Capitolo 26

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"Il tempo guarisce ogni ferita".

Quella frase era diventata una sorta di conforto; una speranza, forse l'ultima, alla quale poter aggrapparsi durante i momenti bui e tristi.

Il trenta agosto, l'ultima domenica di quel mese nefasto, il cielo sopra la città aveva iniziato a tingersi di un grigio bluastro che lasciava presagire un forte temporale estivo, di quelli che si esaurivano nel giro di un paio d'ore. Anche l'aria era satura del tipico odore di pioggia e, seppur il vento umido si insinuava prepotente sotto gli abiti, Elizabeth non avvertiva freddo.

Era scesa dalla Ford Tudor con sguardo basso, il velo nero in pizzo che le scendeva candido sul volto a nascondere due occhi pesti e gonfi di lacrime. Camminava lenta dietro ai genitori al fianco di sua zia Pauline, che le cingeva le spalle con modi affettuosi per ricordarle di non essere davvero sola. Ma lei abitava lontano, come poteva dirle una cosa simile?

Alzò lo sguardo su Ronald che le camminava davanti sorreggendo Catherine, la quale, ormai, si muoveva più per inerzia a passo del marito che per reale volontà. Era... uno strazio vederla così e, mentalmente, maledisse suo padre per averla costretta a farla uscire di casa.

Plick.

Sbattè le palpebre, mentre una dopo l'altra piccole gocce di pioggia fredda le cadevano sulle mani pallide e fredde. Infine, insieme al resto della famiglia, entrò svelta in una delle porte laterali della Cattedrale e che conduceva a una cappella più appartata.

C'era un altare al fondo della stanza, su cui erano stati adagiati svariati mazzi di fiori colorati, scelti con cura da lei e dalla zia: dalie, calendule e narcisi che, con i loro caldi colori gialli e arancio, attenuavano il peso della situazione e i cui profumi andavano a mescolarsi con quello pungente dell'incenso acceso dal sacrestano. Infine, mentre tutti prendevano posto sulle panchine in legno di mogano, l'atmosfera iniziò a vibrare delle note dell'Aria sulla Quarta Corda di Bach.

Prima che la cerimonia iniziasse, Elizabeth sbirciò con lo sguardo sua madre, sedutale accanto: la donna indossava un lungo abito sinuoso in satin nero, sormontato da un colletto a V bianco che, un tempo, forse, le avrebbe valorizzato il seno. Eppure ora le ricadeva addosso come una mera sacca di tela, dandole un aspetto che, sotto certi punti di vista, la faceva assomigliare a uno spaventapasseri. Non aveva ancora detto nulla da quando si era seduta, né aveva versato una lacrima, nemmeno quando alcuni parenti del Michigan erano venuti a farle le condoglianze; sul volto consumato dal dolore e dalle lunghe notti insonni, i due bulbi oculari tondi e lucidi erano rimasti fissi verso il pavimento in granito scuro.

Elizabeth, distrattamente, spostò lo sguardo più a destra dove sedeva suo padre: composto e statuario come sempre, stretto nel suo completo nero a doppio petto che tirava fuori dall'armadio solo nelle occasioni importanti, guardava freddamente l'altare davanti a sé. Senza dire nulla, se non qualche "grazie" o "stiamo andando avanti" in risposta ai cordogli, si rigirò più e più volte nelle mani una sottile collana d'oro appartenuta a Rossella, uno dei suoi regali di battesimo.

Se si fosse concentrata abbastanza, Elizabeth avrebbe potuto scorgere del risentimento nei suoi occhi freddi, ma sapeva bene che non era rivolto alla sorella scomparsa prematuramente.

In quel momento dovette distogliere da lui lo sguardo, per concentrarsi piuttosto su George Mundelein, salito poc'anzi sul pulpito con indosso l'abito bianco e la stola viola, tipici del rito funebre.

«Siamo qui, oggi, per ricordare una figlia amorevole, una sorella, una giovane promessa sposa che ci ha lasciati.» Mormorò affranto e, prima di continuare, dovette fare una breve pausa per riprendere un certo contegno. «Rossella era una cara persona, una ragazza di buon cuore e con un sorriso contagioso. Se non fosse per questa tragedia, che sembra quasi uno scherzo della Provvidenza, in questo momento saremmo a congratularci e gioire con lei per il suo matrimonio.»

L'odore pungente del legno neroWhere stories live. Discover now