Capitolo 29

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Isabelle's pov
Quando senti mancarti la terra sotto i piedi, quando senti il tuo cuore rompersi in due, quando senti che nulla potrà farti sentire meglio, cosa fai?

Aprì gli occhi, pentendomene amaramente.
Una fitta lancinante alla testa, mi costrinse a richiuderli, ma preferivo quello agli incubi che mi avevano tormentato per tutta la notte e stavolta avevano un volto totalmente diverso da quello di mia madre.
Per la prima volta, non la sognai, ma questo non migliorò affatto le cose; al suo posto ci trovai due volti, due volti che conoscevo bene, che avrei dovuto vedere ogni giorno, due volti che messi assieme, mi procuravano una voragine al petto ancor più profonda di quella che mi aveva lasciato uno dei protagonisti del mio incubo qualche ora prima.
Non avrei dovuto bere e come previsto, mi pentivo di ogni mio gesto, ma soprattutto di ogni mia parola nei suoi confronti; ma ripensandoci, ripensando all'esito della serata, forse qualcosa ne avevo tratto, seppur negativa e cominciavo a capirci qualcosa in quell'enigma chiamato Harry Styles.
Primo. Non mi voleva.
Aveva fatto di tutto per respingermi e non solo fisicamente parlando.
Le sue parole erano chiare, nonostante stesse inventando una marea di scuse per far sembrare la cosa meno dolorosa.
Non è giusto.
Devo lasciarti andare.
Frasi, a mio parere, prive di significato.
Il mio pensiero era che se una persona ti voleva, ma ti voleva realmente, metteva da parte le sue paure, i suoi problemi o comunque questi, potevano essere affrontati insieme.
E secondo. Nascondeva qualcosa, qualcosa di molto grave o comunque importante.
Alle volte vedevo come si trattenesse, cosa se volesse farlo, ma non lo faceva.
E mi chiedevo cosa o chi lo trattenesse.
Avevo escluso Smith, Harry non era di certo il tipo che si atteneva agli ordini di quel tipo, ma qualcosa non mi tornava e io dovevo scoprirlo a costo di giocarmi anche l'ultimo frammento di cuore.
Mi sentivo in bilico.
Non sapevo se arrendermi e continuare la mia vita o cercare di capire cosa nascondesse dietro quegli occhi così malinconici.
Nonostante fosse stato così burbero sulla questione della mia intromissione durante quella ispezione, mi bastò vedere come i suoi occhi si illuminarono, quando dissi di essere preoccupata per lui, per essere sicura che la sua fosse solo una mascara.
Non era arrabbiato con me, era preoccupato e reagiva così.
Lo avrei anche accetto, se solo lui fosse stato più chiaro con me, ma sapevo quando questo fosse impossibile e non da lui.
Forse, dovevamo stare per un po lontani, forse avrebbe capito, forse un giorno anche lui avrebbe abbattuto quel muro che ci separava, ma doveva volerlo così come lo volevo io.
Non doveva aver paura di qualcosa di nuovo, perché sapevo che in parte fosse anche quello.
Mi ritrovai a sorride da sola, per come i miei pensieri divennero contraddittori nel giro di qualche minuto.
Ero partita col dire che lui non mi voleva, all'affermare che forse invece lui avesse paura, paura dell'amore.
Era incredibile, come la mente umana cercasse in tutti i modi di tutelarsi, di illudersi, pur di non soffrire, ma era difficile farlo quando effettivamente ogni sera ti ritrovavi più sola di prima.

***
"Buongiorno" gracchiai entrando nel bagno, trovandovi solo Niall.
"Isa, come stai?" Ridacchiò, vedendo lo stato pietoso in cui versavano i miei capelli ed il mio viso.
Molto probabilmente una persona che era stata investita da un camion, aveva un aspetto migliore del mio al momento.
"Oh taci" sbuffai, portandomi le mani alla tempia, era orribile il post-sbornia.
"Vi ho visti" disse, tornado serio "perché stavate litigando?" Chiese, posando la lametta con la quale si stava radendo sul lavandino.
"Ero ubriaca e gli ho detto cose che avrei fatto bene a tenere per me" sospirai, poggiandomi alla parete.
Con quale faccia lo avrei affrontato?
"Del tipo?"
"Che mi mancava dormire con lui, che lo volevo baciare e pensa che mi ha respinto" chiusi gli occhi, quell'immagine era ancora vivida nella mia mente e faceva ugualmente male "mi ha detto che deve lasciarmi andare" aggiunsi, riaprendo gli occhi.
Sul suo viso, un'espressione accigliata.
"Mi dispiace" disse soltanto, dopo qualche attimo di esitazione "forse meriti davvero di meglio" aggiunse, sconfortandomi ancor di più.
"È quel forse che mi frega sempre" mormorai, avvicinandomi al lavandino.
Dovevo lavar via tutto.
"Harry ha un modo tutto suo di pensare, neppure io la capisco e lo conosco da più tempo" asserì, portandosi le mani al mento con fare dubbioso.
"Ormai non è più importante" mentì facendo un sorriso tirato "e tu invece? Come va con Angie?"
"Benissimo" sul suo viso nacque un sorriso sincero. "Voglio chiederle di diventare la mia ragazza, non voglio più aspettare" aggiunse, ero davvero felice per loro.
"sei un ragazzo fantastico Niall" corsi ad abbracciando e lui subito ricambiò la stretta "Angie è davvero fortuna".
"Ti voglio bene Isa" disse, ma sembrava triste e sapevo che fosse per me "vorrei tanto vederti felice"
"Ti voglio bene anch'io e tranquillo sto bene" sforzai ancora una volta un sorriso.
I suoi occhi divennero quasi lucidi e scoppiammo  a ridere quando entrammo ci asciugammo il viso da lacrime di commozione.
"Oh siamo degli idioti" ridacchiai, spintonandolo.
"Che brutta fine" disse, ridendo  ancora più forte, ma smise di farlo quando guardò oltre la mia spalla.
"Che ti prende?" Mi accigliai e seguendo il suo sguardo, capì il motivo del suo improvviso cambio d'umore.
"Ciao Harry" disse, lanciandomi un'ultimo sguardo, prima di tornare a ciò che stava precedentemente facendo.
"Buongiorno" disse lui, con tono freddo e distaccato, raggiungendo le docce.
Non risposi al saluto, cominciando a sciacquare il mio viso.
"Perché penso che mi voglia uccidere?" Bisbigliò Niall a voce bassa.
"Non credo" scrollai le spalle, gli unici problemi che aveva riguardavano Liam, ma smisi anche di pensare che si trattasse di gelosia; era assurdo.
"Sono convinto che lui pensi che fra di noi..." Ridacchiò, cominciando a fare strani gesti con le mani.
"Niall" repressi un urlo, dandogli uno schiaffo dietro la nuca.
"Dovresti farlo ingelosire" disse di punto in bianco.
"Ma non mi avevi detto di fare il contrario una volta? Di lasciar perdere?" Mi accigliai, il mio amico alle volte sapeva essere molto più contorto e contraddittorio di me.
"Mmmm, stai confondendo anche me" sbuffó "dovreste fare terapia di coppia"
"Ma non siamo una coppia" sottolineai prontamente.
"Alle volte lo sembrate" riprese a sghignazzare e sperai con tutta me stessa che lo scorcio della doccia che in quel momento stava facendo Harry, non gli permette di ascoltare la nostra conversazione.
"Preferirei esserlo che sembrarlo" mormorai triste, il mio cuore batteva troppo forte, non potevo ignorare i segnali che continuava a mandarmi.
Harry per me era troppo importante e quello che stavo iniziando a provare per lui, andava ben oltre una semplice attrazione fisica o un semplice affetto.
"Shhh, sta uscendo" finsi un colpo di tosse, distogliendo lo sguardo da lui, quando uscì dal box doccia con solo un misero asciugamano legato in vita.
"Vorrei tornare bruno" disse Niall, cominciando a guardarsi allo specchio e passandosi le mani fra i capelli.
"Perché non sono naturali?" Domandai curiosa, toccando le punte dei suoi capelli.
"No, tinta" sorrise sghembo ed alle nostre spalle sentimmo solo un grande sbuffo "beh io ho finito, a dopo" mi lasciò un bacio sulla guancia ed io avrei solo voluto prenderlo a calci per avermi ficcata in questa situazione.
Ero ancora mezza assonnata e con un mal di testa così forte che rischiava di farmela scoppiare e per giunta in un ritardo assunto.
Quando io e Niall, iniziavamo a parlare, succedeva sempre questo.
Deglutì, afferrando la mia divisa e raggiungendo i box doccia per potermi cambiare, ma prima che potessi raggiungerli, fui bloccata dalla sua voce ancor più roca di primo mattino.
"Non pensavo ti piacessero anche i finti biondi" disse, abbottonando la sua camicia senza neppure guardarmi.
"Come scusa?" Mi girai, riducendo gli occhi a due fessure, cosa diavolo gli stava passando ora per la testa?
"Credevo stesse con la rossa" continuò, ignorando le mie precedenti parole.
"Cosa stai insinuando precisamente?" Avanzai di qualche passo, fermandomi proprio dinanzi a lui e portando le mani ai fianchi.
"Io?" Si indicò con aria innocente "proprio nulla, commentavo solo ciò che ho visto" aggiunse, serrando leggermente la mascella anche se cercò di non darlo a vedere.
"E cosa avresti visto? Due amici abbracciarsi?" Domandai, respirando profondamente.
Era solo un'idiota e dopo quello che mi aveva detto, non aveva alcun diritto di commentare nulla.
"Amici?" Ridacchiò, ma non c'era nulla di divertente in quello "non esiste l'amicizia, ben che meno fra uomo e donna" aggiunse con una punta di fastidio.
"Non dovresti parlare così, non dovresti rinnegare l'amicizia che hai avuto con Ron..."
"Non nominarlo neppure" fu un attimo ed il suo corpo, torreggiò su di me, così come le sue urla.
Mi ritrovai con le spalle al muro ed il suo viso ad una distanza minima dal mio, ma stavolta non era piacevole, non lo era affatto.
"Io..io non volevo.." Balbettai, quasi spaventata da quegli occhi sbarrati, il cui colore divenne molto più scuro del solito.
"Stammi lontano" digrignò fra i denti, prima di allontanarsi.
"Harry io-io non volevo essere.."
"Basta" urlò, sbattendo il pugno contro un armadietto "basta" sussurrò appena, posando il capo contro questo.
Non sapevo cosa fare, mi sentì così cattiva in quel momento, ma non avevo alcuna intenzione di offendere lui, né tanto meno l'amicizia con Ron, la mia fu una frase gettata lì, senza importanza, ma sapevo che per lui l'avesse, così con passi incerti mi avvicinai alle sue spalle.
"Mi dispiace" mormorai, posando la mia mano sulla sua schiena "non intendevo quello, scusami".
"Voglio stare da solo" sussurrò appena, non girandosi a guardarmi.
"Per favore Harry, non tenerti tutto dentro" lo supplicai, facendo scivolare la mia mano lungo tutto il suo braccio.
Posai la mia fronte, contro la sua schiena e a quel gesto si irrigidì, ma non me ne sarei andata, non potevo, io non ci riuscivo.
"Va via Isabelle" mormorò sempre più piano e sapevo che quello che stava dicendo non era la realtà.
Era l'esatto contrario e ed io lo avrei fatto, sarei rimasta al fianco dell'unico uomo che mi faceva provare qualcosa di così forte, che mi faceva sentire così viva, nonostante tutto.
"Io resto" due semplici parole, uscirono decise dalle mie labbra e non avevo ripensamenti, volevo davvero restare.
Sospirò, prima di girarsi lentamente nella mia direzione, ma non prima di aver afferrato la mia mano e averla rinchiusa nella sua.
Mi guardò, mi guardò così intensamente che pensai le gambe potessero cedermi da un momento all'altro.
L'altra sua mano, fino sulla mia vita, attirando i nostri corpi ancora più vicino.
Il suo sapeva di buono, di pulito, di lui ed i suoi capelli sgocciolavano ancora, lasciando una scia bagnata che si nascose nel colletto della sua camicia.
"Perché lo fai?" Soffió sulle mie labbra, non smettendo di guardarle e di mordere le sue.
"Lo sai" sussurrai in risposta, afferrando la sua camicia e stringendola a pugno.
"E quello che ti ho detto ieri?" Domandò, cominciando ad accarezzare la mia schiena dal basso verso l'alto.
"Non ti credo" mormorai "non quando mi guardi così" aggiunsi, sfiorando l'accenno di barba che aveva in volto.
"E come ti guardo?" Sorrise, tirandomi una ciocca di capelli, che erano sciolti lungo la mia schiena.
"Come ti sto guardando io ora" sorrisi di rimando, nascondendo il rossore del mio viso nell'incavo del suo collo.
"Dove ti nascondi scimmietta?" Ridacchiò, posando il mento sulla mia spalla "guarda che ti ho vista, sei carina quando arrossisci".
"Mi hai perdonato?" Mormorai, contro la stoffa della camicia che indossava.
Prese un lungo respiro, prima stringermi più forte.
"Non hai nulla da farti perdonare" mormorò nel mio orecchio "a differenza mia" sussurrò appena.
"Puoi sempre provarci" Mi allontanai dal suo collo, tornado a guardarlo negli occhi.
"Potrei" sorrise appena, sfiorandomi il viso con due dita "ne vale la pena" quasi tremò e con lui anch'io.
"Si" chiusi gli occhi, quando le nostre labbra si sfiorarono appena.
"Mi manchi anche tu" disse, riferendosi a quello che gli avevo detto la sera prima "e non sto meglio senza di te".
"Non allontanarmi" continuammo a baciarci con gli occhi.
"Ti farò del male" sospirò pesantemente.
"Mai, come quando mi rifiuti"
"Non ti ho mai rifiutata" rispose prontamente, cosa se avessi detto la più grande delle castronerie.
"Ieri" gli ricordai.
"Ho dovuto farlo" si morse il labbro "quel vestito" quasi ringhió "metti a dura prova il mio autocontrollo e normalmente ne ho tanto"
"Era di Cloe" giocai con un bottone della sua camicia "ha buon gusto in fatto di vestiti"
"Sei tu a renderlo bello" fermò le sue mani ai lati del mio collo, era così sexy quel gesto, così possessivo "ed eccitante" aggiunse, facendomi perdere la ragione.
"Eccitante eh?" Sorrisi maliziosa, forse per la prima volta in vita mia.
Ma con lui, era tutto così spontaneo, sentivo una forte affinità e una grande intimità, nonostante non ci fossimo mai spinti troppo oltre.
"Da morire Isabelle" sussurrò, stringendo di poco la presa, ma lui l'aria non me la stava togliendo, me la stava dando "ed odio chiunque ti abbracci, chiunque ti tocchi o ti guardi" si avvicinò di più "che sia Niall o peggio ancora Liam, non mi importa, voglio essere l'unico, nonostante non dovrei....io voglio.."
"Che succede qui?"
I nostri visi, scattarono in direzione di quella voce, fin troppo severa.
"Maresciallo" gracchiai, avvampando all'instante per la strana situazione in cui ci aveva beccato.
"Styles, ha qualcosa da dire in merito?" Domandò, sbattendo un piede ripetutamente contro il pavimento.
"No maresciallo" ribattè, non spostandosi di un millimetro da me "non credo di doverle rendere conto della mia vita privata" aggiunse con tono deciso.
"È qui che si sbaglia" replicò Smith, guardandomi quasi con fare disgustato "siamo in orario di lavoro e non è ammissibile che voi facciate i vostri porci comodi in un luogo comune" alzó la voce "e lei signorina Wood, dovrebbe vergognarsi, credevo fosse più seria di questo" aggiunse, indicando me ed Harry.
"Si moderi" intervenne Harry "non le permetto di rivolgersi a lei così" ma dentro me, le parole di Smith, continuarono a vorticare come un fiume in piena.
Perché pensava quelle cose?
Perché proprio su di me, quando in giro c'era gente che non si faceva scrupoli a passare di fiore in fiore?
Mi ero sempre comportata bene, con rispetto e questo era il risultato; essere considerata una poco di buono.
"Styles, si moderi lei, le conviene" aggiunse.
"Non mi fa paura maresciallo" sbottò, posando una mano sulla mia vita ed attirandomi a se.
"Dovrà ricredersi allora" rispose e con questo se ne andò, sbattendo la porta con un tonfo alle sue spalle.
"Perché fa così?" Piagnucolai, posando il capo contro il suo petto, ricordando però che in effetti io il motivo lo conoscevo bene.
Olga me ne aveva parlato, ma avevo promesso di non rivelarlo a nessuno e così feci.
"È solo uno psicopatico" mormorò fra i miei capelli, lasciandogli un bacio sopra.
"Cosa pensi che farà?" Domandai, seriamente preoccupata.
Quell'uomo era accecato dal passato e dal dolore ed insieme erano una combinazione letale per me ed Harry, avevo paura di riperderlo, proprio ora che stavamo cercando di non farlo.
"Nulla, non accadrà nulla" rispose "non devi temerlo, non ti farà mai nulla"
"E a te?" L'istinto, mi portava a metterlo dinanzi a tutto.
"Neppure a me" sorrise teneramente "sai scimmietta sono più forte di quanto tu creda" ridacchiò, mostrandomi il bicipite.
"Stupido" finsi un broncio, che non durò molto, dato che le sue mani finirono sui miei fianchi, prendendo a solleticarmeli "Harry" urlai con le lacrime agli occhi "oddio sta fermo" continuai, quando le sue mani non smisero di infliggermi quella dolce tortura.
"Perché dovrei?" Chiese, ridendo con me "mi piace vederti ridere" disse, fermandosi però quando l'atmosfera si fece di nuovo bollente.
"E io?" Lo afferrai per il bavero della camicia "io ti piaccio?"
"Da morire Isabelle" sussurrò, baciando l'angolo delle mie labbra "e io?" Leccò il mio labbro superiore per poi mordere quello inferiore.
Un verso strozzato, uscì dalle mie labbra, quando la sua mano si fermò alla base delle mia schiena, quasi sul mio sedere, applicando una leggera pressione, facendo così scontrare i nostri bacini.
"Da impazzire" ansimai, prima di schiudere le labbra e lasciarli libero accesso, dove solo lui poteva.
Le nostre labbra si fusero in una sola cosa, non c'era spazio per altro, se non per noi, per la passione che ci legava e forse per un sentimento molto più forte che ci spiegava a ritrovarci ogni volta, senza perderci mai.
Non sapevo da qui, le cose come sarebbero andate fra di noi, non sapevo se lui avesse fatto di nuovo marcia indietro, ma al momento mi stava stringendo a se con tutte le forze che possedeva in corpo e con quel bacio mi stava dicendo cose che non era in grado di fare a parole e a me andava  più che bene, bastava solo che non smettesse mai di farlo.
*****
"Bella mi stai ascoltando?"
La cosa più difficile del mondo, era sicuramente separarmi da lui, dalle sue braccia e in quel caso dalle sue labbra, ma dovevamo farlo, almeno temporaneamente, perché nonostante non avessimo parlato in modo chiaro, era evidente che i continui baci che continuò a darmi fin dietro il muretto che avevo appena lasciato, erano indice di una persona che ne voleva ancora, proprio come me, ero insaziabile e di lui non ne avrei avuto mai abbastanza.
"Sì certo" mentì.
Avevo così tante cose per la testa, che Cloe era l'ultimo dei miei pensieri.
"Non è vero, altrimenti ora staresti già da lui" sbuffó.
"Da chi?" Mi accigliai.
"Ecco lo sapevo... Comunque prima ho incontrato Smith, era parecchio incazzo e mi ha detto che vuole parlarti, devi andare nel suo ufficio tipo.... Adesso"
"Che cosa?" Mi ritrovai ad urlare e una strana angoscia prese posto alla base del mio stomaco.
"Hai fatto qualcosa?" Domandò.
"Io-io no-non credo" mentì, ma purtroppo sapevo bene a cosa fosse dovuta la sua ira ingiustificata e temevo davvero ad affrontarlo da sola, ma non mi sembrava affatto giusto coinvolgere anche Harry, quando già in passato aveva avuto altri problemi con lui.
"Allora sta tranquilla, sarà una formalità" asserì Bella "vado in infermeria, non sia mai che qualche bel soldato mi stia attendendo" sorrise nella mia direzione, prima di scomparire dietro la porta dell'infermeria.
Alle volte, la invidiavo, non aveva problemi, non aveva preoccupazioni e sopratutto sembrava sempre felice, anche se secondo me non era proprio così, ma forse mi sbagliavo, forse era soddisfatta della sua vita senza legami e senza problemi, un po come voleva Harry.
Harry, era stato dolcissimo quella mattina ed ogni volta mi stupivo di quando potessero esserlo, era così delicato e attento nei miei riguardi, alle volte così possessivo e audace, da farmi perdere la testa.
Una combinazione che su di lui avrei definito letale.
La sua bellezza era disarmante, i suoi occhi ti facevano cadere in ginocchio e le sue labbra mi avevano completamente stregata.
Avrei fatto qualunque cosa per lui, mi stavo innamorando.
Con questa consapevolezza, bussai alla porta di Smith con un pizzico di coraggio in più.
Il suo tono burbero e chiaramente spazientito, mi diede il permesso di entrare e la poca sicurezza che avevo qualche attimo prima, svanì quando vidi la sua espressione; non mi piacque per niente.
"Si sieda" asserì bruscamente, ma evitai di ricordargli di star parlando con una signora, temevo solo di peggiorare la situazione.
"Di-di cosa voleva parlarmi?" Balbettai come una stupita, ma era inutile mentire a me stessa, quell'uomo mi metteva paura e anche tanta.
"Lo sa bene" affermò, poggiando i gomiti sul tavolo "è un'indecenza quello a cui ho dovuto assistere stamattina, siete su un luogo di lavoro" ripetè ed io non potei far altro che abbassare il capo mortificata, su questo aveva ragione, io ed Harry quando eravamo insieme, dimenticavamo tutto.
"Maresciallo io..."
"No, mi ascolti bene signorina Wood" mi interruppe "ha solo creato danni da quando è arrivata, distraendo con le sue moine, uno dei miei uomini più fidati e preparati, capisco che siete giovani e con gli ormoni impazziti, ma l'episodio di stamattina sommato a tutti quelli che ho visto in precedenza non resterà impunito" mi trovai a deglutire rumorosamente, che intenzioni aveva?
"Non-non era mia intenzione fare quello di cui mi accusa e sono mortificata per l'episodio di stamattina davvero, noi..."
"Le sue scuse non serviranno a farmi cambiare idea, il toro va preso per le corna ed io ho aspettato fin troppo tempo, prima di farlo"
"Cosa vuole fare?" Domandai preoccupata, temevo il peggio.
"Ho due opzioni signorina Wood, lascio a lei la scelta"
"Come?" Sbarrai gli occhi, volevo correre via, volevo che Harry arrivasse qui e mi portasse via da quell'uomo.
"La prima" contò sulle sue dita "che lei lasci questo posto e se ritorni a Boston entro stasera"
"Cosa no, no maresciallo..."
"La seconda" mi interruppe nuovamente, trucidandomi con lo sguardo "andrà nel reggimento inglese, c'è un posto libero e ci resterà fino alle fine dei sei mesi"
"Perché sta facendo questo?" Sussurrai, chiudendo gli occhi, non potevo crederci, lo stava facendo di nuovo.
"Deve stare lontana da Styles, è solo un problema inutile per lui, voi donne siete solo un problema" digrignò fra i denti ed io dovetti seriamente trattenermi dallo sbattergli in faccia la sua verità, che conoscevo benissimo.
"Non può separaci" il mio tono divenne più duro e sicuro, non dovevo farlo vincere, non ora.
"Mi creda, io posso" annuì a se stesso, con un sorriso inquietante stampato in volto "allora? Cosa ha deciso?" Incrociò le braccia al petto, posando la schiena sullo schienale della sedia.
"sta scherzando?" Strabuzzai gli occhi "questo è uno sporco ricatto"
"Io non scherzo mai signorina Wood" la voce così pacata, da mettere i brividi "e questo non è un ricatto, ma una semplice punizione disciplinare, nessuno potrà mai contestarmela conoscendo il motivo che mi ha spinto a prendermela"
"Lei- lei è solo un vigliacco" balbettai, le mani mi tremavano e avevo una gran voglia di prenderlo a calci, ma avrei solo peggiorato la situazione, di per se tragica.
"Voglio una risposta" asserì, con un tono che non ammetteva replica.
"Non me ne andrò mai da qui, non prima della fine di questi sei mesi" digrignai fra i denti, non l'avrebbe avuta vinta.
"Bene" si alzò "prepari le valige, gli inglesi saranno contenti di accoglierla" sorrise falsamente.
Mi alzai, avvicinandomi alla porta, ma prima di poterla aprire mi voltai di nuovo nella sua direzione.
"Nulla può separare due persone come me ed Harry, nulla" aggiunsi, sbattendomi la porta alle spalle.
Ed ora?
Ora come avrei fatto?
Non lo avrei visto tutti i giorni, non lo avrei baciato tutti i giorni.
Gli orari sarebbero stati diversi e a stento ci saremmo scontrati in una mensa nella quale i nostri tavoli erano agli antipodi.
Avevo bisogno di lui, di parlargli, prima di andarmene.

Salve ragazze, ecco il nuovo capitolo pieno di momenti dolci fra i nostri protagonisti, ma ovviamente non tutto poteva andare liscio.
Smith è tornato alla carica, con una punizione ingiusta.. Voi cosa ne pensate? Alla prossima xx. ❤️

Mission of love [H.S.]Where stories live. Discover now