~Capitolo 44

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Era tutto buio intorno a me.
Tutto era immerso in un silenzio profondo che faceva venire i brividi.
Uno strano brusio interruppe quel suono melodico alle mie orecchie.
Un brusio che si fece via via sempre più intenso.
Poi, un rumore improvviso.
Avrei voluto aprire gli occhi ma era come se mi fosse impossibile.
Sentii poi un rumore alla mia sinistra, sembrava un fruscio. Subito dopo un forte odore di mughetto bianco intasò le mie narici. Solo una persona sapeva che andavo matta per quel fiore.
Avvertì un improvviso calore sul mio volto, era una carezza.
Dio, avevo sempre più voglia di aprire gli occhi.
Sentii di nuovo quel rumore, poi un susseguirsi di piccoli passi, infine una voce che mi era così famigliare.
<<Come sta?>> chiese la voce che riconobbi come quella di Alex. Non capii subito il perché di quella domanda, sopratutto dal tono preoccupato che aveva usato. Forse centrava con il fatto che non riuscissi ad aprire gli occhi?
Non ricevette una risposta alla sua domanda,o almeno non immediatamente.
<<I dottori dicono che si risveglierà>> disse un'altra voce spezzata. Dottori? Come sarebbe a dire? Questo voleva dire che ero in ospedale. Poi mi ricordai. Alcuni flashback della serata apparvero davanti ai miei occhi. Era tutto più chiaro.
<<Vado a prenderti un caffè>> fece di nuovo Alex,poi sentii dei passi allontanarsi, segno che se stava andando.
"Su Bambi, devi sforzarti, non deve essere così difficile aprire le palpebre, ci vogliono solo due secondi!"
Mi ripetei fino a quando non ci riuscii.
La luce che rifletteva sui muri bianchi della stanza in cui mi trovavo mi accecò, ma subito dopo riuscì a mettere a fuoco tutto quello che mi circondava. Ero in una stanza di ospedale, sdraiata su un lettino alquanto scomodo, alla mia sinistra c'era un comodino, su di esso un mazzo di mughetti bianchi, poi il mio sguardo si spostò verso la finestra, dove una figura era intenta a guardare al di fuori di essa.
Non potei non riconoscerla.
<<Mamma?>> sussurrai sorpresa di vederla lì. Subito la donna si voltò sentendo di essere chiamata e mi si avvicinò.
<<Bambi, grazie al cielo ti sei svegliata>> disse chinandosi su di me mentre mi fissava attentamente negli occhi portando una sua mano ad accarezzarmi il viso. Di nuovo.
<<Che ci fai qui?>> chiesi una volta che si sedette sulla sedia accanto al letto.
<<Come che ci faccio qui? Mia figlia è all'ospedale ed io non dovrei preoccuparmene?>> chiese quasi sconvolta dalla domanda che le posi.
<<Bhe, potevi farlo, come non ti sei preoccupata di sapere come stessi a Londra>> dissi acida, senza rivolgerle alcuno sguardo.
<<Bambi, io..>> tentò di dire.
<<Dopo quello che mi hai fatto mamma, potevi almeno farti viva mentre ero in collegio, mi bastava anche una telefonata alla settimana, segno che di tua figlia qualcosa ti importasse ancora. Invece niente, nemmeno un messaggio. E poi, hai il fegato di farmi gli auguri per il compleanno? Io non ci credo. Io non ci credo che io ed Alex siamo veramente figli tuoi. E' impossibile>> sbraitai contro la donna che sedeva al mio fianco e che mi fissava con gli occhi sgranati dallo stupore.
<<Come sarebbe a dire che è impossibile?>> disse essa.
<<Intendo dire che sia io che Alex non siamo come te, senza cuore, di ghiaccio>> dissi con disinvoltura, ormai ero in ballo.
<<Stai insinuando che io sarei una donna senza cuore?>> urlò lei incredula.
<<Se avessi avuto una figlia io non avrei mai fatto una cosa del genere, non l'avrei mai allontanata dalle persone che ama impedendole di fare ciò che le piace. Non l'avrei mai mandata in un collegio in un'altra città, da sola. Mai. E sai perché tu l'hai fatto? Perché tu non mi vuoi bene, perché tu sei senza cuore>> le risposi calma mentre lei rise isterica.
<<Io l'ho fatto per il tuo bene. Ti ho allontanato dalla danza perché non volevo che ricapitasse, e invece eccoti di nuovo qua. Coricata in un lettino di un'ospedale. Se solo aprissi di più gli occhi bambina mia, capiresti tutto>> sussurrò l'ultima parte massaggiandosi la tempia mentre mi rivolgeva uno sguardo che sembrava quasi tenero e comprensivo.
Fummo interrotte da un'infermiera che entrò nella stanza.
<<Oh, vedo che ti sei svegliata Bambi. Molto bene. Allora oggi pomeriggio potremmo procedere con le visite>> detto questo fece qualcosa con la flebo che si trovava sopra la mia testa per poi uscire dalla stanza.
Silenzio. Un silenzio molto più assordante di quello di prima.
Mi voltai verso la porta dove poco prima quella splendida infermiera era uscita quando lei parlò di nuovo, constringendomi ad ascoltarla.
<<Bambi, per l'amor del cielo, guardami>> disse la donna dalla testa biondiccia mentre mi prendeva la mano e la stringeva tra le sue. Lo faceva sempre quando ero bambina e non riuscivo a dormire alla sera. A quel ricordo un sorriso spontaneo apparì sul mio viso. <<So che sei arrabbiata con me, ed hai le tue ovvie ragioni per esserlo. Hai ragione, avrei dovuto almeno farmi viva in questi ultimi mesi, ma non è stato facile. Sapevo che tu ce l'avevi con me per averti mandato a Londra, e non volevo mettere altra carne al fuoco. Tu forse non lo sai, ma ogni tanto telefonavo ad Alex, chiedendogli di te, se stavi bene, se ti fossi trovata bene in una nuova scuola. Ero così preoccupata>> aggiunse poi.
<<Perché?>> le chiesi voltandomi verso di lei ed intuì che non aveva capito il senso della mia domanda.
<<Perché non vuoi che io balli?>> mi spiegai meglio la vidi prendere un respiro profondo.
<<Bambi, quando quel maledetto giorno, di tre anni fa, ebbi quell'incidente cambiò tutto. I dottori visitandoti avevano notato un piccolo malfunzionamento di una valvola del cuore e mi dissero che per quel piccolo problema tu avevi subito quell'incidente, causato sopratutto dall'emozione e dallo sforzo fisico. Mi dissero inoltre che era abbastanza rischioso operarti dato che eri piccola allora. Così decisi che non avrei mai più rischiato che tu ci rimettesi la pelle, per questo da quel giorno mi sono categoricamente opposta alla danza. Io volevo solo proteggerti>> disse stringendo ancora la mia mano tra le sue. E così quella era la motivazione? Dio, mi sentivo così stupida. Se solo l'avessi saputo. Mi sentivo dannatamente in colpa, avevo fatto preoccupare mia madre per tre anni di fila.
<<Scusami mamma>> sussurrai prima di mettermi seduta ed abbracciare la donna accanto a me che a sua volta mi strinse tra le sue braccia. Cedetti a quel gesto e in un attimo lacrime umidicce solcarono il mio volto.
Come aveva detto Logan, alla fine la perdonai. Passammo molto tempo a parlare, le raccontai di cosa avevo fatto a Londra e in collegio, di come incontrai il signor Philips e del mio ritorno a Dover. Le raccontai persino di Logan, non di mia spontanea volontà, certo, più che altro fui bombardata di domande del tipo "Un ragazzo con gli occhiali era così preoccupato. E' per caso il tuo fidanzato?" e altre mille domande imbarazzatissime.
Purtroppo se ne dovette andare e così rimasi da sola per almeno due orette, dato che i medici non mi facevano ancor avere visite se non dai parenti stretti, fino a quando l'infermiera carina, che passò la mattina, tornò a trovarmi. Mi aiutò ad alzarmi dal letto cercando di capire se avessi ripreso l'energie e se riuscissi a camminare da sola. Quando constatò che ce la potevo fare con le mie sole forze mi accompagnò in un altra stanza dove avrei tenuto la visita di controllo.
Un dottore abbastanza giovane, che avrà avuto circa trent'anni, mi accolse e mi fece sdraiare su un lettino, dopodiché iniziò a farmi la visita che consisteva in un'ecocardiografia e un'elettrocardiografia, per controllare che il mio cuore non avesse subito peggioramenti e che fosse tutto regolare, ovviamente a parte quella stupida valvola.
<<Grazie mille Bambi, puoi andare>> disse sedendosi alla scrivania mentre registrava i dati al computer.
<<È grave?>> chiesi mettendomi seduta sul lettino.
<<Un pochettino.>> disse senza rivolgermi uno sguardo, continuando a fissare lo schermo e a muovere il mouse.
<<Che intende?>>
<<Intendo dire, che se tu vivessi senza fare alcuno sforzo eccessivo potresti cavartela, non è gravissimo, ma questo vorrebbe dire rinunciare al ballo. Te la sei cavata per miracolo questa volta, C'è stato un momento in cui il tuo cuore ha smesso di pompare sangue al cervello ed è stato un miracolo che tu non abbia riportato danni>> disse questa volta scrutandomi con i suoi occhi scuri come la pece.
<<E se volessi continuare a ballare?>> chiesi titubante.
<<Bhe, se non vuoi correre rischi dovremmo fare un'operazione>> detto ciò tornò al suo computer. Un'operazione? Al cuore?
<<Ed è pericolosa quest'operazione?>> avevo paura di una risposta affermativa.
<<Da come è messa la tua valvola, non è così pericolosa, insomma, la percentuale di non riuscita è bassissima, si aggira attorno al due per cento>> disse.
<<Allora la voglio fare. Voglio fare l'operazione>> non so da dove presi il coraggio e la convinzione di dire quello che avevo detto.
<<Ne sei sicura?>>
<<Sicurissima>>
<<Allora ne parleremo con i tuoi genitori prima>>
<<No. Sono maggiorenne ora e posso decidere per conto mia. Con o senza il permesso di mia madre io quell'operazione la farò>> non so come mai, ma il dottore mi rivolse un sorriso che sembrava quasi pieno di orgoglio.
<<Aggiudicato. Allora l'intervento lo faremo tra due giorni>> disse sfogliando la sua agenda.
<<Grazie mille>> dissi prima di uscire dalla stanza, per lasciare il posto ad un'altro paziente che doveva essere visitato.

SPAZIO A MOI!!!!

Za za za zannn.
Siamo arrivati al capitolo 44 che è pieno di sorpreseeeee.
Vi avviso che ci saranno ancora due o tre capitoli dopo questo prima che la storia finisca.
Lasciate un commento, perché davvero, anche se penso sia un po' tardi, vorrei sapere cosa migliorare perché non credo che questa storia sia perfetta.
Detto questo vi lascio, alla prossima.

Un bacio, Anna🌹

Colpa di una piroetteWhere stories live. Discover now