La sua carrellata di pensieri fu immediatamente fermata da Mary Margaret ed Ariel che, staccandosi dal gruppo, le andarono incontro sorridendole allegre.
“Ciao Regina,” esclamò la rossa una volta raggiunta, con un leggero abbraccio la avvolse, prima che lo facesse anche l’altra.
"Ciao," disse poco dopo anche lei, sorridendo loro.
Poi, improvvisamente, un ragazzo corse ad abbracciare Ariel da dietro, sollevandola e stringendola forte. Regina pensò che quello sarebbe dovuto essere il suo ragazzo, e la cosa le venne immediatamente confermata da Mary Margaret che, sorridendo all'amica, raccontò di come Eric avesse detto alla rossa di non poterci essere, avendo un importante incontro di lavoro. In realtà, invece, aveva deciso di farle una sorpresa della quale la brunetta stessa era al corrente. Regina osservò quanto Ariel fosse felice avvolta dal suo ragazzo e, subito, nella sua testa si focalizzò l'immagine di sé stessa tra le braccia di Emma, appoggiata a lei e coccolata da lei, come a volerla proteggere da tutto.
"Comunque non preoccuparti, Emma è sempre l'ultima ad uscire."
Regina le sorrise ed annuì, focalizzando ora la sua attenzione sulla porta con scritto ‘Storybrooke Football Club’. Poco dopo, Emma uscì ridendo abbracciata a Ruby; con il suo ormai conosciuto cappellino sulla testa, indossava dei jeans che le mettevano in mostra i muscoli, una maglia grigia con su stampato lo scudo di Captain America e una felpa blu lasciata aperta, che terminava il tutto. 
La ragazza, però, non l'aveva ancora notata, immersa com’era nel discorso esilarante che stava intrattenendo, ma quando si voltò per avvicinarsi alle sue compagne, la vide.

E quando Emma vide Regina, il mondo sembrò fermarsi ancora una volta, si erano incontrate pochi minuti prima, ma era come se non si vedessero da secoli interi. La mora arrossì immediatamente, guardandola intensamente negli occhi, mentre la ragazza ricambiava il suo sguardo con occhi sognanti. Anzi, innamorati, per essere precisi.
 
"Principessa" la salutò una volta ferma avanti a lei, e nonostante tutte le altre persone accanto a loro, non esistette nient'altro per le due ragazze.
La mora sorrise, colorando leggermente le sue guance di rosa e subito si complimentò con lei. "Emma… Sei stata fantastica. Tu… tu giochi benissimo." Riuscì a dire, per poi prendere coraggio e guardarla fermamente. E fu lì che notò i meravigliosi occhi color del mare, tremare improvvisamente. Inizialmente si preoccupò, avendo paura di aver detto qualcosa di sbagliato, ma questa volta fu la bionda ad arrossire­ facendole rilasciare il fiato che non si era accorta di star trattenendo. 
Tutta la tensi­one della mattina, la paura di poter gio­care male e di fare una brutta figura davanti a Regina, e­rano appena stati cancellati da quelle p­arole. Che poi non furono proprio le parole a f­are la differenza, ma la persona che le ­aveva appena pronunciate.
Le sorrise grata ed imbarazzata, ancora ­una volta quella giornata. “G-Grazie.”­
Regina si intenerì subito, notando la sua espres­sione e pensando che tanto avrebbe voluto ­baciare quelle piccole fossette che le si f­ormavano sul viso quando le sue labb­ra si aprivano in quello spettacolo.
"Emma che arrossisce?" Esclamò poi Ruby accanto a loro, non avendo perso un attimo dello scambio di guardi delle due ragazze, da quando la bionda aveva smesso di ascoltarla e si era allontanata senza una parola. "Chi sei tu e che ne hai fatto della mia migliore amica?" Scherzò, dando un colpetto al braccio di Regina che immediatamente rise.
Emma alzò lo sguardo verso l'amica intimandole di smetterla con la sola forza degli occhi ma, ovviamente, Ruby non l'avrebbe minimante presa in considerazione.
Allungò un braccio sotto quello di Regina, legandosi a lei e appoggiando la testa sulla sua spalla; la mora inizialmente fu sorpresa dal comportamento dell'altra, ma poi sorrise e decise di partecipare a sua volta al gioco. Appoggiò la testa a quella di Ruby e rise alla bionda davanti a lei. 
"Regina, devi sapere che Emma era preocc-" 
"Rubs non vogliamo saperlo, per favore." Le fermò ancora, intimandole di non metterla in ridicolo quella giornata, in quel momento, davanti quella ragazza.
"No, io voglio saperlo." Azzardò subito la mora, incuriosita dal discorso, sperando di non essere troppo invasiva nell’affermazione. Ruby alzò un sopracciglio, guardando ancora una volta Emma che sbuffò imbarazzata.
"La tua principessa, qui, vuole saperlo."
La bionda roteò gli occhi, non potendo fare a meno di sorridere all'utilizzo di quel possessivo che anche lei avrebbe voluto usare subito; e Regina la guardò sorridendole a sua volta come se le avesse letto nel pensiero e avesse capito il motivo di quella dolce azione.
Ruby tossì, richiedendo nuovamente l'attenzione e, dopo un leggero consenso di una Emma sconfitta, continuò il suo discorso.
"Stavo dicendo, che Emma era preoccupata di fare una brutta figura davanti a te oggi."
L'aveva detto. E la bionda avrebbe voluto sotterrarsi, in quel preciso momento, o sparire e non farsi vedere mai più da Regina. Quello che fece, invece, fu alzare le spalle e grattarsi la nuca sorridendo.
Regina non disse nulla, semplicemente la guardò e si perse con lei, perché Emma aveva paura di giocare male in sua presenza e la trovò una delle cose più tenere del mondo.
*****
“Allora ti spiego,” disse eccitata Emma, posizionandosi davanti a lei e poggiandole la mano sul braccio per fermarla. La bionda era una forza della natura, aveva pensato Regina, aveva così tanta energia che non si capiva minimante che avesse giocato una partita di 90 minuti neanche un’ora prima.
Erano appena uscite da quella piccola pizzeria italiana vicino il molo, “Da Alex”, dove il proprietario –Alex per l’appunto- aveva riservato loro una calorosa accoglienza, essendo ormai amico della bionda che praticamente passava lì tutti i momenti liberi che possedesse; e, ora, si stavano dirigendo verso il luogo magico dove Emma aveva deciso di mangiare le loro pizze, posto ovviamente sconosciuto all’altra, che non poté far altro che seguirla e ridere per i suoi discorsi a volte così insensati e, a volte, così profondi. Alex aveva preparato loro un tavolo, ma Emma aveva subito avvisato che non sarebbero rimaste a mangiare lì e che avrebbero portato via il pasto, così l’uomo, con un grande sorriso sulle labbra, le fece un occhiolino e preparò immediatamente due pizze, ovviamente offerte dalla bionda.
 
“Questa è la pizza più buona dell’universo!” disse guardando le due scatole che teneva in mano – mentre a Regina era stato affidato il compito di portare la bottiglia di CocaCola che l’italiano aveva regalato loro. La mora rise per il suo entusiasmo riempiendo l’aria intorno a loro con quel dolce suono e non vedendo l’ora di poter assaggiare il cibo tra le mani di Emma, che doveva essere davvero buona date le parole dell’altra.
Ma la bionda sentendo quel suono ritrovato finalmente, si fermò a guardarla. I lineamenti di Regina sembravano disegnati dal più bravo artista di tutti i tempi; le sue labbra erano carnose e rosse, così belle che se solo avesse potuto poggiarci le sue, non si sarebbe spostata per niente al mondo; i suoi occhi sorridevano insieme alla bocca, illuminandosi come le stelle sopra di loro; e il suono dolce della sua risata.
“E’… è… Perfetta.” Sospirò poi, non riuscendo a staccare il contatto tra i loro occhi. Regina abbassò lo sguardo, non volendo mostrarle il nuovo cambio di colore delle sue guance; dovuto al modo in cui l’aveva guardata intensamente, e a quell’aggettivo che poco sembrava diretto alla pizza, ma molto a lei.
“La amerai anche tu.” Disse poi Emma, tornandole accanto e proseguendo la loro passeggiata.
 
*****
 
Dopo circa 5 minuti, stavano camminando lungo in un vialetto sterrato, circondato da alberi a destra e sinistra, e dal quale giunsero in quel luogo che, a prima vista, Regina pensò fosse il paradiso.
“Emma questo posto è bellissimo,” esclamò, immortalando nella sua mente tutti i piccoli dettagli che si trovava davanti: le immense acque dell’oceano davanti a loro, la sabbia ornata da pietruzze che riflettevano la luce irradiata loro, sembrava tutto stesse brillando sotto i loro occhi; e alla fine della spiaggia, come a coronare il tutto, vi erano delle rocce che formavano una scala naturale, mentre degli alberi circondavano tutto. Un paradiso appunto.
Emma portò ancora il braccio dietro la testa, movimento ormai più che automatico che saltava fuori ogni qual volta si sentisse in imbarazzo, e sorrise alla ragazza.
“Sono contenta ti piaccia, principessa.”
Regina si voltò immediatamente verso di lei con un enorme sorriso sulle labbra. “E’ perfetto,” ripeté subito e la bionda sorrise, complimentandosi con sé stessa per la riuscita del suo piano; poi appoggiandosi all’albero più vicino, iniziò a slacciare le sue scarpe, sotto gli occhi attenti e curiosi dell’altra.
Quando entrambi i suoi piedi furono nudi sul vialetto, rialzò lo sguardo verso la mora, e la trovò a fissarla con un sopracciglio alzato. Emma stava per spiegarle tutto, quando questa la imitò, togliendole le parole di bocca e toccando il terreno con la sua pelle calda. La ragazza rise, avvicinandosi a lei e scendendo quel piccolo dislivello che le separava dalla spiaggia. Allungando la mano verso di lei, le sorrise nuovamente.
“Facciamo una passeggiata, principessa?”
Regina fece quasi finta di pensarci, prendendola in giro; ma poi, ricambiando il suo sorriso, le prese la mano e si fece aiutare ad oltrepassare a raggiungerla. Quando fu finalmente al suo fianco, cominciarono a camminare più vicine alle onde del mare che leggere compivano i loro movimenti avanti e indietro sulla battigia; e le loro mani, che un momento prima si erano tenute per aiutare la mora, adesso erano ancora legate tra loro, mente leggere dondolavano insieme ai loro passi.
 
*****
 
“Qualche mese fa c’è stata una forte tempesta qui,” iniziò a spiegare Emma, ottenendo subito un accenno di assenso da parte dell’altra.
“Ricordo benissimo quella sera, io e Mal eravamo in università ed è stato terribile.”
La bionda annuì sorridendo, cosciente che entrambe stessero parlando della stessa cosa e, con estrema calma, continuò. “Ero arrivata qui quel giorno e avevo deciso di fare un giro, per scoprire un po’ di più su Storybrooke. Ho trovato questo posto dopo la fine del temporale e me ne sono innamorata. Ci vengo spesso a pensare o solo a rilassarmi, dopo le partite e non.” E, come sovrappensiero, si avvicinò al grosso ramo e si sedette. Passò la mano sulla corteccia che lo ricopriva, con lo sguardo perso mentre Regina la osservava dal punto in cui era rimasta. “Ho sempre pensato che potesse avere un significato, qualcosa come ‘nonostante io sia grande e grosso, e nonostante sia stato buttato per terra, continuo a combattere perché non sono morto’.” Emma sorrise, guardando i piccoli fiori azzurri che adesso stavano iniziando a crescere sul legno: perché quell’albero caduto, aveva permesso ad una pianta di aggrapparsi a lui e crescere. “Lui è ancora utile e mi fa sempre pensare che nonostante siamo rotti, qualcosa di buono in noi resta sempre. Quel temporale mi ha fatto trovare questo posto, che adesso è il mio luogo speciale; da qualcosa di brutto, può sempre nascere qualcosa di buono.” E le sorrise sincera, anche se i suoi occhi, come i suoi pensieri erano da tutt’altra parte.
Regina rimase in silenzio processando le parole della bionda, così profonde ed intense, così piene di significati che avrebbe voluto conoscere, ma che allo stesso tempo aveva paura di sapere. Questo le faceva capire che anche Emma aveva delle ferite, dalle quali aveva dovuto rialzarsi, che aveva dovuto vincere battaglie o forse, addirittura, guerre. Ma lo aveva fatto, perché adesso era lì, ripresasi dai suoi pensieri, e le stava sorridendo felice porgendole la mano per farla accomodare con lei.
E la ragazza si sentì improvvisamente orgogliosa di lei, pur non conoscendone le cicatrici, e le sorrise in risposta, accettando ancora una volta la sua mano e sedendosi con lei.
 
*****
 
“Ma non può essere vero.”
Emma stava ridendo mentre Regina aveva lo sguardo basso sulle sue dita che giocavano con la mano della bionda, tracciandone linee e confini. Da quando avev­ano finito di mangiare, avevano iniziato­ a parlare del più e del meno sedute su quel tronco, sotto quelle stelle e davanti a quel mare. Ad ­un certo punto, poi, mentre Emma le stava raccontando di quando scherzando con la palla in palestra, si era rotta un dito, Regina prese la mano che era appoggiata su uno dei rametti più piccoli dell'albero, e iniziò a guardarla e sfiorarla. La bionda, in quel preciso istante poté sentire il suo cuore fermarsi, per poi battere più forte di prima e, sorridendo a quella testa china, continuò a raccontare delle sue sventure.
Adesso era il momento di Regina confidare cose di sé, cose alle quali Emma aveva promesso di non ridere. E infatti…
"Avevi promesso di non prenderti gioco di me," le disse alzando leggermente il mento.
Emma continuò a ridere, "Hai ragione, scusa. Prometto di smetterla."
Ma ovviamente non lo fece, e Regina la guardò ferma, prima di scoppiare a ridere a sua volta. "Cioè avevi così paura di Harry Potter che dovevi guardarlo di giorno e con tuo padre accanto?"
Regina annuì, non riuscendo a fermare le proprie risate; in effetti era così stupido, dato che 'Harry Potter e La camera dei segreti' adesso era il suo film preferito, al contrario della prima volta che lo vide un po’ di anni prima, quando di notte corse nella camera dei suoi genitori, terrorizzata per la presenza di un grosso serpente sotto il suo letto. Da quel momento, ogni film richiedeva la presenza del signor Henry Mills e di molta luce.
Poi Emma divenne seria e, mentre la guardava, le strinse una mano con la sua. 
"È così bello poterti conoscere, principessa." E Regina diventò rossa, com'era solita fare ai suoi complimenti, e la bionda sorrise, com'era solita fare dopo averla fatta arrossire.
*****
"Voglio proseguire a studiare cucina e diventare cuoca." Raccontò la mora, mentre lente passeggiavano sulla battigia, piedi umidi e scarpe in mano. "Da qualche settimana ho iniziato uno stage in un ristorante vicino l'università. E mi piace davvero tanto." Poi volse lo sguardo verso il basso, alla sabbia luccicante sotto di lei. "Il mio sogno è quello di aprirne uno tutto mio, un giorno. Spero davvero di riuscirci."
Emma la fermò, e guardò negli occhi per darle quella sicurezza che nessuno sembrava così bravo a darle. "Sono sicura che ci riuscirai." 
E la mora sorrise felice, grata di quel sostegno datole da quella bionda che nonostante non avesse mai testato le sue capacità culinarie, diede per scontato che fosse così brava da poter aprire un’attività tutta sua. 
"Sono sicura che un giorno anch’io sentirò parlare di te in televisione come una delle calciatrici migliori del mondo."
L'altra rise, grattandosi la testa e riprendendo a camminare con Regina a suo fianco. "Speriamo."
"Già vedo i giornali: 'Bellissima attaccante numero 10 premiata come migliore talento dell'anno."
"Ti sei informata eh?" La punzecchiò la bionda.
Regina sorrise, "Potrei aver letto la didascalia di quella foto che avete sulla parete fuori lo spogliatoio."
La bionda inizialmente rise, ma poi ci rifletté. "Tu hai detto ‘bellissima’." Disse piano.
"Cosa?"
"Tu hai detto 'bellissima attaccante numero 10'". Ripeté di nuovo.
Regina arrossì, "Si… potrei averlo detto."
"Potresti?" Scherzò la bionda sorridendo felice e guardandola negli occhi.
"Potrei… si." Finì, prima di abbassare nuovamente lo sguardo e dare il via alle dimostrazioni di imbarazzo sul suo viso.
*****
Mentre ancora camminavano sulla spiaggia tranquilla, la bionda ruppe il silenzio. “­Stamattina mi sono svegliata con un peso­ sullo stomaco, era così opprimente che non riuscivo ­a distoglierne l'attenzione neanche pensando ad altro.” La mora si accigliò sentendo quelle ­parole, non riuscendo comunque a capire ­il motivo di quell’informazione, e si­ voltò a guardarla, mentre lei sorrideva con lo sguardo perso nel vuoto –ancora una volta. “Ero preoccupata di giocare male dava­nti a te, di fare una brutta figura ment­e tu eri lì… per me.” Le ultime due paro­le vennero sussurrate, tanto che furono quasi inud­ibili se solo Regina non fosse stata ­ancorata al suo fianco. “Ed è una paura ­che non ho mai avuto, mi ha spaventata c­osì tanto che sono stata buttata giù dal­ letto di forza da Ruby.”
Poi si bloccò e si voltò ad incontrare i suoi occhi. “E il motivo di tutta quell’an­sia è perché tu… tu mi piaci Regina. Mi­ piaci davvero tanto. E… cavolo mi sei entrata in testa e non sapevo se… poi so che è presto ma-”­.
“Mi piaci anche tu, Emma.” La fermò la mo­ra impedendole di continuare, e arrossendo vistosamente sotto il meraviglioso sorriso che la bionda le stava riservando. Sorriso circo­ndato dalla luce calda della luna sopra ­di loro; e in quel momento, Regina non s­eppe dire se quello splendore provenisse­ dal satellite legato alla terra o, ­se fosse la bellissima ragazza davanti a­ lei.
Poi un improvviso colpo di vento le ragg­iunse ed Emma la sentì tremare sotto­ il freddo tocco dell’aria così, immediatamente, si tolse la felpa e la aprì davanti­ a lei invitandola a lasciarsi abbracciare da essa.
“No, Emma. Tu avrai freddo così.” Provò ­a fermarla, ma la bionda insistette immediatamente, aiutandola ad indossarla.
Regina si voltò a guardarla, incantata questa volta dai suoi modi gentili e dalla sua tenerezza, e dal leggero profumo che emanava la sua felpa. La ragazza le sorrise, allungando le mani alle sue spalle ed alzando il cappuccio, portandolo sopra la sua testa; le sistemò i capelli, dividendoli da dietro -come lei faceva sempre- in modo che non le dessero fastidio; si abbassò a prendere la cerniera e la chiuse, mentre Regina abbassava lo sguardo catturata dai suoi movimenti. Una volta che i loro occhi si trovarono di nuovo, Emma portò la mano sul ciuffo della mora, spostando la ciocca ribelle che le copriva l'occhio, dietro l'orecchio. Regina la guardava incantata, mentre sentiva le sue mani sulle proprie guance, accarezzarla lentamente e delicatamente; provocandole un brivido, che sperava sarebbe diventata una consuetudine ai suoi tocchi.
 
Le due ragazze si guardarono intensamente, così intensamente che poterono vedersi nell'anima, senza farsi del male. Emma si avvicinò piano, senza distogliere lo sguardo dalla ragazza che le aveva rubato il cuore, ed il cui cuore stava per uscire dalla gabbia toracica. Si allungò su di lei e le lascio un piccolo e dolce bacio all'angolo della bocca, senza far toccare completamente le loro labbra. 
Lasciandola senza fiato. 
Restando senza fiato.

Poi si schiarì la gola, impacciata e sorridente.
"Ti sta bene, principessa."
La mora era rimasta bloccata, con gli occhi chiusi e il cuore, adesso, fermo dall'emozione.
Poi si ricompose e guardò verso il basso imbarazzata.
"Forse un po' grande," rispose alzando il braccio, dal quale non si vedeva la mano, perché la manica della felpa era praticamente troppo lunga. 
Emma rise guardandola e alzò leggermente la stoffa facendola arrivare al suo polso, poi intrecciò le dita con quelle della mora legandosi a lei e sorridendole dolce.
"Ecco, così dovrebbe andare meglio."
Regina guardò le loro mani unite, sorridendo a sua volta e ritrovando il contatto con i suoi occhi.
"Molto."

•𝕴𝖔 𝖘𝖔𝖓𝖔 𝕰𝖒𝖒𝖆•Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang