continua fino alla fine della corsa. A volte erano Radiohead o altre volte gli Alt-J oppure lasciava la scelta alla riproduzione casuale dell'MP3.
Quella mattina, forse era stato a causa della corsa troppo lunga e faticosa oppure per colpa della cerniera rotta della tasca della tuta o semplicemente perché si era svegliata dieci minuti prima, ma quel giorno aveva incontrato un viso nuovo in corridoio e lo aveva rivisto a lezione e per l'ennesima volta si era lasciata osservare mentre suonava il pianoforte. Si era sentita nuda, si era sentita scoperta e poi, seguita.
La mattina la colazione non variava e il silenzio del quartiere si manteneva, non c'erano suoni di troppo a disturbarla e il profumo dello zenzero la svegliava, insieme al suono della tazza che si sposava con il miele e l'acqua calda. Nel frattempo che lo zenzero e l'acqua si freddavano, lei si sistemava. Indossava i soliti jeans e i maglioni caldi, spazzolava i capelli corvini e schiaffeggiava il viso privo di trucco per renderlo roseo. Metteva i libri nello zaino e si accomodava per bere lo zenzero in silenzio e dei biscotti. Le bastava ricevere un buongiorno caldo per prepararsi alla solita giornata.
Arrivava in facoltà e le prime occhiate iniziavano non appena scendeva dall'autobus. La seguivano con gli occhi e poco dopo sentiva i bisbigli che parlavano male di lei, era abituata non faceva più male come una volta. Non era mai stata sotto l'attenzione degli altri, ma era da quasi un anno che il suo nome era sulla bocca di tutti, non per popolarità ma per fama. Lei era la bulla, lei era quella che aveva fatto del male a delle ragazzine del primo anno, lei era quella pazza.
Lei non era Kim Hyolin.

Il tempo passava e lei si trasformava nelle parole che gli altri le lanciavano addosso. Era diventata più fredda e più aveva contatti con gli altri più tendeva a stare sulle sue. Non aveva più un carattere e temeva di tirarlo fuori. La sua personalità era scivolata dal suo corpo come acqua sugli specchi. Non sapeva più a che cosa credere e a chi credere, l'unico legame con il mondo era l'aria e i numerosi libri da leggere.

A casa sua era lei e il profumo delle lenzuola.

Era da sola e a parte lo studio e i libri, non aveva altro da condividere con il mondo. Non era una persona particolare o che suscitasse qualche curiosità, tutti pensavano di conoscerla e lei si lasciava denudare come le persone meglio preferivano e mentre la consideravano una persona violenta, lei trascorreva i pomeriggi liberi in biblioteca e mentre altre persone la consideravano 'la bulla', a Natale aiutava la famiglia a piantare lo zenzero nei terreni vicino casa.

 Non era una persona particolare o che suscitasse qualche curiosità, tutti pensavano di conoscerla e lei si lasciava denudare come le persone meglio preferivano e mentre la consideravano una persona violenta, lei trascorreva i pomeriggi liberi in ...

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Lo aveva visto in biblioteca, ma era la prima volta che incrociava un viso conosciuto tra le mensole e le librerie di quel posto. C'era qualcosa che non andava e dopo quella prima volta, stette più attenta. "Mi sta seguendo?" non voleva convincersi, ma alla fine si rassegnò.
"Mi sta seguendo..." e appena si fermarono i suoi passi sentì quelli di lui continuare a camminare e quando si voltò lo vide a pochi passi di distanza da lei.
-Senti, per quanto tempo vuoi continuare a seguirmi?
-Ma chi, io?
-Sì, tu.



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