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SECONDO PASSO: TROVARE UN LAVORO.

Il mio secondo giorno a Los Angeles fu un po' meno eccitante e più stressante del primo. Avevo 6 giorni prima che il mio nuovo amico Eddie mi chiedesse di pagare l'affitto, questo significava che avevo 6 giorni per trovare un lavoro. Non avevo neanche portato un curriculum con me –il che era stata una mossa stupida. Dovevo trovare un modo per trovare un lavoro che non lo richiedesse; un lavoro che non includesse vendere il mio corpo per strada o i miei organi al mercato nero.

Fischiettai tra me e me mentre camminavo nella mia nuova casa con un paio di pantaloni della tuta ed una felpa che apparteneva ad uno dei miei ex-ragazzi. Lui non era più importante e questa felpa non mi portava più ricordi di lui, quindi la indossavo perché era calda. Fuori c'era rumore, ma non il tipo di rumore irritante. Potevo sentire le macchine, persone che parlavano e, occasionalmente, gli uccelli. Era bello. Il mio vicinato a casa era sfarzoso e silenzioso. Niente rumore. Niente personalità. Solo ricchezza che puzzava di solitudine.

Qui mi piaceva già. Mi sentivo meglio. Mi sentivo più me.

Per evitare che casa mia sembrasse troppo silenziosa, avevo la televisione accesa. C'era un programma di gossip e un sacco di donne stavano discutendo di una band che veniva dall'Australia; l'Australia era stato l'unico motivo per cui non avevo cambiato canale. 5 Seconds of Summer, così si chiamavano apparentemente. Forse ne avevo sentito parlare prima, ma non al punto di saperne le canzoni.

Uno dei loro membri sembrava avere diversi colori di capelli in ogni video che mostravano di loro. O gli piaceva sperimentare oppure era come me: non sicuro su quali capelli erano lui.

Mi feci una doccia, mi vestì con un paio di jeans e un maglione bianco di lana a collo alto, per poi uscire nella fretta mattina di Los Angeles. Mi legai i capelli rosa in una coda di cavallo, ricordandomi di comprare lo shampoo e altre cose di cui avevo bisogno.

Le strade erano relativamente piene, ma non affollate. Confortevole. Sorrisi alla gente che superavo e lasciai che i miei occhi osservassero l'infinità della strada intorno a me. Lasciare l'Australia per questo era stato decisamente rigenerante. E per ora non avevo rimorsi.

"Buongiorno, dolcezza." Mi salutò una signora che mi stava passando accanto.

Le sorrisi. "Buongiorno."

Verso la fine di Pepper Street sulla mia destra c'era un barbiere che si chiamava 'Marcy's'. Mi fermai davanti all'entrata, chiedendomi se dovessi entrare o no a chiedere se avessero un lavoro per me. Non avevo esperienza con i tagli per uomini, ma non significava che non fossi vogliosa di imparare o almeno potevo pulire.

"Che diavolo." Mormorai, girandomi e spingendo la porta di vetro. Dentro era caldo e solo allora mi resi conto di quanto fosse congelata la mia faccia.

Il locale era piccolo, dipinto di nero e bianco. Moderno. C'erano solo due donne a lavorare, entrambe stavano tagliando dei capelli mentre chiacchieravano tra di loro.

Una di loro sollevò lo sguardo quando entrai e mi sorrise. Era giovane, non troppo grande di me e i suoi capelli erano di un biondo chiaro, forse anche bianchi. Aveva dei tatuaggi sulle braccia e sul collo, da quello che potevo vedere dal maglione nero che stava indossando. Bella era l'unico modo per descriverla.

"Hey, amore." Disse, armeggiando con i capelli che aveva davanti. "Cosa posso fare per te? Facciamo solo tagli maschili, sai."

Annuì. "Hey, si lo so, scusa." Mi piantai un sorriso nervoso sul viso. "Mi stavo chiedendo se avesse delle offerte di lavoro?"

Valeva la pena provare. Tutto valeva la pena.

Non essere imbarazzata, sii sicura di te.

"Non penso, tesoro, ma aspetta." Disse la bionda, mettendo giù la spazzola e dando un colpetto all'uomo sulla spalla. Lui si alzò e venne verso di me alla cassa per pagare.

all mine | ft. michael clifford (traduzione italiana)Where stories live. Discover now