[12]: guilt

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justin

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justin.

- dio, non ci credo che lo hai fatto alzare a tuo fratello. -

fu la prima cosa che sentii quando mi avvicinai alla camera di scar. era cassie a parlare.

già, nemmeno io potevo crederci. mi ero appena strusciato contro scar - o lei si era strusciata su di me? - e il mio corpo aveva deciso di eccitarsi proprio in quel momento, proprio contro di lei. mi sbattei una mano in fronte per la vergogna.

- lo so, è una cosa assurda. -

aveva detto quindi scar, ma la sua voce non era shockata, era.. non so nemmeno come fosse. non sembrava dispiaciuta per quello che era successo, e maledizione, nemmeno io lo ero, e non lo sono nemmeno adesso.

- ma come era? -

- fottutamente duro, cass, io non ho nemmeno parole per descriverlo. -

sentivo le guance scottare mentre origliavo la loro conversazione. sentire due ragazze parlare della mia erezione non mi metteva esattamente a mio agio, però a pensare che a scar fosse piaciuto, mi veniva da sorridere.

- scar, io sono davvero, davvero contenta per te e justin, perché è evidente che entrambi volevate questo, però... -

la frase di cassie restò incompleta, abbastanza a lungo da far svanire il sorriso sulle mie labbra. però cosa? di sotto aveva appena fatto il tifo per me.

- sabato esci di nuovo con aaron, è un ragazzo d'oro e sinceramente.. non merita questo. -

la mia espressione crollò a quel nome. significava che scar aveva intenzione di continuare a vederlo? maledizione.

- quello che è successo di sotto non cambia le cose con aaron. è vero, justin ed io abbiamo tirato un po' troppo la corda, ma abbiamo solo ballato. non è successo nient'altro, e non succederà mai. -

fu a quel punto che sentii il mio cuore lacerarmisi nel petto. perché stava sminuendo quello che era successo? e soprattutto, perché faceva così fottutamente male?

- spero solo che tu sappia cosa stai facendo, scar. -

fu allora che entrai nella stanza per liquidare cassie, come avrei dovuto fare prima ancora di fermarmi ad origliare, per poi invitare scar da mia madre il sabato successivo (proprio il giorno del suo appuntamento, una fortunata coincidenza, no?)

comunque, ad oggi, non mi pento di niente. e anche se ci siamo detti che quel toccarsi non conta niente, che possiamo continuare ad ignorare la frustrazione tra di noi, una vocina dentro di me continua ad urlare di continuare a tirare la corda, di superare i limiti a noi concessi di nuovo. perché maledizione, è ciò che il mio corpo vuole. vedere scar arrossire davanti ai miei occhi mi aveva reso più fiero che mai: era attratta tanto quanto lo ero io. la conferma arrivò quando il suo sedere si strofinò contro di me di continuo. se solo cassie non ci avesse interrotto...

siblings. ✩ jdbWhere stories live. Discover now