13. Era Destino, forse.

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Si aggrappò alle colonnine della balaustra che delimitava la rampa e si rialzò in piedi. Che cosa doveva fare?! Scappare. Dimenticarsi di Clive, la ragione per cui si trovava in quell'incubo, salire sulla sua macchina e tornare a Manhattan. A casa. Clive lo aveva picchiato, umiliandolo davanti a tutti. Lo aveva raggirato, costringendolo ad aiutarlo, e quando Harry aveva tentato di avvisarlo, non gli aveva creduto. Olivia è morta perché io non ho insistito per farmi ascoltare. Se lo avessi fatto, se avessi alzato la voce, niente di tutto questo sarebbe successo!

Fece quello che avrebbe dovuto fare moltissimo tempo prima. Pensò a se stesso, alla sua vita, al suo futuro, a chi voleva diventare e a tutto quello che amava. Una voce nella sua mente gli ripeteva in continuazione le parole scritte nella lettera di ammissione all'Università. Aveva ricevuto una borsa di studio, e programmato la vacanza di primavera in Europa. Non avrebbe rinunciato a tutto quello. Non poteva negarsi la libertà e la vita che sognava.

Scappò.
Si lasciò alle spalle le voci che lo canzonavano.

Raggiunse con un balzo la fine delle scale e si sforzò di mantenere la calma, di muoversi lentamente, ma aveva così tanta paura che sentiva il cuore esplodergli in petto. Batteva troppo forte e minacciava di sfondargli il costato e spaccargli la carne.

Stai al tuo posto cuore. Resta lì perché se esci dal mio corpo e cadi, io non potrò fermarmi a cercarti!

Inciampò nei suoi stessi piedi.

Nello scontrarsi con il muro di odori che impregnavano l'aria, si rese conto di essere sul punto di vomitare. Patatine fritte. Sudore pungente. Il fiato di chi intorno a lui rideva e parlava. Odore di sesso, di caldo, di vodka alla fragola e di vino rosso. Odore di sangue.

Devo vomitare... devo vomitare... sto per vomitare...

Un lampo.

Un boato.

Calò il buio.

La musica si fermò, ed i pochi istanti di inaspettato silenzio che seguirono, furono per lui una carezza. Poi si alzò un brusio di voci, di fischi ed esclamazioni che reclamavano la luce, ma Harry non smise di camminare. Si fece largo tra i corpi che non avevano contorni, che erano ostacoli alla sua libertà. Si ritrovò un paio di volte sulle ginocchia. Qualcuno gli calpestò le dita della mano destra. Un gomito lo colpì involontariamente alla tempia. Non si fermò. Forse era un incubo! Forse era un brutto sogno e avrebbe continuato a cercare e cercare e cercare la porta, fino a che non si sarebbe risvegliato nel letto della sua stanza.

Stava soffocando.

Desiderò essere niente e nessuno, annullarsi nel buio e nell'ombra. Sparire. Desiderò essere solo pelle, muscoli e ossa in movimento senza un cervello, senza la paura e senza i ricordi.

La luce artificiale tornò a inondare il salone, ferendogli gli occhi abituati all'oscurità del blackout. Strizzò le palpebre e nel farlo, finì inavvertitamente contro qualcuno.

«Ehi! Sei impazzito? Stai attento, cazzo!»

«S-scusami.» Non si voltò. «Non... non ho fatto... apposta...» balbettò e gli occhi gli si riempirono di lacrime. Non ho fatto apposta a colpirti così come non ho fatto apposta ad ammazzare Olivia...

Allungò le braccia davanti a sé e finalmente raggiunse una delle finestre scorrevoli che si affacciavano sull'immenso giardino, e sul piazzale dove erano parcheggiate decine di macchine. La spinse di lato e corse fuori sotto la pioggia scrosciante. Inspirò a fondo, tossendo e ansimando per il sollievo.

Tremava.

Era senza fiato.

L'acqua cadeva in secchiate dal cielo spezzato dai lampi, infradiciandolo.

My Forgotten Heart ( Larry / Ziam)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora