~Capitolo 43

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Stavo passeggiando per le strade della mia amata città assorta nei miei pensieri.
Sapevo che Logan avesse ragione nel profondo del mio cuore, ma mi era così difficile perdonarla. Certo, lei era mia madre, ma davvero mi voleva così bene come dichiarava Logan?
E se adesso ci andassi a parlare cosa le avrei dovuto dire? "Ciao mamma, scusami se ti ho disubbidito, ora sono tornata perché sono in tournée con un coreografo famoso"? Sicuramente mi avrebbe fatto prendere un altro aereo e questa volta altro che Londra, direttamente in Argentina oppure in Brasile.
Già, non potevo rischiare che mi impedisse di fare il tour. Le avrei parlato prima di lasciare Dover, fino ad allora me ne sarei rimasta al mio posto.
Ero molto agitata, tra meno di tre giorni  mi sarei esibita di nuovo su quel palco e l'emozione dentro di me cresceva a vista d'occhio.
Non ci misi molto ad arrivare in Hotel, e non appena aprii la porta della mia camera ritrovai Giada seduta sul suo letto a leggere che come mi vide iniziò a tempestarmi di domande.
<<Bambi, finalmente sei tornata. Allora, mi vuoi spiegare cosa è successo? Chi era quel tipo che faceva a botte con  Logan? Che cosa voleva? Perché ritorni a casa solo a quest'ora? E' quasi la mezza!>> iniziò a parlare a raffica senza darmi il tempo di rispondere alla prima domanda.
<<Calmati Giada>> dissi ridendo per poi sedermi accanto alla mia amica. <<Allora, quel ragazzo si chiama Lucas ed è il mio ex ragazzo>> aggiunsi iniziando a raccontarle la storia. Le raccontai di quanto lui fosse possessivo nei miei confronti e di quanto fosse convinto che io lo amassi ancora. Narrai anche di quando Tyler mi difese nei corridoi della scuola, e di quando per colpa sua, mia madre decise di farmi andare a Londra.
<<Oh mio dio. Se lo avessi saputo prima ti giuro che quel tipo sarebbe stato scaraventato dal novantasettesimo piano dell'Empire State Building andando in pasto ad un branco di lamantini assassini>> esclamò facendomi ridere a crepapelle.
<<Da dove ti sono usciti i lamantini assassini scusa?>> chiesi tenendomi la pancia dal ridere.
<<Non prendere in giro i lamantini, sono fighissimi>> disse ridendo anche lei.
<<Comunque, perché sei tornata solo adesso e non ieri sera?>> aggiunse.
<<Bhe.. ecco.. sono solo rimasta a dormire da Logan, tutto qui>> dissi abbassando lo sguardo, sapevo che stavo diventando di nuovo rossa.
<<Oh mio dio.>> disse per la seconda volta in pochi minuti.
<<Cosa?>> chiesi guardandola. Ero abbastanza confusa, non capivo il perché di quella sua esclamazione.
<<Non avete mica..>> disse  alzando un po' troppo il tono della voce mentre mi guardava con un' espressione maliziosa.
<<Shhhh!!>> dissi facendole segno di abbassare la voce, mentre sentivo le mie gote farsi sempre più rosse.
<<Allora, com'è stato?>> chiese senza abbandonare la sua espressione.
<<Non sono affari tuoi.>> ero imbarazzata da quella domanda. Anche se me lo avesse chiesto in continuazione non le avrei mai dato una risposta. Così finimmo il discorso con una risata per poi prepararci all'allenamento che si sarebbe tenuto il pomeriggio.

I tre giorni passarono in un soffio e come niente arrivò.
Era solo il primo pomeriggio e lo spettacolo si sarebbe tenuto alla sera, e già tutti i ballerini erano in ansia, io per prima. 
Quel pomeriggio il  signor Philips ce lo aveva  dato come libero per sbollire la tensione a patto che alle cinque fossimo di nuovo tutti in albergo per prepararci. Io, al contrario di Giada e Kendall, restai in hotel. Conoscendomi mi sarei agitata ancora di più stando in compagnia, così optai per una bella dormita in modo da essere piena di energie per la sera.
La sveglia fece il suo maledettissimo lavoro e quando furono le cinque suonò. Piano piano mi svegliai, prima mi stiracchiai, poi con un sonoro sbadiglio mi misi a sedere, per evitare di riaddormentarmi. In quel preciso momento la porta si aprì rivelando una chioma riccioluta.
<<Scommetto che ti sei appena svegliata>> disse Giada scrutandomi.
<<Mi conosci bene amica mia>> le dissi sorridendo.
<<Su vatti a cacciare in doccia e datti una svegliata, io mi preparo il borsone>> mi ordinò facendomi alzare e spingendomi in bagno. A suo comando mi fiondai sotto la doccia, aprendo il rubinetto dalla parte fredda cosicché mi potessi svegliare completamente. Ne uscii poco dopo fresca come una rosa.
Io e a riccioluta ci demmo il cambio, così lei andò a farsi una doccia fresca ed io mi preparai il borsone, ci misi dentro il costume che il signor Philips ci aveva fornito all'ultimo allenamento, le scarpette che Kendall mi aveva regalato, tutto l'occorrente per acconciare i capelli e un cambio per quando lo spettacolo sarebbe terminato. Fatto!
Poco dopo fummo tutti chiamati a mangiare cena. Ed io, Giada e il biondino ci sedemmo al nostro solito posticino.
<<Allora siete agitate?>> ci chiese il ragazzo mentre assaporava un bel piatto di spaghetti al pomodoro.
<<Io si, da morire, è da una vita che sogno questo momento. E' su quel palco che interruppi la mia carriera e sarà da quel palco da dove la riprenderò>> dissi con abbastanza determinazione, guadagnandomi un'occhiata fiera da parte di Giada.
<<Io un pochettino, ho solo paura di sbagliare, come penso ce l'abbiano tutti qui>> disse infine quest'ultima.
Subito dopo cena fummo tutti scortati al grande teatro di Dover per prepararci all'esibizione. Ci fu indicato da dove entrare, come raggiungere i camerini e il palco. Così ci  dirigemmo subito ai camerini per prepararci. Ci volle un po' a far entrare il tutù bianco, ma alla fine ci riuscì. Forse avevo preso un pochino di chili. Con l'aiuto di Giada e Susanne, una nostra compagna, riuscii ad acconciarmi i capelli, legandoli in uno chignon ordinatissimo.
Restai per qualche minuto ad osservarmi allo specchio, e solo allora mi resi conto di quanto fossi cresciuta, di quanti anni erano passati dall'ultima volta che mi guardai allo specchio in quel modo. Un sorriso comparve sulle mie labbra, stavo per realizzare, una volta per tutte il mio sogno.
Quando fummo tutti pronti ci chiamarono sul palco e facemmo un po' di esercizio di riscaldamento tendendo i muscoli di ogni parte del corpo, ovviamente accompagnati dalla musica.
Finimmo velocemente così io e Giada ci spostammo in platea. Era enorme, quel posto poteva contenere senza dubbio quattrocento persone. Insieme alla mia amica ripassai il pezzo che avevamo da soliste accompagnate dall'assolo di pianoforte di Kendall. Era perfetto, non pensavo che sarei riuscita a ricordarmi tutti i passi con tutta l'agitazione che avevo addosso.
Mentre stavamo ripassando per l'ultima volta vedemmo sentimmo un brusio di voci, segno che la platea si stava riempiendo, così io e la mia compagna ci dirigemmo verso i camerini, ma prima di chiudere la porta che conduceva alle quinte mi voltai verso la gente e con sorpresa notai Tyler, Phoebe, Logan, Colin, Mark e mio fratello  scegliere i posti che dovevano essere su per giù in quinta o sesta fila, in una posizione da dove si sarebbe visto bene lo spettacolo. 
Erano tutti lì per vederci ballare.
Mi stupii nel rivedere Colin e Mark, era dall'ultima prova della band che non li vedevo e devo dire che ne era passato di tempo, ma a giudicare dai loro comportamenti erano rimasti sempre gli stessi. Sicuramente finito lo spettacolo sarei andata a salutare anche oro due.
Lo spettacolo ebbe inizio e in un men che non si dica la mia insicurezza sparì insieme all'ansia facendo spazio ad un senso di sicurezza e di coraggio.
Eravamo ormai giunti a metà serata ed era filato tutto liscio come l'olio.
I miei compagni erano davvero bravi, possedevano una sincronia perfetta in tutti i loro movimenti e si vedeva quanto il gruppo fosse unito, quanto tutti si conoscessero bene, quanto si supportavano l'uno con l'altro. Tra poco sarebbe toccato a me e a Giada ballare. La ragazza mi si avvicinò e mi sorrise per rassicurarmi prima di raggiungere  l'altra parte del palco da dietro le quinte.
Vidi le ballerine che erano sul palco uscire ordinatamente di scena, poi  sentii l'accordo che segnava l'inizio della nostra esibizione, così entrammo in scena accompagnate non solo da Kendall ma dagli applausi che dominarono la platea.
Andò tutto liscio, i passi, le piroette, i tounand, i pliè. 
Tutto, o quasi.
Era il momento di eseguire un salto,  il jeté entrelancé, uno dei salti più difficili della danza classica. Ma difficoltà non era quella dell'eseguire il salto, ma quella di eseguirlo in perfetta sincronia con Giada, solo allora l'effetto sarebbe stato spettacolare.
Ci stavamo preparando al salto, mi voltai verso di lei, lei verso di me, mi fece un segno che ai presenti sarebbe stato impercettibile.  Andò tutto bene fino al mezzo giro, quando sentii la testa girarmi in un modo strano. Vidi dei pallini gialli e neri qua e là e non era colpa della luce. L'atterraggio fu uno dei peggiori, non riuscì ad atterrare in terza posizione dato che sentì la gamba cedermi e la testa farsi sempre più pensante fino a quando, accompagnata da un verso di stupore da parte delle persone, svenni.

BUONCIAO!!

Eh questo è il capitolo 43.
So che speravate di meglio ma non urlatemi contro, pleseeee.
Anyway vi avviso che la storia è quasi finita (Sad momet :c)
Spero che vi piaccia ugualmente anche se è un po' bruttino.
Alla prossima..

Baci, Anna🌹

Colpa di una piroetteDär berättelser lever. Upptäck nu