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Avevamo deciso di andare a prendere i ragazzi dall'aeroporto, proprio come avevamo deciso di accompagnarli all'andata. Liv era seduta sul sedile del passeggero ed io ero in mezzo a Calum e Luke, ascoltandoli mentre mi raccontavano delle loro famiglie e di quello che gli era mancato di più dell'Australia. Calum aveva una sorella che si chiamava come me- Mali. Luke aveva l'abitudine di mangiare cereali di notte per far innervosire sua madre. Erano tutti molto uniti con le loro famiglie ed era ovvio che, se già la band erano molto unita, le loro famiglie lo erano di più. Era bello, il senso di comunione e di amore. Invidiavo la struttura e la certezza delle loro vite. Invidiavo il fatto che stessero vivendo il loro sogno, avrei voluto sapere quali erano i miei di sogni.

"Mi aspettavo un diverso colore di capelli, Mals." Mi disse Luke mentre il nostro taxi sfrecciava tra le strade trafficate di Los Angeles. Erano le 22:00 e tutti erano stanchi da morire- intendevo i ragazzi. Io, Mel, Liv e Veronica eravamo al massimo della felicità.

Girai la testa e lo guardai. "Che colore ti aspettavi?" Chiesi, sinceramente interessata al colore che lui pensava potesse starmi bene.

Fece spallucce. "Non lo so, forse un arancione o un verde scuro."

Li avevo provati entrambi. Non rappresentavano me.

Sorrisi comunque. "Potremmo tingere i tuoi, se vuoi."

Lui alzò gli occhi al cielo. "Le ragazze impazziscono troppo per questi capelli."

Lo guardai per un secondo, il suo viso serio, prima che entrambi scoppiassimo a ridere.

Mi era mancato.

La sua mano era nella mia e rimanemmo così per tutto il tempo fino a casa dei ragazzi, dove saremmo rimaste per la notte. Non ero ancora riuscita a salutare Ashton o Michael visto che eravamo stati portati fuori dall'aeroporto velocemente per evitare il casino con le fans, che si erano tutte affollate per cercare di vedere i ragazzi. Li avrei visti a casa e avevo passato tutto il viaggio in macchina a tremare di contentezza, eccitazione e, in contrasto, il desiderio di buttarmi fuori dalla macchina perché i miei genitori mi mancavano così tanto che la cosa mi stava consumando.

***

Special POV: MICHAEL CLIFFORD

Mentre Los Angeles era nel pieno dell'inverno, Sydney doveva avere a che fare con un'estate umida. Il cambio di tempo mi aveva stordito ed ero finito con il tornare a Los Angeles sentendomi come una merda. Pensavo che fosse una comune influenza e che mi sarebbe passata nel giro di una settimana, ma questo non mi impedì di odiare il mondo intero e chiedermi cosa avevo fatto di male per meritarmi questa miseria.

La mia voce era abbastanza andata- il che era una cosa dura da accettare per me. Non mi piaceva non poter parlare o ridere. Non mi piaceva dover stare in silenzio quando c'era qualcosa di glorioso o offensivo da dire. Non mi piaceva non poter cantare.

Non mi era neanche piaciuto il non potermi presentare a casa di Mali a caso mentre ero via. E quindi ero felice di essere ritornato nella mia casa americana.

Arrivammo al nostro appartamento e l'aria stantia che si sentiva in corridoio indicava che nessuno era stato qui per tutta la settimana. Se avessimo avuto delle piante sarebbero sicuramente morte. Ma, fortunatamente per noi, non ci piaceva l'arredamento di interni e quindi non avevamo deciso di aggiungere niente di verde per rendere la casa più accogliente.

Attraversai il salotto e mi stesi sul divano con la testa su un cuscino e le gambe sul bracciolo.

"Culo pigro." Ashton rise, superandomi per lasciare le sue valigie in camera sua. Mel e Veronica stavano chiacchierando in cucina, aspettando che tutti arrivassero a casa.

all mine | ft. michael clifford (traduzione italiana)Where stories live. Discover now