Maggio parte terza

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Usciti dall'aeroporto, appena capi quale era il pulmino di padre Patrick, accelerai il passo, per potermi sedere al posto davanti. Forse lui avendo già capito le mie intenzioni, accelero allo stesso modo.

Padre Patrick ci guardò divertito, o almeno a me sembrava, ma non c'era proprio niente da divertirsi. Gli feci lo sgambetto per farlo cadere, lui capitolò per terra.

Mentre entravo in macchina lo guardai e nascosi il sorriso. Lui sicuramente era infuriato. Ma non mi importava.

-non sapevo di aver accolto altri due bambini-

padre Patrick stava letteralmente ridendo con le lacrime.

Alan sali sul pulmino sbattendo la portiera. Aveva il broncio. Lo guardai dallo specchietto e lo trovai veramente infantile, ma nello stesso tempo mi divertiva. I dispetti se li era meritati.

-allora ragazzi, vi portò direttamente all' orfanotrofio, così potete rinfrescarvi e mangiare qualcosa.-
-padre Patrick quindi, Nora non sa niente?-
-si Lena, non le ho detto niente.-

Sentivo un groppo alla gola, l'avrei abbracciata fortissimo.

Guardai fuori dal finestrino, era una città bellissima con la sua architettura ed il suo verde, era molto colorata, e poi non pensavo fosse così tecnologica. C'erano un sacco di costruzioni di multinazionali.
Ma appena giro in una via, mi resi conto che non era solo quello, catapecchie si ergevano al di fuori di quel benessere, gente poverissima, stesa per terra con indosso degli stracci.

Alan dopo quasi venti minuti di silenzio, alla vista di tutto quello chiese.

-padre, ma l'orfanotrofio si trova da queste parti?-
-no, Alan è distante cinque chilometri da qui, qualche anno fa era dentro la città ma poi, abbiamo dovuto spostarlo perché era troppo piccolo e qui.
Abbiamo bambini dai zero ai sei anni, poi vengono trasferiti, quelli che non vengono adottati.-
-quanti bambini contate, adesso padre?-

loro continuavano a parlare animatamente, io non so dire il perché con il passare dei minuti mi senti sempre più debole, forse il forte caldo o forse il fatto che non avessi fatto colazione, feci in tempo a dire

-padre-,

e poi non vidi più niente.

Dopo non so quanto tempo apri gli occhi. Alan con qualcosa di bagnato mi passava tutto il viso, padre Patrick che mi teneva su le gambe. Molto probabilmente ero svenuta.

-stai bene?-

lui mi fissava nei miei occhi.
Improvvisamente mi senti a disagio. Il suo sguardo mi penetrava. Feci per tirarmi troppo in fretta e gli tirai una testata, talmente forte che mi feci un gran male. Lui cadde all'indietro e sbraitando iniziò ad urlare

-tu sei pazza, sei una persona maldestra, che dolore.-
-scusami Alan, mi dispiace.-
-ti dispiace, mi hai appena rotto la testa, cerca di starmi lontana-

Padre Patrick che assisteva a tutto questo,

-ragazzi calmatevi.-

Io ormai presa dalla rabbia

-razza di animale, non l'ho fatta apposta e ora puoi piangere come una femminuccia.-

Lui si avvicinò in aria di sfida. Quella discussione stava degenerando. Padre Patrick in tono severo

-ragazzi adesso basta, salite in macchina, e state zitti finché non arriviamo.-

Salimmo in macchina, e nessuno dei due parló più.
Dopo dieci minuti di silenzio totale arrivammo a destinazione, l orfanotrofio si trovava in mezzo al verde. Sopra ad una specie di collina, la vista era spettacolare.

Appena il pulmino si fermò dei bambini corsero dalla nostra parte.

-credono che voi siate i genitori adottivi adesso dovrò spiegare che siete qui per aiutare.-

Si mise a parlare in kannada la lingua ufficiale. I bambini ci guardarono con un sorriso più spento. Ma vennero ad abbracciarci avevano tutti sui cinque sei anni.

Ci addentrammo nella costruzione. Vidi Nora, che era girata di spalle, stava tagliando qualcosa sembravano pomodori, sembrava parlare animatamente con il piccolo che aveva di fianco.
Il bambino si giró per un attimo e guardò verso di noi.

-paa-

Ed iniziò a correre verso padre Patrick.
Io corsi verso Nora. E l'abbracciai. Lei un un primo momento rimase senza respiro, forse non ci credeva. Poi mi restituì l'abbraccio.

-che ci fai qui?-

aveva le lacrime agli occhi.

-mi mancavi e sono venuta.-

Quel bimbo che poco prima era corso in braccio a padre Patrick, tiro il vestito di Nora. Lei lo prese in braccio e gli disse

-questa è mia figlia, piccolino mio.-

Il piccolo appena senti quelle parole, si fece prendere in braccio, e appoggio la sua testa sulla mia spalla. Mi venne un brivido. Non sentivo un'emozione così forte da quando era morto Mark.

Nel frattempo vidi Alan che salutava una bionda, con un fisico da statuario. Era davvero bella. Si abbracciavano forte. Forse si conoscevano molto bene. Poteva essere la fidanzata?

-allora ragazzi, vi portò alle stanze, avvicinatevi.-

padre Patrick ci chiamava.

Ci portò davanti ad una porta ed entro nella stanza. Entrai e notai che la stanza aveva un letto a castello con due materassi. Due sedie e due armadi. Quella cosa non mi convinceva.

-Lena e Alan, voi due dormirete qui.-

I miei pensieri si avverarono. Ero sconcertata, non potevo dormire con quel tipo. Che tra l'altro mi stava molto antipatico. Anche lui dalla sua faccia si poteva capire che non ne era felice.
All'unisono gridammo.

-cosa?-

Note autore

Spero che anche questo capitolo vi piaccia.
Ringrazio davvero tanto tutti quelli che mi seguono, grazie davvero di ❤️!

E vorrei anche ringraziare e consigliare una storia che mi piace molto focus on us di faitHES25.

With me foreverWhere stories live. Discover now