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Ci sono peccati il cui fascino è maggiore nel ricordo che nella realtà in cui si compiono, singolari vittorie delle quali l'orgoglio si compiace più della stessa passione. Danno allo spirito una sensazione vivificante e gioiosa, maggiore di quella che darebbero i sensi. Ma questo non era di quelli. Era una cosa dalla quale bisognava liberare la mente, addormentarla con l'oppio, soffocarla per non esserne soffocati.

Il Ritratto di Dorian Gray

Oscar Wilde

Lauren

I suoi occhi mutarono rapidamente, le palpebre si arrossarono, le ciglia presero fuoco, le pupille si dilatarono in modo progressivo sino a diventare due pozzi neri di catrame. Allungò una mano verso la superficie riflettente, digrignando i denti e assaporando sulla lingua il sapore del sangue.

<<Ti concedo un'ora>>

Quella voce riecheggiò dentro di lei, l'accolse con gioia, annuendo e lasciandosi andare ad un gorgoglio.

<<Non fallire. Al termine della tua prova deciderò se accogliere o meno la tua richiesta.>>

Annuì di nuovo, leccandosi le labbra e sfiorando nuovamente lo specchio, una, due, tre volte, sino a farlo dissolvere. Si concentrò sulle sue dita della mano destra intrise di sangue e con un sorriso ironico si voltò, portando l'altra mano gelida al volto.

<<Non ti deluderò.>> disse in un sibilo, avvertendo nel petto l'espandersi del male, della presenza maligna che da giorni alloggiava in lei.
Non l'avrebbe deluso poiché, tutto quello a cui aspirava era ad un passo da lei, e doveva soltanto porre fine a quegli stupidi istinti umani che ancora la rendevano vulnerabile.

<<Muoviti.>> urlò la voce, lasciandosi andare ad un gorgoglio. Era perennemente impaziente di porre fine anche a quella vita umana, ed era profondamente spossato, stanco di attendere.
Lei impugnò il coltello da carne con forza, concedendosi un gemito demoniaco, lasciando che gli occhi tornassero per un attimo alle dimensioni normali. Il nero venne sostituito da un bianco accecante e subito dopo tornarono le sue pupille color del ghiaccio.
Si leccò le labbra pregustando il sapore della paura, la presenza del pensiero del sangue sulle mani la deliziava, non chiedeva di meglio. In fondo, nella sua patetica vita di umana, non c'era mai stato niente di puro ed innocente, si era sempre lasciata andare agli istinti.
Dopo aver riposto l'arma nella tasca del cappotto si portò gli occhiali da sole al volto oscurando lo sguardo, e permettendo al resto del mondo di assistere soltanto ad una parte della sua anima, quella che faceva più comodo a tutti.
Per aver la sua approvazione doveva soltanto uccidere, non era poi così difficile.
Uscì di casa con passo spedito, lanciando uno sguardo compiaciuto al cielo perlaceo, sorridendo.
Non aveva idea di dove trovare una vittima da sacrificare, doveva cercarla da se, lui non gli aveva detto niente, si era limitato a pronunciare quelle semplici parole.

<<Non fallire. Al termine della tua prova deciderò se accogliere o meno la tua richiesta.>>

Iniziò a camminare lentamente, un passo alla volta, lanciando ogni tanto uno sguardo alla strada, ma di umani, neanche l'ombra. Iniziò a perdere la pazienza, gorgogliò e tremò, presa dal desiderio, senza porre fine al suo vagare.
Quando svoltò l'angolo sperò di trovare un'anima che facesse al caso suo ma con estrema ira si accorse della più assoluta desolazione.
In quel maledetto vicolo non c'era nemmeno un senzatetto che facesse al caso suo. Invero, forse un senzatetto non era l'ideale per adempiere al suo compito, necessitava di un'anima pura, non contaminata, ed il luogo dove era andato a finire non faceva al caso suo.
Adagiò la schiena fasciata dal soprabito nero al muro, riflettendo.
I suoi occhi pungevano, le iridi necessitavano di sangue e poco a poco tornarono al loro stato demoniaco. Si portò un dito al mento.
Dove poteva prelevare un'anima pura, senza peccato?
Un bambino era fuori discussione, sapeva perfettamente che prima di uccidere si sarebbe servita del corpo per trarne piacere tramite il sesso. Gli restava soltanto una vergine. La difficoltà stava nel trovarla in mezzo al nulla.
Pensò di chiedere consiglio a lui, ma comprese che non sarebbe servito a nulla, non avrebbe trovato alcuna risposta, doveva fare da se. Era diverso ora che era lei a dover muovere i fili, si sentiva persa.
Rifletté ancora una volta, poi l'illuminazione.
Una scuola superiore.
Digrignò i denti quando comprese di dover attendere l'indomani, lui non avrebbe atteso così tanto, e a dire il vero la lussuria la stavo chiamando a gran voce, desiderosa di macchiare ancora una volta la sua anima. Si convinse di attendere, scostando la schiena dal muro e muovendosi lentamente, lontano dal vicolo.
Era complesso, quasi impossibile, ma doveva attendere.
Sorrise, leccandosi le labbra e pregustando il momento in cui avrebbe affondato le unghie nel corpo di un essere puro.
Per il desiderio non c'era alcun bisogno di attendere.
La masturbazione era il peccato più dolce che lei avesse mai conosciuto nella sua dannata esistenza.

The sin of the unclean virgin Where stories live. Discover now