5. Yahto & Tsiishchili

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Capita a volte di incontrare persone totalmente sconosciute, di cui cominciamo a interessarci al primo sguardo, all'improvviso, prima ancora di dire una parola.

Fëdor Dostoevskij

***


HARRY

Sabato, 9.49

Si stava sforzando di respirare ma sembrava non esserci rimasto ossigeno nel mondo.

Appese il montone nella stanza sul retro e indossò il grembiule. Non aveva idea di come affrontare la presenza inquietante e fastidiosa di Louis, perché era certo che non se ne sarebbe andato dopo un cappuccino.
No.
Voleva delle risposte. E non si sarebbe levato di torno finché non le avesse ottenute.

Tornò nella sala principale. Mrs Dalbott giocherellava con i suoi fili di perle, seduta dietro la cassa. Jessy serviva il giovane Russell, che la corteggiava ormai da mesi senza arrendersi, e ai tavoli, che erano quasi tutti occupati, non sembrava esserci l'ombra di Tomlinson.

Forse si era sbagliato.

Forse il silenzio e l'indifferenza avevano sortito l'effetto desiderato e lo avevano scoraggiato.

«Se lavorassi a Manhattan, ti avrebbero già licenziato. Sei troppo lento.»

No.

Non si era sbagliato.

Seguì con lo sguardo la fonte di quella voce dispotica e prepotente. Tomlinson era seduto su uno sgabello, con le braccia piantate sulla superficie di legno del bancone. E lo fissava. Per un attimo, guardando le sue iridi più blu del mare stesso, Harry dimenticò la situazione nella quale si trovava, sopraffatto dal fascino del ragazzo con i capelli del colore della sabbia quando si scurisce, bagnata dalle onde. Era cambiato tanto dall'ultima volta che lo aveva visto, cinque anni prima. Era molto più bello di come appariva in televisione, e averlo davanti rendeva difficile concentrarsi su qualsiasi cosa che non fosse lui.

«Devo aspettare un'altra ora prima di bermi uno stramaledetto cappuccino?»

Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non ci riuscì. S'infilò velocemente dietro il bancone e, dandogli le spalle, premette il pulsante rosso per scaldare il vapore della macchina del caffè.

«Mi ignorerai anche oggi?» insistette. «Sappi che non me ne andrò da qui finché non ti sarai scusato per ieri sera.»

Si voltò a guardarlo. «Non ti devo niente.»

Tomlinson si sporse e lui notò che in una mano stringeva una pallina da baseball. Aveva le dita lunghe segnate da ferite che si stavano rimarginando, alcune coperte da cerotti a fascia. «Ieri sera il nostro incontro è stato tragico. E non voglio iniziare male anche questa giornata.»

«Che cosa vuoi?»

«Un cappuccino.»

Inarcò un sopracciglio, incredulo.

Louis spalancò le braccia con enfasi. «Solo un cappuccino, Styles! La tua titolare mi ha detto che ne sai fare uno buonissimo.»

«Esagera.»
Batté la mano libera sul bancone. «Lascia che sia io a deciderlo. Oggi io, newyorkese pretenzioso e incontentabile, giudicherò il tuo cappuccino! Non sei emozionato?!»

«Neanche un po'.»

Era inciampato in un incubo e non vedeva l'ora di risvegliarsi. Recuperò dal frigorifero una bottiglia di latte e lo versò nella brocca di metallo insieme ad un cucchiaino di zucchero alla vaniglia.

My Forgotten Heart ( Larry / Ziam)Where stories live. Discover now