Capitolo 15

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«Me lo sono meritato» Mugugnò Rossella tra le lacrime. Scivolavano rapide, andando a infrangersi sulle dita di Antony strette sulle sue guance imporporate. Le teneva il viso fermo con una mano, mostrandole un sorriso folle e dannatamente spaventoso.

«E mi è piaciuto» Aggiunse Antony, ripetendo la frase che voleva sentirsi dire. Si leccò languido le labbra tirate, aspettando di vederla cedere una volta per tutte. Il fatto che avesse continuato a dimenarsi sotto il suo peso rendeva tutto più eccitante, anche se la parte migliore, per lui, era la rassegnazione che compariva negli occhi delle donne quando si rendevano conto di non avere più scampo. L'affermazione del suo controllo su di loro.

Rossella distolse lo sguardo esausta: aveva perso ogni briciolo di forza per controbattere alle vessazioni, agli insulti, ai vari nomi con cui Antony l'aveva additata durante quell'atto così disgustoso e spregevole. Sentiva gli occhi pesanti, avrebbe soltanto dovuto chiuderli e scivolare lentamente in un sonno profondo per farlo sparire... eppure, non appena sembrava che stesse per riuscire a lasciarsi andare, il ragazzo iniziava a strattonarla vigorosamente e a usare quel dannato coltellino a serramanico sulla sua pelle arrossata e sudaticcia. solo per il gusto di tenerla ancora sveglia.

Scosse la testa cercando di mandarlo via per l'ennesima volta, inutilmente. Tutto nella stanza in cui si trovavano iniziò a vorticare e a farsi più scuro, come se qualcuno stesse riducendo dall'esterno la luce proveniente dalla lampadina a incandescenza sopra le loro teste.

«Mi...» Iniziò a dire, anche se nella sua testa corresse la frase in: "mi faccio schifo". Ripensò a come si era comportato il suo corpo, a quegli... spasmi... a quella calda sensazione che le aveva strappato dei gemiti incontrollati. Le domande si affollarono rapide in sequenza: le era piaciuto? Era attratta da Antony a tal punto da sopportare anche una simile barbarie? Come poteva esserle piaciuto ciò che lui le aveva appena fatto?

«Allora?» Insistette Antony, passandole l'indice su uno degli innumerevoli taglietti che le aveva provocato poc'anzi e che, subito, iniziò a bruciare come sale sulla carne viva.

«Sei solo un mostro! Un uomo tu neanche sai cosa sia!» Biascicò disperata, senza nemmeno più balbettare e il ragazzo, allora, lasciò la presa tirandosi su con la schiena.

«Così mi offendi» Disse dispiaciuto, mimando un'espressione triste. Rossella, invece, si voltò dall'altra parte accovacciandosi su sé stessa.

«Hai avuto ciò che vuoi, ti prego... lasciami andare» Sibilò piangendo e alzando le braccia, finalmente libere, nel tentativo di liberarsi. Le sentiva deboli e pesanti, quasi come se si muovessero per inerzia più che per proprio volere. Tuttavia Antony gliele afferrò una seconda volta con una facilità estrema: era talmente abituato a una scena come quella, da riuscire a prevedere i movimenti della donna. Rossella aprì ancor di più gli occhi, sconvolta e terrorizzata, inerme. Lo sguardo le si posò dritto in quello del suo carnefice per dei secondi che parvero ore, in attesa che lui decidesse quale fine meritasse. E, quando Antony le si avvicinò al viso, trattenne il fiato.

«Te ne devo dare atto, bambolina» Mormorò lezioso. «Sei la persona più incosciente che io conosca per avere ancora la forza di resistermi, vista la situazione in cui ti trovi... Di solito a quest'ora tutte cedono» Disse quasi meravigliato. «Ma, sfortunatamente per te, questo non fa altro che eccitarmi ancora di più»

Rossella vide il braccio del ragazzo muoversi a rallentatore sopra il suo addome: il dolore subìto in precedenza aveva narcotizzato ogni suo senso e, in quel momento, le parve di osservarsi da lontano, come se si trovasse all'esterno del proprio corpo; vedeva il braccio di Antony calare su di lei dall'alto e lo scintillio di una piccola lama lacerarle la pelle sotto il seno sinistro, dal quale iniziò a colare un piccolo rivolo di sangue scarlatto.

L'odore pungente del legno neroNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ