thirty-two;

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A/N: Andate a leggere la mia nuova traduzione se vi va, si chiama Feeling This ed è sul nostro caro Ashton.

"I can feel your breath, I can feel my death. I want to know you, I want to see, I want to say 'hello'."

***

I due giorni successivi passarono velocemente. Avevo chiamato a lavoro e avevo detto loro la verità: che qualcuno a me caro era morto e che non me la stavo passando bene. Anche se dire questo era dire poco. C'era 'non passarsela bene' e poi 'completo disastro'; io ero più vicina all'ultima opzione. Persino i miei genitori avevano portato il loro culo fino al mio appartamento per vedere 'come stavo'. Non sapevano chi fosse Ashton ed io non volevo parlare di lui perché sapevo che non appena il suo nome avrebbe lasciato la mia bocca avrei perso completamente il controllo.

Il fatto che non avrei mai più potuto vedere il suo sorriso vivo e sentire la sua voce allegra era come avere degli aghi fissi in ogni centimetro della mia pelle. Più pensavo a lui, più mi sentivo male. Per non dire che, ogni volta che pensavo a lui, pensavo agli altri miei amici e allora mi ritrovavo di nuovo con il cuore spezzato.

Ma loro non mi avevano ancora contattato. Avevo parlato al telefono con Luke due volte; quando mi aveva chiamato per darmi la notizia e quando mi aveva chiamato di nuovo per vedere come stessi. Luke era per me un amico migliore di quanto meritassi e, nonostante la sua enorme gentilezza, rispettavo il fatto che nessun altro volesse parlare con me.

Erano impegnati con il loro dolore ed io ero probabilmente al punto più basso nella loro lista delle priorità. Faceva solo un po' male il fatto che fossi sola a gestire la morte di Ashton, cercando di capire i sentimenti che stavo provando, da sola, senza di loro. Loro erano insieme –e anche se il loro dolore doveva essere più intenso del mio, non rendeva comunque le cose semplici. Volevo sentire le loro voci. Volevo chiedere come stessero. Volevo dir loro che mi dispiaceva, per Ashton, per tutto. Volevo piangere con loro per la sua morte. Volevo dir loro che mi mancavano più di quanto mi fosse mai mancato qualcosa in vita mia.

Ma loro non mi avevano perdonato e non c'era niente che potessi fare oltre che rimanere chiusa in casa cercando di non pensare troppo ad Ashton, o a loro. Il dolore che circondava l'intera situazione era palpabile e l'unica cosa che avrebbe potuto alleviare questo trauma era dormire.

E quindi dormì per due giorni interi, svegliandomi solo per fare la doccia e mangiare. Non c'era modo per smettere di pensare e mi facevano male gli occhi per quanto avevo pianto.

Sembrava che non potessi smettere di piangere da quando avevo lasciato Los Angeles. Da quando avevo lasciato Michael. Tutti loro.

"Ci aspettiamo cielo coperto e pioggia per tutto il giorno, con un temporale nel tardo pomeriggio." Stava dicendo il metereologo alla televisione. Ero stesa sul mio nuovo, scomodo divano in pelle che i miei genitori mi avevano comprato come regalo per la nuova casa. La maglietta che stavo indossando era almeno di dieci taglie più grande e avevo dei pantaloncini rosa con una macchina di cioccolato. Non mi importava.

La mia attenzione era rivolta allo schermo.

Tipico. Pioggia tutto il giorno. Temporale più tardi. Era uno scherzo?

Le mie labbra si incurvarono in un sorriso per l'ironia malata.

Forse anche al cielo mancava Ashton.

"Grazie, Heather." Disse una giornalista con le labbra rosso fuoco. Alzai gli occhi al cielo al suo sorriso falso. Che poi si trasformò in una linea dritta come se mi avesse letto il pensiero. "Adesso, parliamo di una notizia più seria che è stata annunciata al mondo oggi."

all mine | ft. michael clifford (traduzione italiana)Where stories live. Discover now