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Camila

3 giorni dopo

<< Sei patetico.>>

L'uomo dai lunghi capelli neri si voltò nella direzione da cui proveniva la voce, socchiudendo gli occhi adirato.
Non era del tutto sicuro di aver udito quelle parole, non era possibile, non era tollerabile. Credette di essersele immaginate anche quando udì in modo distinto il sospiro accanto a lui.

<<Che hai detto?>> sibilò a denti stretti fissando la ragazza con odio.

Quella stupida adolescente stava superando il limite per i suoi gusti, era fin troppo vicina a fargli perdere la pazienza, non doveva contraddirlo per nessun motivo al mondo.

<<Ho detto che sei patetico. Credi davvero di ottenere qualcosa comportandoti così?>> disse la ragazza davanti a lui, la voce sicura di se ma lo sguardo rivolto al pavimento.

<< Ti conviene tacere. Oppure vuoi prenderle ancora?>>

La ragazza sorrise scuotendo la testa, poi lentamente si portò una mano al volto. I lividi bruciavano ancora, le sembrava quasi di aver ricevuto quei colpi da poco da quanto scottavano, ma quelle cicatrici erano vecchie di almeno una settimana.
Faceva male, sempre e comunque.
Lo schiaffo appena ricevuto non era niente in confronto alle tante percosse ricevute, ma l'aveva ferita ugualmente. Si stupì di essere ancora in grado di provare rabbia. Avrebbe dovuto incassare e basta, in assoluto silenzio.
Ma era così stanca.

<< Certo che no, non vorrei mai rovinare la tua giornata.>> disse poi a l'uomo, mettendo alla prova con un po' troppa audacia la sua pazienza. Quello sputò sul pavimento, avvicinandosi poi alla ragazza e portando le dita al colletto della sua camicia bianca.

<< Chiudi il becco>> sibilò lanciandole uno sguardo infuocato per poi spingere la ragazza contro il muro. La madre di quella stronza sarebbe rientrata da lì a pochi minuti, non doveva rischiare di farsi trovare da lei in quello stato. Doveva mostrarsi educato e servizievole ai suoi occhi.
Tutto pur di non perdere mai il suo amore incondizionato. Inutile dire che la donna aspirava più ai suoi soldi che al suo amore, per non parlare dell'oggetto del desiderio che lo classificava come maschio.
Era diventato molto bravo a fingere, a fingere che andasse tutto bene quando in realtà fra lui e quella ragazza dagli occhi oscuri ed impenetrabili non andava bene per niente.
Alla donna questo non poteva certo dirlo, lei non doveva scoprire nulla.

<<Dove cazzo hai messo la mia roba. Tirala fuori.>>

L'uomo inveì contro Camila, la quale si staccò con un gesto brusco dal muro, scagliandosi poi contro l'uomo in preda ad un eccesso di collera lancinante.
Quel pezzo di merda era entrato in casa come una furia, gridandole contro che pretendeva che lui tirasse fuori la droga, ma Camila non ne aveva ricevuta, era stata presa in giro. A l'uomo le parole non erano bastate, non bastavano mai, e l'aveva colpita al volto con uno schiaffo.
Uno schiaffo che Camila aveva avvertito esplodere persino nel cervello.

<< Quegli stronzi non mi hanno dato niente>> ripeté furiosa.

Camila detestava con tutto il suo essere quell'uomo abbietto e corrotto, quell'uomo che la costringeva a prostituirsi per ottenere della droga che avrebbe poi rivenduto ad un prezzo molto più alto di quello che valeva il corpo di Camila. Quell'uomo che la picchiava ogni singolo giorno, arrivando ad abusare di lei, senza alcun pudore, senza un misero senso di colpa.
Quell'uomo che era il compagno di sua madre.

<< Evidentemente non hai succhiato bene brutta troietta>> gridò l'uomo contro Camila, colpendola nuovamente al volto. Lo schiaffo le fece voltare di scatto la testa dalla parte opposta, e Camila chiuse gli occhi, avvertendo le lacrime bagnare le sue ciglia lunghe. Si morse il labbro inferiore e cercò con tutta se stessa di non mettersi a piangere, non davanti all'uomo. Poi comprese che quelle lacrime erano soltanto dovute al colpo e al dolore, perché lei non riusciva nemmeno più a piangere.
Camila non possedeva più alcun sentimento, alcun sentimento che fosse in grado di farle battere il cuore. Era fredda, vuota, silenziosa, solitaria, scarnificata.
L'unica cosa che la teneva in vita era la droga che assumeva da sola o in compagnia di alcuni degli uomini più gentili con i quali passava la notte. Uomini che erano profondamente innamorati di lei e che la lasciavano sniffare, seduta sul letto sfatto, con addosso i pantaloni di una taglia più grande.
Camila non permetteva a nessuno di toccare troppo il suo corpo, non si concedeva mai più di un'ora, ma con alcuni uomini era diverso. Invero, il suo restare in loro compagnia era originato soltanto da un bisogno lancinante di bucarsi, perché la via del ritorno era troppo lunga e lei era in completa astinenza.

The sin of the unclean virgin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora