19. Ottobre 2001, Bass Harbor Lighthouse.

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ZAYN

Ottobre 2001.

Bass Harbor Lighthouse.


I suoi compagni di scuola sapevano che lui, quasi tutti i pomeriggi dopo gli allenamenti alla palestra di suo zio, pedalava per chilometri e chilometri sulla sua bicicletta attraversando l'isola fino al faro.

Sfidava il vento.

Sfidava la stanchezza.

Sfidava il buio quando si tratteneva troppo a lungo.

Ma nonno Gil caricava in macchina la sua mountain bike e lo riaccompagnava in paese, a Bar Harbour. «Non è sicuro là fuori per te, a quest'ora, ragazzo» gli diceva, ed era bellissimo. Era una promessa di affetto che lo coccolava.

Non gliene importava delle risatine che udiva dietro di lui mentre Mrs. Smith si dilungava noiosamente sulla lezione del giorno. Non gli importava se i suoi amici si stavano allontanando da lui, se non lo chiamavano per giocare ai videogiochi o se gli davano le spalle durante la ricreazione.

Zayn era sempre stato un bambino forte. Sapeva di avere dalla sua parte un carattere che difficilmente si piegava, una determinazione rara per la sua età e qualcos'altro. Qualcosa che nessuno poteva vantarsi di avere: un migliore amico diciottenne che viveva in un faro, e sapeva raccontare storie fantastiche davanti ai biscotti appena sfornati da nonno Gil. Erano i preferiti di Niall, i frollini al cacao che gli preparava sempre sua madre. Lui non li mangiava mai, i ricordi gli facevano troppo male. Ma Zayn sì. E gli piacevano da impazzire.

Zayn scese dalla bicicletta, portandola fino alla staccionata di legno sbiancato dalla salsedine portata dalle onde che si lanciavano impavide contro la costa. Sollevò lo sguardo e gli occhi gli si velarono di lacrime, colpiti da una folata violenta che portò l'eco di una melodia. Quella suonata dai tasti del pianoforte del soggiorno. La melodia che gli piaceva e che era solito canticchiare a denti stretti. Gli si era piantata in testa come un chiodo fisso e non faceva altro che mormorarla sempre.

Si riparò con una mano, strizzando le palpebre per scorgere il terrazzino intorno alla cima della torre: Niall era lì, seduto sulla balaustra di ferro con i piedi penzoloni e una sigaretta tra le labbra.

Vorrei essere coraggioso come te e non avere paura delle altezze. Tra dieci anni quando ne avrò anch'io diciotto, voglio poter dire di assomigliarti...

Niall si voltò: sapeva sempre quando Zayn arrivava, il suo sesto senso e il legame che li univa era più forte di qualsiasi altra cosa. Il biondo sollevò una mano, e gli fece cenno di raggiungerlo.

Dieci minuti più tardi, dopo essere stato accolto da nonno Gil con i suoi occhi color cobalto tanto gentili e dal suo abbraccio affettuoso, Zayn si sedette al tavolo della cucina con una tazza di cioccolata e panna davanti a lui e, tra le dita, un biscotto ancora caldo di forno. La stanza era inondata del profumo di griglia bruciacchiata, farina, zucchero e polvere di cacao.

«Com'è andata a scuola oggi?» gli chiese Niall, fermo vicino al corridoio che portava al faro.

«Bene» bofonchiò con la bocca piena.

«Sicuro?»

«No. Mi sono annoiato. Non vedevo l'ora di venire qui.»

Udì i rintocchi della fog bell e, come risposta, la sirena di una nave. C'era una tempesta in arrivo, il cielo all'orizzonte era buio e temporalesco. Si udivano i borbottii dei tuoni in lontananza, per questo Gilbert li aveva lasciati soli ed era uscito fuori: c'era sempre molto da fare prima di un nubifragio.

«Lo vedo che qualcosa non va, Zayn. Vuoi dirmi di cosa si tratta?»

Non poteva nascondergli nulla, Niall capiva sempre. «Forse domani pomeriggio non potrò venire qui per stare con te e nonno Gil.»

My Forgotten Heart ( Larry / Ziam)Onde histórias criam vida. Descubra agora