Continuo a pensare, quando, però, aperti gli occhi, osservo le mie dita.
Si stanno muovendo leggiadre, in aria, producendo un suono udibile solo a me, nella mia mente. Dapprima lentamente, poi più velocemente, sempre di più.
Mi sento libero.
Anche se so che non dovrei farlo lo sto facendo, anche se solo nella mia mente.
Non ho poggiato le mani sui tasti ma, soltanto guardando lo strumento, quest'ultime si muovono da sole, anche se solo in aria, senza produrre musica.

Mi blocco.
La porta si apre di scatto, mostrando la figura di Eren entrare velocemente. Lascia lo zaino davanti alla porta, senza chiuderla, e corre verso la sua camera con una braccio sugli occhi.
Prima di vederlo scomparire riesco a notare una lacrima muoversi nell'aria prima di andare a infrangersi sul terreno.

Eren sta piangendo.
Sono preoccupato per lui? Si.
Dovrei esserlo? No.
Prendo lo zaino da terra e lo poggio ordinatamente accanto al divano, chiudo la porta e inizio ad osservare le scale.
Vado o non vado?
Dovrei aspettare che si calmi?
Ma, piuttosto, dovrei davvero andare? Che motivo ho? Sono solo il suo maggiordomo e, per quanto mi riguarda, gli ho già dato troppa confidenza. Ma allora perché non riesco a smettere di pensare a quale sia la causa delle sue lacrime? Perché non riesco a smettere di sentirmi male solo a vederlo in quello stato?
Poggio la schiena sulla porta lasciandomi cadere a sedere.
Piego le ginocchia, poggiandoci sopra la testa.

Rischio di legarmi a lui più del dovuto. Rischio di iniziare a considerarlo una persona importante. O anche la più importante.
Lo perderei prima o poi, già lo so, perciò non devo. Non devo andare da lui o tutto ciò che ho cercato di essere in questi anni andrà in frantumi. La persona distaccata e fredda che sono diventato deve rimanere tale.
Ma allora perché sto salendo le scale per andare da lui?
Non riesco a pensare ad altro.

Le gambe si muovono velocemente, quasi senza la mia volontà, e riesco ad arrivare alla sua porta in poco tempo ma, davanti ad essa, mi fermo. Devo davvero farlo? Voglio davvero farlo? Non ci penso due volte e busso, seguendo l'istinto.
Nessuna risposta.
<<Moccioso!>> lo chiamo, lasciando trasparire un po' della mia preoccupazione nella voce.

Apro la porta lentamente non sentendo risposta, stupendomi di trovarla aperta.
Sul letto poco distante si trova Eren, rannicchiato su se stesso e girato di schiena. Riesco a sentire i suoi singhiozzi.

<<Moccioso che è successo?>> chiedo rimanendo sull'orlo della porta.
La risposta continua a non arrivare e, per un attimo, nella stanza cala il silenzio più totale, interrotto solo dai rumorosi singhiozzi del ragazzo sul letto.
<<Eren>> questa volta pronuncio il suo nome, che riecheggia nella stanza.
È la prima volta che lo chiamo per nome dall'ultima volta che ci siamo visti, undici anni fa.
(Dal loro primo incontro sono passati dodici anni ma dal loro ultimo incontro undici perché Levi ha lavorato li per un anno)
Quando ci siamo salutati l'ho chiamato per nome. Ed ora l'ho rifatto.

I suoi singhiozzi si placano per qualche secondo.
<<Levi, cosa hai fatto in questi anni?>> pronuncia sussurrando.
Di nuovo questa domanda.
<<Non ne abbiamo già parlato a proposito di questo?>> chiedo iniziando a spazientirmi.
<<Ma io voglio saperlo comunque>>
<<E io non ho intenzione di dirtelo>> sputo acido.
Il mio passato è qualcosa di estremamente delicato che non ho intenzione di rivelare. Voglio solo dimenticare, anche se so che, alla fine, rimarrò per sempre aggrappato a quei ricordi.
<<Ecco appunto>> continua lui.
<<Cosa?>>
<<Questo, non mi dici mai nulla!>> inizia a spazientirsi anche lui mentre si siede sul letto, facendomi vedere il suo viso arrossato e bagnato dalle lacrime.
<<Perché ora hai tirato fuori quest'argomento? Non stavamo parlando di un'altra cosa? Ti ho chiesto perché cazzo stai piangendo e tu hai di nuovo tirato fuori questa domanda!>> inizio ad alzare la voce contro di lui.
<<TU NON MI DICI MAI NIENTE PERCHÈ IO DOVREI DIRTI PERCHÈ STO PIANGENDO? NON È AFFARE TUO NO? NON È CIÓ CHE MI DICI SEMPRE?>> urla guardandomi arrabbiato.
<<CAZZO IL MIO PASSATO È QUALCOSA DI DELICATO DI CUI NON VOGLIO PARLARE CON IL PRIMO CHE CAPITA>>
<<OH E QUINDI IO SAREI IL PRIMO CHE CAPITA? TI FIDI COSÌ POCO DI ME?>>
<<Noi non ci conosciamo>> abbasso la voce.
<<Tu non mi permetti di conoscerti Levi>> dice anche lui, quasi sussurrando.
<<Vaffanculo Eren>> dico uscendo, sbattendo la porta.

Ho buttato fuori tutto ciò che mi tenevo dentro. Ho detto cose che non volevo dire, ma lui continua a farmi quella domanda che mi fa solamente tornare in mente i ricordi che cerco tanto di dimenticare.
Sbatto rumorosamente una mano sul muro accanto alla porta di Eren.

Sento qualcosa spostarsi dall'interno della sua stanza e i suoi passi avvicinarsi alla porta, in seguito, la sua voce flebile sussurrare, sempre dall'interno della stanza:

<<Levi, mi odi?>>

Riesco solo a pensare ai suoi occhi verdi e brillanti che, velati dalle lacrime sembrano tanto scuri. Anche quegli occhi nascondono le debolezze, proprio come i miei.
Quando ride mi fa ricordare ciò che non sarò mai. Una persona tanto spensierata, ingenua e felice di vivere.
Io, a causa di questo, lo odio?

Spazio autrice
Uwaa questo capitolo è lunghissimo!! 1518 parole santo cielo. Si è scritto da solo!!
Allora prima di tutto vi ringrazio di CUORE delle 300 visualizzazioni e mi scuso per il ritardo, in questo momento sono in montagna e, a parte il fatto che internet prende ogni morte di Papa, non ho molto tempo per mettermi a scrivere. Ad esempio, la parte iniziale di questo capitolo è stata scritta mentre ero qui:

Insomma, ho fatto una faticaccia ad arrivarci (ho dovuto salire la montagna) peró alla fine si stava bene

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Insomma, ho fatto una faticaccia ad arrivarci (ho dovuto salire la montagna) peró alla fine si stava bene.
Detto questo grazie ancora per le stelline e le visualizzazioni, vi invito a commentare e a votare se la storia vi piace o se avete qualcosa da dirmi.
Baci,
Autrice.

My butler | ERERI/RIRENWhere stories live. Discover now