Capitolo 10

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Una lunga giornata senza fine, ecco cos'era diventata.

Rossella si strinse nel maglione con forza, regolarizzando a fatica il respiro accelerato per la tensione. Dopo la discussione avuta con Antony Blackwood, da sola e in quella sorta di studio in cui era entrata quasi un'ora prima, sentiva un freddo lancinante ovunque, come se il calore che le aveva dato Andrew fosse stato risucchiato via in un buco nero, simile a quello che avvertiva all'altezza dello stomaco. Non era stata una conversazione piacevole, dato che il giovane criminale le aveva fatto più domande personali che altro, volte a denigrarla e a capire con chi avesse davvero a che fare. Ad Antony non importava nulla di lei, lo aveva capito dallo sguardo che aveva sostenuto tutto il tempo, per non parlare della mano che le aveva fatto scivolare dentro il maglione fino a raggiungere il seno. Era così tesa da tremare appena.

Ma, stando agli sguardi torvi e allarmati dei ragazzi che li circondavano, non era l'unica a subire quell'effetto, infatti, non appena il ragazzo aveva fatto il suo ingresso nel salone, ciascuno dei presenti aveva smesso di fare qualsiasi cosa stesse facendo, che fosse giocare a carte o bere whisky. Persino Parker, il mastino al seguito di Andrew, sembrava allarmato dalla presenza del criminale e aveva puntato lo sguardo su di lui come ad attendere degli ordini.

L'unico a ignorare completamente la sua presenza fu proprio Andrew, appisolatosi su uno dei divanetti che arredavano la sala a seguito della sbronza di poco prima. Non si accorse nemmeno dei passi che suo cugino compì per raggiungerlo. Mani appoggiate rigorosamente sui fianchi, ad enfatizzare il potere che aveva su tutti loro e, preso uno dei bicchieri ancora pieni dal tavolo da gioco, ne rovesciò l'intero contenuto ambrato sul volto di Andrew, facendolo svegliare di colpo.

«In piedi, abbiamo da fare»

Andrew imprecò con voce roca e impastata dal sonno. Dopo essersi ripulito il viso fradicio con la mano e, riconquistata una sorta di lucidità, ringhiò:

«Tornatene nel buco da dove sei venuto e lasciami in pace, se non vuoi finire con qualcosa di rotto»

Tony, sorridendogli, scattò in avanti e lo afferrò per il colletto della camicia, portandoselo a pochi centimetri di distanza dal proprio naso. Il sorriso sulle sue labbra svaní completamente per lasciare spazio ad uno sguardo omicida.

«Vuoi che ti riempia di botte come facevo quando eravamo bambini?» Gli sibilò in faccia costringendo l'altro Blackwood a distogliere lo sguardo con uno sbuffo.

Ripensando alla loro infanzia, Andrew si ricordò dell'unica volta che aveva osato spingersi un po' troppo oltre con gli insulti e, per poco, non si era ritrovato un coltello piantato nella mano. In quell'occasione, Antony aveva poco più di dodici anni mentre lui appena otto.

«Codardo, come sempre» Gli disse Tony subito dopo averlo lasciato andare. I presenti guardarono il battibecco quasi annoiati, probabilmente non era la prima volta che i due finivano per insultarsi a vicenda ma Rossella, dopo aver trattenuto il fiato, vide Parker abbassare rapido la mano che aveva appoggiato sulla Mauser allacciata ai pantaloni. Era quasi commovente vedere quanto tenesse al suo pupillo.

«Si può sapere allora che diavolo vuoi?» Chiese Andrew con uno sbuffo, osservando nervosamente Antony mentre si dirigeva di nuovo verso le scale.

«Lo scoprirai dopo, sempre che tu riesca a trovare la lucidità necessaria a salire di sopra» Tagliò corto Antony salendo un gradino dopo l'altro e, una volta arrivato sul pianerottolo, lanciò uno sguardo torvo a tutti i presenti che tornarono a fare ciò che stavano facendo prima. Rossella strinse gli occhi spaventata quando sentì il tonfo secco della porta, chiusa con rabbia e, senza pensarci, si voltò verso l'altro Blackwood.

Andrew, roteando gli occhi, si alzò svogliato massaggiandosi spalle e braccia indolenzite per la posa scomoda. Rossella sospirò guardandolo con apprensione: non sapeva ancora fin dove Antony avrebbe potuto spingersi, ma aveva visto chiaramente la paura negli occhi di Andrew e quel pensiero bastò a farle desiderare di non essere mai uscita di casa quella mattina.

L'odore pungente del legno neroWhere stories live. Discover now