Naturalmente progettati per bombare

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La ronda era appena finita, affondai gli artigli nel suolo per fermarmi. Raggiunsi, insieme a Paul, Collin ed Embry. Normalmente quando mi trasformavo i vestiti se abbastanza forti e attillati venivano come assorbiti, per cui quando tornavo umana li avevo ancora addosso. Peccato che con felpe larghe o tessuti sottili ciò non accadeva, per cui ti potevi ritrovare nuda davanti, beh, non sempre al tuo ragazzo.
Ricordavo di aver strappato la felpa, ma non avevo fatto caso a quali altri pezzi di vestiti avevo distrutto. Mi ero solo concentrata sul calore che mi aveva invaso il corpo trasformandomi.
Per cui quando tornai umana non mi aspettavo di sentire tutto quel fresco, in quelle zone. Mi resi conto solo qualche secondo dopo di essere totalmente nuda, la scena fu la più imbarazzante della mia vita.
"Ah!" Cacciai un piccolo grido di sorpresa, sia per essermi ritrovata il lupo grigio totalmente steso sopra, sia per il fatto che non mi aspettavo di ritrovarmi in quelle condizioni di totale assenza di vestiti.
Il pelo caldo e soffice mi ricoprì come una coperta, mentre Paul mi sovrastava totalmente con il suo grande corpo da lupo. Non mi stava schiacciando però, probabilmente faceva del suo meglio per non pesarmi sul petto.
Vidi gli sguardi stupiti di Embry e Collin rimanere a fissare il punto in cui stavo poco prima, intuivo facilmente cosa stessero pensando visto i ringhi aggressivi di Paul.
Solo il fatto che mi doveva "proteggere" dai loro sguardi, lo trattene in quella posizione.
I due lupi si ripresero e corsero via guaendo delle scuse, Paul li fissava truce, senza distogliere lo sguardo da loro fino a che non furono scomparsi.
"Mi attacco a te come fece Ulisse e il suo equipaggio con le pecore di Polifemo?"
Il lupo annuì leggermente sorpreso dal paragone.
Mi avvinghiai al suo corpo, mentre si alzava camminando lentamente verso la casa che condividevo con Farsy ed Eley.
Tornò umano quando fummo nei pressi dell'abitazione.
Si trovò a quattro zampe, ma in questo caso a quattro arti, sopra di me. Lo vidi mordersi il labbro per trattenersi.
"Questa posizione intacca molto la mia forza di volontà." Gli morsi il labbro ridacchiando.
"Risparmiati per dopo." Gli passai un dito tra i pettorali guardandolo seducente, sentì i brividi invadergli il corpo.
"D'accordo."
Lasciò delicatamente la presa e si avviò verso la casa, intanto mi misi a sedere nell'erba umida concentrandomi solo sul rumore del vento.
Paul tornò poco dopo con dei vestiti accuratamente ripiegati e impilati l'uno sopra l'altro, li presi e afferrai l'intimo.
"Non ci credo che lo hai preso casualmente."
"No infatti non è così."
Alzai gli occhi al cielo ridendo e infilandomi l'intimo in pizzo semi trasparente che mi aveva preso, non stetti neanche a guardare il pezzo inferiore, sapevo solo che copriva troppo poco.
"Pervertito." Paul fece un sorriso sghembo senza smettere di guardarmi, nei suoi occhi maliziosi c'era sempre quel velo di puro amore dovuto all'imprinting.
Mi misi i pantaloncini in tuta attillati che mi aveva preso e la canotta nera, che mi stringeva in vita.
"Ammetto che hai gusto per essere un maschio." Aveva preso esattamente quello che avrei combinato insieme, ed era difficile capire il mio stile.
Mi cinse la vita con un braccio, lasciò che il suo naso scomparisse tra i miei folti capelli.
"Forse perché ti conosco meglio di quanto conosca me stesso."
"Si, hai ragione." Ridacchiai posando le mie labbra sulla sua guancia, dal suo sguardo scomparve la malizia lasciando posto solo all'amore.
Con il braccio rimasto mi cinse la vita portandomi con il petto contro il suo, unimmo le nostre labbra in un bacio ricco di dolcezza.
Quando ci staccammo intrecciammo le nostre mani dolcemente.
Continuava a guardarmi negli occhi, come se volesse vagliarmi l'anima.
"Spero i nostri figli abbiano i tuoi occhi."
Avvampai appena afferrai il significato delle sue parole, nella mente mi si figurò un'immagine che avevo già visto tante volte.
Noi due che camminavamo tranquilli per un parco, entrambi afferravamo una delle due piccole mani di un bambino. Il piccolo parlava felice e concitato, probabilmente di un gioco a cui aveva appena partecipato.
Aveva il sorriso e i capelli del padre, ma gli occhi erano identici ai miei, noi ridevamo vedendolo così felice.
Era un'immagine così bella, mi sembrava quasi irreale, irraggiungibile.
Mi riscossi dai miei pensieri solo quando sentì le sue dita intrecciarsi nei miei capelli.
"Davvero vorresti un figlio con me?" Il rossore nelle guance tornò fervido come prima.
"Si, non sai quanto desideri passare tutta la mia vita con te. Avere dei figli, sposarci. Magari in ordine contrario." Si lasciò scappare una risata a cui mi unì.
"Possiamo sempre andare contro ogni singola tradizione, non è quello che facciamo sempre?"
"Vero, magari che ne dici di venire all'altare a cavallo?" Disse Paul.
"Sarebbe la cosa più insana che si sia mai vista, ma sai che te lo volevo proporre?"
"Non ci credo." Ridemmo insieme.
"Ancora non riesco a credere di quanto sono fortunata, ho avuto altre storie in passato, ma nessuna può sperare anche solo di pareggiare con quella che ho con te."
"Ti amo anche io." Sorrise cogliendo il significato dietro le mie parole, dietro ogni azione che facevo con lui.
Senza rendercene conto ci trovammo in casa, le sue mani mi condussero verso il comodo divano nero. Dove mi avvolse tra le sue braccia, lasciando che la Tv accesa facesse da sottofondo ai nostri respiri caldi, continuamente e inesorabilmente uniti.
Senza rendermi conto di quanto tempo fosse passato, sentì una porta aprirsi, il rumore di due respiri irregolari che venivano soffocati l'un l'altro. Alzai lentamente lo sguardo verso l'ingresso, trattenni a stento commenti sarcastici e risate solo perché sapevo avrebbero infastidito Eley.
Le grosse braccia di Jacob le avvolgevano i fianchi, le loro lingue continuavano ad intrecciarsi appassionatamente. La ragazza sembrava uno scricciolo in confronto al petto ampio e alto di Jake, a cui aveva portato le braccia al collo, necessitando di alzarsi sulle punte per riuscirci.
Mi avevano servito su un piatto d'argento una possibilità del genere e non riuscì a ignorarla.
"Ragazzi se non bagnate il pavimento della cucina mi fareste un favore."
I due si bloccarono è il viso di Eley corse a nascondersi nel petto villoso di Jacob, le cui guance avevano avuto una grande affluenza di sangue.
Paul rideva senza controllo, ancora più divertito dalla scena di me.
"Che bello avere un ricatto." Un ghigno comparve sul mio volto e proseguì.
"Ma state sempre a pomiciare, Cit. Giurò che non mi limonerò mai nessuno come fai te, CIT!"
Paul si spostò da sotto di me rotolandosi per terra da quanto rideva.
"Razza di babbana." Eley mi ringhiò contro, fiondandosi su di me, senza che smettessi di sghignazzare.
"Mortale!"
"Babbana!"
Continuavamo ad "offenderci" ridendo e facendoci il solletico a vicenda.
"Peggio di due bambine." Dissero in coro i due ragazzi.
"Ehi!" Rispondemmo all'unisono.
"Ripetilo se ne hai il coraggio! Vedrai come ti metto in astinenza!" Atterrai Paul sorridendo maliziosa.
Il ragazzo sgranò gli occhi preoccupato.
"No ti prego, non mi lasciare in astinenza."
"Siete proprio dei porci." Commentò ridendo Jacob, lo ignorai.
"Oh si che lo faccio, se non ti scusi immediatamente. Devi implorare di essere perdonato."
"Ti prego, chiedo disperatamente di essere perdonato!" Paul giunse le mani con fare teatrale.
"Mh." Feci finta di pensarci. "Forse ti potrei perdonare."
Ridemmo e gli leccai le labbra con fare sensuale, sentì qualcosa indurirsi lì in basso.
Ma che ha, il radar? Allarme! Allarme! Clare nelle vicinanze!
Mi alzai prima che potesse tirarmi a se, usando l'effetto che il suo tocco aveva su di me, guardandolo in un'ironica posa provocante.
"Grr."
"Ma fanno sempre così?" Chiese Jacob.
"Sempre." Rispose Eley sconsolata.
"Dici che dovremmo andare a casa mia?"
"Direi che hai avuto una fantastica idea."
Solo quando non sentimmo più i loro passi, Paul si decise a rispondere alle provocazioni che gli avevo fatto.
"Se ti prendo...lo scoprirai."
"Se mi prendi." Risi e corsi in camera, sentì qualcosa afferrarmi le caviglie facendomi cadere nel pavimento in parquet.
"Sei sleale."
Si mise sopra di me scostandomi i capelli per potermi baciare il collo, ignorando la mia affermazione.
"Dai sul pavimento no." Stavo già perdendo la capacità di ragionare.
"Come sei noiosa."
Mi morse il lobo dell'orecchio, suscitando un mio gemito, poi sentì le sue mani portarsi dietro la mia schiena sollevandomi con impazienza e adagiandomi poco dopo sulle morbide lenzuola. Sentì la porta chiudersi e di nuovo Paul sopra di me.
Mi aveva privata della canottiera e stava ripercorrendo il mio corpo con la sua bocca, è facile intuire cosa successe dopo.

Clare, Farsy ed Eley [in revisione]Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu