2. Bar Harbor

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HARRY

Venerdì mattina.


«I moved to the coast, under a mountain... Swam in the ocean, slept on my own... At dawn I would watch the sun cut ribbons through the bay...»

La voce gli risaliva calda lungo le pareti della gola.

«Two thousand years, I've been in that water... Two thousand years, sunk like a stone... Desperately reaching for nets. That the fishermen have thrown...Trying to find, a little bit of hope. »

Mosse le dita sulle corde della chitarra, chinandosi per osservare il vibrare delle stringhe.
Non sapeva che ora fosse, ma doveva essere presto vista la sfumatura tonda e ambrata del mattino che avvolgeva la radura davanti a casa sua. Era fortunato di poter ammirare ogni giorno quello spettacolo da sotto il portico.

Una lieve nebbia illuminata dalla luce si sollevava dal terreno.

Si prospettava una bellissima giornata di sole.

Finì di cantare la canzone, trascinando l'ultima parola per accompagnarla all'eco dello strumento. Ci fu un attimo di silenzio, poi Zayn al suo fianco batté forte le mani. Era steso su una delle due sdraio Adirondack con i piedi nudi puntati contro la ringhiera, e aveva l'aria stanca e assonnata. Non si era guardato allo specchio, ma doveva avere la sua stessa espressione perché non avevano chiuso occhio quella notte, come sempre quando stavano insieme. Dormire era per entrambi una perdita di tempo e trovavano inevitabilmente qualcosa di più interessante da fare, come bere whiskey al tavolo tondo di ghisa della cucina o camminare attraverso la foresta in piena notte. E fare sesso fino a consumare l'ossigeno, per poi sedersi là fuori quando era troppo tardi per addormentarsi e troppo presto per andare al lavoro.

«Non l'hai mai cantata questa al locale» osservò Zayn.

«Mai».
«Dovresti, è molto bella».

Non aveva mai incontrato nessuno con gli occhi come quelli di Zayn Malik. Erano tanto grandi da specchiarcisi dentro, del colore delle lacrime delle conifere che cristallizzandosi intrappolano le sfumature dei raggi del sole. Aveva letto che una delle proprietà dell'ambra è quella di guarire, proprio come Zayn aveva fatto con lui. Lo aveva guarito in tutti i modi possibili in cui un essere umano può essere guarito. E gli piaceva pensare che anche lui, in qualche modo, era riuscito a salvarlo.

«Come si chiama?»

«We don't eat» rispose, e risuonò come un rimprovero.

«So che sta per arrivare la ramanzina Eich» sbottò, affondando un Oreo nel barattolo di burro d'arachidi. «Risparmiatela!»

Era l'unico a cui permetteva di chiamarlo Eich. «È un soprannome perfetto per uno di città» gli aveva detto Zayn quando si erano conosciuti da Geddy's, cinque anni prima

Geddy's era il locale più frequentato dell'isola, apparteneva alla sua famiglia dagli anni Settanta e una sera a settimana Harry ci si esibiva con la chitarra. Era molto riservato, ma il coraggio lo aveva trovato nella musica. E in Zayn.

Gli sfilò di mano il barattolo e la confezione di biscotti, ignorando le lamentele. La sua ossessione per i dolci lo aveva quasi ammazzato da bambino, e da allora lottava contro il diabete. O meglio, lottava contro chiunque gli impedisse di sgarrare. Harry glielo concedeva di tanto in tanto, a patto che fosse lui a decidere come e quanto, stando attento che non esagerasse. E una delle cose che Zayn Malik sapeva fare meglio, era esagerare.

«Ehi? Sappi che se cantassi questa canzone da Geddy's, mi renderesti felice.»

«Io ti rendo già felice. Me l'hai ripetuto almeno dieci volte stanotte.»

My Forgotten Heart ( Larry / Ziam)Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt