Gennaio

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Era passato più di un mese dal suo funerale, avevo reso la mia vita così frenetica, per non sentirmi soffocata dalla sua assenza.

Uscivo di casa la mattina presto per andare a correre, poi lavoro, coprivo i turni degli assenti, quando c'era bisogno, e anche se non c'era bisogno rimanevo più del dovuto.

Uscita, passavo dal cimitero, che ovviamente era chiuso, scavalcavo il cancello per entrare ed andare da lui, mi sedevo sull'erba affianco alla sua lapide e facevo partire la nostra canzone "thinking out loud" di Ed Sheeran. E stavo lì a fissare la sua foto.

Ricordo ancora la prima volta che me la fece sentire, stavo lavando i piatti, mi mise un auricolare nell'orecchio e mi disse - vuoi ballare con me, principessa?- e iniziammo a muoverci su quelle dolci note, poi mi guardò intensamente
-ti amo Lena, e non puoi immaginarti neanche quanto-
io lo strinsi ancora più forte a me e lo baciai.

Quella sera facemmo l'amore sul tavolo della cucina.

Le lacrime sgorgavano dai miei occhi, il dolore che ogni giorno nascondevo dentro di me, quando arrivavo da lui, veniva fuori.. e tutti i ricordi filtravano nella mia mente, indelebili.

Come ogni sera arrivò Peter il custode del cimitero.

-Lena ma perché non passi da me, invece di scavalcare? Lo sai che mi chiamano che pensano che tu sia una ladra di lumini.-

Asciugai le lacrime. Sfoderai un sorriso.

-be, adesso che ci penso qualche lampadina mi si è fulminata, mi hai dato un ottima idea.-
-Lena non dovresti venire tutti i giorni, questo non la farà tornare indietro, anche io sento la sua mancanza ogni giorno, però bisogna andare avanti.-

anche lui soffriva, era stato una specie di zio per Mark, ma quella frase bisogna andare avanti mi trafisse, erano solo parole, che dicevano tutti.
Ma non potevano capire.Come potevo andare avanti? La mia vita non aveva più senso. La mia fiducia per l'umanità era andata a farsi fottere. E non credevo più in niente.

Continuò

-Nora mi ha chiamato voleva sapere se eri qua, è preoccupata, e sinceramente lo sono anch'io, sei magrissima, hai due occhiaie viola è un colorito troppo bianco, se hai voglia di parlare ci sono. Ti sei chiusa in te stessa.-
-ti ringrazio Peter, per le attenzioni che mi presti, sto bene, ora vado non vorrei far preoccupare Nora ancora di più. Ci vediamo, come ben sai domani è gli feci l'occhiolino.-

Era davvero tardi povera Nora, stasera l'avevo fatta preoccupare sicuramente tanto.
Arrivata da lei, l'abbracciai fortissimo.

-scusami se ti ho fatto preoccupare.-
-tesoro vieni, ti ho preparato uno dei tuoi piatti preferiti le lasagne.- com'era dolce.

Da quando Mark era morto, aveva cucinato solo piatti che mi piacevano. Lei si preoccupava di me. Mi sentivo egoista quella donna si prendeva cura di me, giorno dopo giorno, nonostante il suo straziante dolore, senza mai dimostrarlo.

Mangiai un quarto della lasagna, e come al solito, mi preparo la porzione da portare a casa. Ci salutammo alla porta sempre con un forte abbraccio

-sogni d'oro piccola mia. A domani-
-notte Nora, ti voglio bene.-

Rientrata a casa per poco non capitolai a terra, la casa era un disastro, da quando lui non c'era più l'avevo lasciata allo sbando, avevo preso tutti i miei vestiti e li avevo posizionati sulle sedie, avevo chiuso a chiave la nostra camera.

Non potevo dormire nel letto dove avevamo passato notti a chiacchierare, a vedere programmi demenziali ridendo come due scemi, dove facevamo l'amore per ore e ore.

Appoggiai la porzione di lasagna in freezer, ormai pieno, ci misi cinque minuti per riuscire a chiuderlo. E mi distesi sul divano, ormai il mio letto.

Guardai sul mobile. L'avevo lasciato lì, il regalo di Mark, non l'avevo ancora scartato. Non me l'ero sentita, quello era il suo ultimo regalo. Così dopo un'ora che lo fissavo decisi

-ok, lo apro.-

Lo scartai, il suo contenuto mi sorprese.

With me foreverWo Geschichten leben. Entdecke jetzt