10. Sono qui. Tuo, Coach.

21.7K 627 3.8K
                                    

HARRY

6 Dicembre, 03.07

520 Park Avenue, Manhattan.


Manhattan vista dall'alto era libertà ed era respiro.

Harry non si sentiva schiacciato dal cemento lassù, la sfumatura di luce artificiale della città portata dal vento gli entrava dentro, nell'anima, e lo calmava. Non si sentiva più lanciato in un flipper, a rimbalzare senza senso contro gli ostacoli dolorosi di una vita che di spazio per il bene, per la pietà, e per la felicità, ne lasciava ben poco.

Per ogni cosa bella, per ogni gioia, per ogni sorriso, sul piatto della bilancia dell'esistenza c'è sempre una tragedia, una sofferenza, una lacrima. Ma in cima a un grattacielo, lontano dal suolo dove avvengono le più brutali vendette del destino, era più facile respirare e prendersi una pausa.

Anni prima non avrebbe immaginato di doverlo ammettere, ma gli mancavano il silenzio e la solitudine della natura di Mount Desert.

Gli mancavano le passeggiate tra gli alberi.

Gli mancava guidare lungo le strade che costeggiavano i boschi senza sapere dove andare, semplicemente andando mentre si concentrava solo sul susseguirsi degli alberi. Focalizzare tutto e niente. Gli mancava lasciarsi al di fuori di ogni cosa, persino di se stesso, e perdersi nella magia silenziosa dell'isola.

A New York la magia era irruente e rumorosa.

Deglutì il fumo della sigaretta, stringendosi addosso il bomber degli Yankees che aveva il profumo di Louis e del suo calore. Si stiracchiò, allungando le gambe davanti a sé sul pavimento del terrazzo dove era seduto accanto a Billy che osservava curioso la vita scorrere centinaia di metri sotto di loro, seguendo il flusso notturno delle automobili lungo le strade.

Espirò il fumo lentamente verso il cielo buio, pensando che di tutti i tipi di magia che esistevano al mondo, lui ne aveva bisogno di una sola: quella generata da Louis con il suo meraviglioso, prepotente esistere.

Un lampo all'orizzonte abbagliò la notte.

Non sarebbe mai finita la tempesta. Non finché tu ed io la sfideremo insieme. Se noi la sfidiamo, lei risponde.
«Harry?»
Nel sentirsi chiamare, si voltò con la sigaretta stretta tra le labbra. «Ehi.»

«Che cosa ci fai mezzo nudo qui fuori? Sei impazzito?» sbottò Louis, apparendo sulla soglia delle grandi finestre attraverso le tende bianche, che, come vele di una nave, si gonfiavano e sgonfiavano mosse dal vento. I capelli gli ricadevano davanti al volto e si sfregava gli occhi arrossati. «Si gela» si lamentò, stringendosi nella coperta bianca che lo avvolgeva. Poi si sedette al suo fianco, mettendogli un braccio intorno alle spalle e coprendolo premurosamente con una parte di plaid. «Lo sai che qualche metro più in là ci sono comodissime sdraio in teak con morbidi materassini riscaldabili, vero?»

In silenzio annuì.

«Che cosa ci fai qui fuori?»

«Ho sognato le conchiglie.»

«Le conchiglie?»

«Mh mh.»

«Te lo giuro Harry... mi sto sforzando di dire qualcosa che non sembri stupido, perché sono certo che dietro questo tuo pensiero profondo ci sia molto...»

«Ma?»
«Mi chiedo perché delle conchiglie dovrebbero tenerti sveglio la notte.»

«Non si tratta di conchiglie qualsiasi.»

«No, certo...» lo prese in giro. «Posso sapere la storia di queste conchiglie speciali?»

Annuì. «Ti piace il suono delle conchiglie?»

My Forgotten Heart ( Larry / Ziam)Where stories live. Discover now