Incontri

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“Signorina Mills siamo quasi arrivati,” la informò il conducente dell’auto nera inviata dai suoi genitori a prenderla in aeroporto. Doveva essere sincera con sé stessa: era rimasta delusa dal fatto che né suo padre e né sua madre avessero fatto in tempo ad essere presenti al suo arrivo, ma cosciente dei loro importanti lavori e degli affari che tenessero impegnati i due, in un certo senso fu come se li avesse perdonati. E poi il suo autista l’aveva rassicurata sul fatto che avrebbe trovato il padre a casa, una volta arrivati.
Un ampio sorriso si aprì sulle sue labbra, quando dalla finestra del sedile posteriore vide la macchina oltrepassare il cancello che circondava la mansione dei Mills; sorriso che si illuminò una volta che si furono fermati e suo padre spuntò dalla porta di casa ridendo e allargando le braccia come a chiamarla a sé per accoglierla. Regina scese dall’auto correndo e gli si lanciò addosso, entrando nell’abbraccio e stringendosi a lui.
“Papà.”
“Piccola mia,” le rispose baciandola sulla fronte e sorridendole dall’alto. “Com’è andato il viaggio?” le chiese quando, tenendola ancora sotto braccio, si avvicinò all’auto per prenderne la valigia e gli oggetti della figlia.
“Il volo molto bene, non ci sono state turbolenze questa volta.”
Sorrise, felice.
Henry la guardò, fermandosi. Sciolse la presa e si allontanò quel poco che bastasse per guardarla bene negli occhi e scorgere assolutamente qualcosa di diverso nella sua regina, qualcosa di cambiato, di… felice.
Alzò un sopracciglio, divertito. “E questo sorriso? Mi sono perso qualcosa?”
Regina arrossì immediatamente, abbassando lo sguardo. “E’ successa una cosa…” iniziò, lasciando però subito in sospeso la frase e volgendosi verso casa. Il padre, incuriosito, rimase a guardarla per vedere se continuasse il suo pensiero, poi però, non appena la vide sparire dietro la porta d’entrata, scosse la testa ridendo e la seguì.
Henry la conosceva benissimo e sapeva quanto Regina avesse bisogno del suo tempo per parlare delle sue cose, infatti non la forzò, entrò e chiuse la porta dietro di sé decidendo di cambiare immediatamente argomento.
“Tua madre non sarà a casa prima di pranzo," esordì poggiando i bagagli e guardando la figlia già dentro il salotto di casa. La ragazza, pochi passi avanti, si voltò sorridente sapendo già la richiesta che sarebbe arrivata di lì a poco, infatti, quando l’uomo ricambiò il suo sguardo, non gli lasciò dire un'altra parola, che immediatamente salì nella sua camera al piano superiore per cambiarsi, scendendo pochi minuti dopo e posizionandosi davanti l’entrata.
"Andiamo?" Chiese sorridente una volta raggiunta dal padre, che subito annuì aprendo la porta e facendole segno di precederlo.
"Dopo di lei, sua maestà." Le disse abbassando il viso in un leggero inchino e facendola scoppiare a ridere.
 
Regina adorava suo padre più di qualsiasi altra cosa. Era stato il suo primo principe, il suo primo amico, il suo primo amore. Era stato colui che le aveva inculcato la passione per la cucina, colui che l'aveva spinta a seguire il suo sogno scegliendo l’università che l’avrebbe fatta diventare una cuoca, l’aveva sostenuta fin dall’inizio assecondando quel desiderio di poter aprire qualcosa di solo suo un giorno. 
Inoltre Henry era stato il primo a sapere di Daniel -dopo Mal ovviamente-; la prima volta che aveva visto la sua bambina sorridere veramente, con quella bellissima luce negli occhi che mai le aveva visto prima. Era l'unico capace di calmarla, l'unico ad essere capace di farla sorridere dopo una brutta giornata. Era il suo porto sicuro, la sua ancora. 
E condivideva con lui anche la passione dei cavalli, ovviamente. Le aveva insegnato a cavalcare fin da piccola, a prendersi cura dei cavalli, ad amarli, a trattarli come dovuto. L’aveva allenata per bene, ed era così brava che fin dall’inizio molti furono i premi portati a casa dalla bambina, trofei e foto ricordo che adesso si trovavano per tutta casa, come a constatare quanto forte fosse quell’amore.
 
Sì avviarono verso le scuderie, dove trovarono i loro cavalli già pronti per l'uscita e Regina sorrise al padre capendo che aveva già organizzato tutto prima ancora che lei fosse arrivata. Quando la ragazza raggiunse Rocinante, il suo cavallo da sempre, i suoi occhi si riempiono di lacrime di tristezza, ma allo stesso tempo di felicità. L’abbracciò immediatamente, accarezzandolo e sussurrandogli quanto le fosse mancato, provocando immediatamente un sorriso nel volto del padre che la guardava dalla fine della stalla, già sulla sella del suo cavallo.
"Piccola," le disse come ad invogliarla a salirvi sopra per utilizzare tutto il tempo che avessero prima dell'arrivo della madre e del pranzo. La mora annuì, e con un movimento veloce fu sull'animale che, sotto le sue immediate direzioni, si mosse verso la porta. Una volta raggiunto il padre, Regina si sporse ad accarezzare il cavallo accanto a lei. 
"Vedo che Riley si fa sempre più bella," disse senza smettere di sorridere ed accarezzarne il pelo. Il padre sorrise a sua volta, annuendo ed allungando la sua mano per imitare i movimenti della figlia. "Si, è sempre più bella."
Quando Regina si rimise a posto, prendendo le redini di Rocinante, il padre prese quelle di Riley, e subito si recarono fuori le scuderie a passo deciso.
"Una gara?" Le chiese subito Henry quando furono dentro l'immenso giardino che, fin da quando la ragazza aveva imparato a cavalcare, era diventato il luogo apposito per le loro ‘passeggiate’ a cavallo – che in realtà erano sempre competizioni tra i due, ma Cora non doveva necessariamente conoscere questo dettaglio-.
Lei non rispose, lo guardò intensamente e strattonò le corde, facendo partire Rocinante e lasciandolo fermo sul posto a guardarla e poi, con un ghigno, eseguì le stesse mosse facendo galoppare velocemente l’animale sotto di lui nell’intento di raggiungerla. 
Regina aveva dimenticato quanto viva la facesse sentire andare a cavallo, aveva dimenticato quel senso di leggerezza e tranquillità che le dava l'aria fredda che impattava contro la sua pelle, e il senso della velocità e della forza che Rocinante sotto di lei aveva, e da cui era sempre rimasta affascinata. Forza ed energia che trasmetteva anche a lei, dandole quella voglia di vivere che nessuno era stato così pienamente bravo a darle. Non prima di Emma, per lo meno.
E il pensiero alla bionda la fece sorridere immediatamente, non riuscendo a trattenersi e lasciandolo scappare sulle sue labbra. , si disse, fino ad Emma.

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