Capitolo 5

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Strabuzzai gli occhi quando la sua presa rafforzò intorno al mio corpo teso.
Cercai di liberatemi, divincolandomi fra le sue braccia, ma era più forte di quanto pensassi.
Riuscì a dargli un gomitata nello stomaco, facendogli allentare la presa, ma non appena cercai di scappare, mi afferrò per il busto, sollevandomi sulle sue spalle per poi far scontare la mia schiena su uno di quei materassi da allenamento lasciato a terra.
"Bum" soffiò sulle mie labbra, simulando con le dita una pistola posata sulla mia fronte "saresti già morta" i suoi occhi continuavano a fissare i miei ed io ero come rapita, non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla sue gemme verdi.
Solo dopo qualche attimo, in cui i nostri respiri continuarono a scontrasi, mi resi conto della reale posizione in cui erano i nostri corpi.
"No-non si colpisce alle spalle" balbettai, sicura che ormai il sangue fosse affluito alle mie guance, rendendole particolarmente buffe.
"Ma non tutti lo sanno" rispose, lasciando scivolare la sua mano sul mio collo, dove prima aveva applicato una leggera pressione, ma non avevo avvertito alcun tipo di dolore "vedo che ti stai allenando" posizionò per un attimo le mani ai lati del mio corpo, per poi darsi una spinta e rimettersi in piedi.
"Si, ci provo" risposi accettando la sua mano tesa nella mia direzione per aiutarmi ad alzarmi.
"Non devi provarci, devi riuscirci" potevo vedere traccia di divertimento nel suo tono e tutto questo mi confondeva tanto, dato quello che aveva usato poche ore prima con me.
"Siamo passati finalmente al tu" notai, assottigliando lo sguardo.
"Diciamo che, in parte, ti sei guadagnata la mia approvazione" sorrise beffardo, incrociando le braccia al petto "non tutti sarebbero riusciti a resistere in uno stanzino così piccolo, soffrendo di claustrofobia"
"Ah quindi è solo per quello?"
" vedi Isabelle, le fobie partono tutte da qui" si avvicinò posando un dito sulla mia tempia "e se sei in grado di combattere contro te stessa, sarai in grado di farlo con chiunque" seguì i moventi della sua mano, fin quando questa non ritornò lungo i suoi fianchi.
"Lo prendo come un complimento" lo stuzzicai, ero curiosa di vedere le sue relazioni alle mie provocazioni, ma lui era davvero bravo a mascherarle, era sempre così misurato, controllato, tranne quando si arrabbiava, li, da come ebbi modo di vedere, cacciava il peggio di se stesso.
"Sei abbastanza strana" si portò le dita a ponte sul naso, con fare pensieroso "di solito le ragazze preferiscono altri tipi di complimenti"
"Da che pulpito" borbottai, ma sapevo che mi avesse perfettamente sentito.
"E in cosa sarei strano io?" Quel sorrisetto non lo aveva abbandonato dall'inizio della nostra conversazione.
"Pensavo fossi arrabbiato con me" ammisi in tutta onestà.
"No, non lo sono" scosse il capo, come se non si aspettasse questa mia rivelazione.
"Ma prima hai ...."
"Ho solo detto quello che pensavo" mi interruppe.
"Beh hai dei pessimi modi per esprimere la tua opinione" commentai, ruotando gli occhi al cielo.
"Tu hai un pessimo vizio" indicò i miei occhi con la mano "ti verrà mal di testa"
"Tu ti tocchi sempre i capelli" sorrisi perfidamente "rimarrai calvo"
"Hai davvero una risposta per tutto"ridacchiò, ma smise di farlo, non appena qualcuno alle nostre spalle, richiamò il suo cognome, in un modo per nulla carino.
"Maresciallo" salutò Harry, lanciandomi un ultimo sguardo, che non riuscì a decifrare, prima di voltarsi verso Smith, che dal fondo della palestra ci guardava accigliato.
"Ho bisogno di parlarle" disse avvicinandosi a noi "ora" aggiunse con tono autoritario, capivo il suo ruolo, ma a volte era davvero esagerato il modo in cui abusava del suo potere.
Capì di essere di troppo, dileguandomi con la prima scusa che mi passò per la testa.
"Vado ... Vado a fare una passeggiata" la buttai lì, salutando entrambi con un cenno del capo, ma la mia innata curiosità prevalse, così mi nascosi dietro lo stipite della porta d'ingresso per origliare, nella speranza che non mi beccassero.
A quella distanza non afferrai bene ogni singola parola che si dissero, ma il nocciolo della questione invece mi era ben chiaro.
Il mio nome, lasciò poi volte la bocca del maresciallo Smith in modo dispregiativo.
Da quello che riuscì ad intuire, accusò Harry di essersi fatto prendere da interessi personali, disobbedendo ai suoi comandi.
Harry rimase in silenzio, limitandosi a lanciare delle occhiate infuocate al suo maresciallo, prima di allontanarsi e avanzare verso il mio nascondiglio.
Spalancai gli occhi, dandomi una mossa e fortunatamente, al suo passaggio, ero riuscita a nascondermi bene in una piccola rientranza del muro.
Prima o poi avrei fatto una madornale figuraccia, se non avessi prestato più attenzione ai guai in cui andavo a ficcarmi.
Era quasi giunta ora di cena, ma il mio stomaco era completamente chiuso, il senso di colpo, già presente da prima, non fece altro che aumentare.
Mi avviai in camera per recuperare il necessario per una doccia, ne avevo assolutamente bisogno, sperando che in parte, oltre al mio corpo, sarei riuscita a lavare via anche qualche preoccupazione.
****
Afferrai la mia camicia da notte, il bagnoschiuma e lo shampoo alla vaniglia, prima di attraversare lo spiazzale per raggiungere il bagno.
Approfittandone dell'assenza di altri nell'antibagno, mi spogliai, lasciando la mia uniforme sul bordo del lavandino, prima di raggiungere il box doccia, azionando subito l'acqua, portandola a una temperatura tiepida.
Odiavo quando a fine giornata, a causa delle innumerevoli docce che precedevano la mia, vi era solo una misera quantità di acqua fredda.
Non avevo una grande resistenza neppure in quello.
Insaponai i miei capelli, chiudendo gli occhi e rilassandomi sotto quel getto caldo, fino a risciacquare anche tutto il mio corpo.
Rumori non se ne sentivano, quindi dopo aver preso con una mano, l'asciugamano appesa al di fuori del box doccia, l'avvolsi attorno al mio corpo, prima di uscire definitivamente.
Mi avvicinai allo specchio appannato dal vapore, pulendolo con una mano per potermi guardare.
Presi a districare i miei capelli con le dita, saltando sul posto, quando la porta venne spalanca e chiusa con un tonfo l'attimo dopo.
Non ebbi tempo di nascondermi che la figura di un Harry parecchio incazzato, si parò davanti a me, bloccandosi all'istante, quando notò le condizioni in cui ero.
Questo però non lo fermò dal far scorrere il suo sguardo su ogni parte del mio corpo, ma il suo sguardo era diverso, l'allegria e la spensieratezza che aveva in palestra, erano come scomparse, lasciando posto solo a rabbia, fastidio e nervosismo.
"Pensavo di essere sola" mi giustificai, senza un valido motivo, infondo poteva anche bussare come facevano gli altri, dato che era un bagno condiviso.
"Pensavi male" sbottò, sorpassandomi e cominciando a sfilarsi la camicia.
"Se aspetti un attimo vado via" imbarazzata era un eufemismo, a differenza sua che continuava a lanciare i suoi vestiti ovunque senza un minimo di pudore.
"Cos è? Ora fai la timida" il suo tono sarcastico, mi diede parecchio fastidio, chi si credeva di essere per rivolgersi a me in quel modo?
"Hai dei seri problemi" sbottai, stringendo meglio l'asciugamano attorno al mio corpo "cos'hai il ciclo? Sei per caso bipolare?" Domandai esausta, era impossibile stare dietro i suoi sbalzi d'umore e sinceramente non capivo neppure perché continuassi a dargli retta.
"Tu hai dei problemi se giri nuda in un lungo prettamente maschile" mi guardò di sottecchi, riportando la sua attenzione sugli anfibi che stava sfilando dai suoi piedi.
Sbuffai afferrando la mia camicia da notte e ritornando nel box doccia per potermi cambiare lì.
Non riuscivo ancora a capire come fosse possibile far condividere certi spazi ad uomini e donne, era davvero inaccettabile.
Sentì la manopola della doccia al mio fianco, essere azionata, segno che anche lui fosse lì dentro.
Cercai di sbrigarmi per lasciare quando prima quella stanza e sopratutto per non incontrarlo di nuovo, sapeva essere davvero intrattabile alle volte è quella era una di quelle volte.
Sospirai, quando ricordai di dover ancora asciugare i capelli.
Riuscì dal box, affrettandomi ad azionare il phon, li avrei asciugati solo superficialmente.
Tuttavia, i tempi non furono dalla mia parte, Harry uscì dalla doccia, con indosso solo un misero asciugamano legato in vita.
Imposi a me stessa di mantenere lo sguardo fisso di fronte a me, speravo che almeno avrebbe avuto il buon senso di non indossare l'intimo dinanzi a me, quello sì che sarebbe stato ambiguo.
Abbassai il capo, asciugando i capelli dal basso, prima di ritornare nella posizione principale, incrociando i suoi occhi attraverso lo specchio.
"Non ceni?" Indicò il mio abbigliamento notturno con fare disinteressato.
"Non ho fame" scrollai le spalle, dovevo quanto prima andarmene, iniziava a fare davvero caldo lì dentro.
Prese un altro asciugamano per tamponare i suoi capelli, posato sul lavandino, facendo sfiorare le nostre braccia di poco, quando l'afferrò.
Bastò quel minimo contatto per far affiorare su tutto il mio corpo una scia di brividi.
Spesi il phon, racimolando le mie cose, prima di avanzare verso la porta.
"Ciao" sussurrai appena sul punto di uscire, ma la sua presa sul mio braccio, me lo impedì.
"Non c'è l'ho con te" disse prima di voltarsi e tornare dentro.
*****
Accesi la piccola lampadina sul mio letto, chiudendo la tenda che mi separava dal resto della stanza.
Afferrai il libro che Margaret mi aveva regalato, continuando a sfogliare quelle pagine, che mi rapirono per più di due ore, Nessuno si salva da solo era il suo titolo e aveva un'immensa ragione.
Ero arrivata quasi a metà, quando la mia tenda fu scostata, facendomi sobbalzare.
"E tu che fine avevi fatto?" La voce di Angie, giunse ovattata alle mie orecchie, quando leggevo era come se fossi in un mondo tutto mio, dimenticando tutto quello che mi circondava.
"Non avevo molta fame" mentì, in realtà ora ne avevo parecchia, ma non volevo incontrarlo.
"Sicura che vada tutto bene?" anche la testa di Clarissa sbucò oltre la mia tenda, mi sentì quasi in colpa per non averle neppure avvisate, ero un totale disastro nei rapporti umani, ma infondo ne avevo avuti così pochi, che ora non sapevo neppure come comportarmi.
"Voglio parlarvi di una cosa" sospirai, scostando le coperte del mio corpo, per poi scendere dal letto a castello.
Loro due mi seguirono, sedendosi a terra come me.
"Certo, dì pure" mi incoraggiò Angie con un caloroso sorriso.
"Innanzitutto voglio scusarmi con voi se a volte risulto asociale, solo che... Ecco non ho mai avuto delle amiche come voi..."
"Lo avevamo capito" ridacchiò Clarissa "ma per noi non è un problema, aspetteremo i tuoi tempi per fidarti"
"Grazie siete davvero buone con me" sorrisi sincera "voglio però raccontarvi una cosa che mi è successa oggi, più che altro quello che sta succedendo fra me e..."
"Harry" risposero in coro.
"Esatto" sbuffai "io non lo capisco, è così strano, a volte credo di essergli simpatica, mi ha perfino fatto un complimento oggi, ma poi basta un nulla per trattarmi male anche se dice di non avercela con me" mormorai confusa, passandomi le mani fra i capelli, quel ragazzo mi rendeva abbastanza frustrata.
"Effettivamente anche a me è parso abbastanza strano" commentò Clarissa "ma sinceramene credo che tu a lui piaccia"
"Anch'io lo penso" intervenne Angie
" insomma ti mangia con gli occhi e poi...non lo so, sembra quasi protettivo nei tuoi confronti"
"Stamattina mi ha salvato" confessai, guardandole "eravamo al villaggio, ma dovevamo andar via di corsa, non trovavano solo me e lui è tornato dentro per venirmi a riprendere, nonostante Smith gli avesse detto di non farlo"
"Aw che dolce"
"Sì ma dopo, quando l'ho difeso dal suo maresciallo, mi ha urlato di farmi gli affari miei, non è stato molto gentile nei miei confronti" aggiunsi, stendendomi a terra.
"Beh cara dovrai mangiarti queste parole" ridacchiò Angie, afferrando un sacchetto alle sue spalle.
"Cos'è?" Mi accigliai, aprendolo.
"Te lo manda il caporale Styles, è la cena di stasera, all'inizio non avevo capito ma poi, da quello che mi hai raccontato...."
"Ha davvero preso la cena per me?" Domandai incredula.
"Già" sorrise Clarissa "pensi ancora che tu non gli piaccia?"
" e tu e Louis?"
"Non cambiare argomento signorina" mi rimproverò giocosamente "ma se proprio vuoi saperlo ci siamo baciati" disse euforica.
"Oddio quando?"
"Poche ore fa e devo dire che ci sa fare il ragazzo" ammiccò.
Passammo il resto della serata a parlare, a ridere e a mangiare la cena che Harry aveva conservato per me.
Quel suo gesto mi colpì piacevolmente, era stato davvero carino da parte sua preoccuparsi per me, non potevo avere la certezza di piacergli, ma in qualche strano modo, capì che in fondo lui, a me, non era poi così indifferente.

Mission of love [H.S.]Where stories live. Discover now