Capitolo 6

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Harry's pov
"Hai già letto i nuovi turni?" Domandò con la sua vocina, non se ne rendeva conto, ma risultava dolce anche quando si arrabbiava, i lineamenti del sul volto erano così delicati, da far sembrare vano qualunque suo tentativo di apparire arrabbiata ai miei occhi.
"Si fra due giorni e anche tu" dissi di getto, pentendomene l'attimo dopo, dovevo apparire disinteressato nei suoi riguardi e invece le avevo appena ammesso di aver visto anche i suoi di turni.
Tuttavia, mi sentivo tranquillo per questa cosa, volevo, in qualche modo, tenerla sott'occhio e fin quando i nostri turni combaciavano, mi sentivo sereno.
"Si, ho letto" sorrise "sai alcuni dei ragazzi hanno manifestato febbre dopo il vaccino, tu... Tu stai bene?" Repressi ancora una volta i miei ormoni dinanzi a tanta bellezza, bastava che parlasse, che muovesse quelle labbra per dire una qualunque cosa e io impazzivo come un fottuto ragazzino.
"Benissimo" risposi dopo qualche secondo di esitazione "devo andare" aggiunsi, allontanandomi di fretta dal lei e dal suo corpo che mi richiamava come una calamita.
"Ciao" la sentì mormorare, ma non aveva lo stesso tono di poco fa, era come triste e forse i miei comportamenti da perfetto stronzo, c'entravano parecchio.
Motivo in più per starle lontano, evitando di farla soffrire per un caso perso come il mio.

Isabelle's pov
Morsi il mio labbro, fino a farlo sanguinare per il troppo nervoso accumulato in quei giorni.
Aggiungendo inoltre l'imminente arrivo del ciclo mestruale, la situazione poteva solo che peggiorare.
Le mie amiche erano impegnate con il turno di fisioterapia, mentre io per quel giorno ero libera di esplorare quella struttura in tutta tranquillità.
Avevo dei forti crampi alla pancia, ma rinchiudermi in stanza avrebbe solo peggiorato la situazione, avevo bisogno di distrarmi da tutto e non c'era nulla di meglio che una passeggiata in completa solitudine.
Afferrai le mie cuffie dal taschino dell'uniforme, selezionando una delle mie canzone preferite di James Arthur, impossible.

Qualcuno tempo fa mi disse di far attenzione quando si parlava d'amore.

Erano queste le parole di quel testo che continuavano a rimbombarmi per la testa, senza lasciarmi via d'uscita.
Ed era strano come quella canzone mi portò alla mente un solo nome, che avevo paura anche solo a pensare.
Impossibile, era impossibile che Harry potesse piacermi, non in quel senso almeno.
Era così odioso, poco fa mi aveva trattato nuovamente in modo così indifferente, come se fossi una persona qualunque.
Non che mi ritenessi importante per lui, mi conosceva a malapena da qualche giorno, ma alcuni suoi gesti erano in grado di lasciarmi letteralmente a bocca aperta, come se invece, ci conoscessimo da una vita.
Mi fermai su di una panchina abbandonata, ero completamente sola e per la prima volta, senza un reale motivo, mi lasciai andare all'emozioni.
Iniziai a piangere, pensando a tutta la mia vita fino a quel momento, pensando a mio padre, a cosa stesse facendo, a Margaret, a se le mancassi e in tutti quei pensieri ci fu posto anche per mia madre.
Lacrime amare continuarono a scendere al ricordo dei suoi atteggiamenti sprezzanti nei miei confronti, delle parole mai dette, degli abbracci mai dati.
Era strano, ma non ricordavano nessuna carezza o gesto dolce da parte sua, neppure quando ero piccola e a distanza di anni, mi domandavo ancora il perché.
Molte cose non mi tornavano, ma cosa avrei dovuto pensare?
Volevo scartare l'ipotesi che, al tempo, fui una gravidanza indesiderata e che quindi riservava ancora rancore nei miei confronti.
Ma allora perché?
Come poteva una madre essere così fredda nei riguardi di una figlia? Così distante dal suo stesso sangue?
Domande su domande che purtroppo non ebbero mai risposta.
Sbuffai, asciugandomi le guance con il dorso della mano, quando un'altra si avvicinò a me, porgendomi un fazzoletto.
"Ciao" un ragazzo, dai capelli castani, appartenente al mio gruppo, si sedette al mio fianco, ma al momento mi sfuggiva il suo nome.
"Ciao" ricambiai il saluto, afferrando il fazzoletto che mi stava ponendo.
"Sono Liam, stiamo nella stessa..."
"Ah sì certo, mi ricordo" mentì, fortuna che si era presentato da solo.
"Isabelle" sorrisi appena, ringraziandolo con un cenno del capo per il fazzoletto.
"Lo so" sorrise di rimando "come dimenticare un nome così bello"
Ci stava per caso provando?
Ancora una volta, abbozzai un sorriso di circostanza, non sapevo affatto come replicare a quella frase, ma per fortuna fu lui a prendere parola, di nuovo.
"Stai bene?"
"Oh sì, é stato solo un momento" scrollai le spalle, sminuendo il tutto.
"Se ti va di parlarne"
"Tranquillo non era nulla di così grave, mi manca un po' la mia famiglia"
" ti capisco" annuì "anche per me è lo stesso, è nata da poco la mia sorellina e penso che alcuni momenti non li rivedrò più"
"Come si chiama?" Domandai curiosa, infondo sembrava un bravo ragazzo con cui poter parlare per passare del tempo.
"Megan" mi guardò e dai suoi occhi era chiaro quanto fosse felice di parlarne "è così bella"
"Hai una sua foto?"
" certo" era entusiasta "guarda" mi indicò il suo cellulare, dove un esserino minuscolo, dormiva avvolto in una copertina rosa.
"È adorabile" dissi, riportando lo sguardo verso l'altro, spalancandolo, quando mi scontrai con due occhi perennemente arrabbiati.
"Payne, il maresciallo la stava cercando?"
"Ma l'ho appena incontrato e non vole..."
"Beh ora ha qualcosa da dirle" sbuffó Harry, serrando poi le labbra in una linea sottile.
"Mi ha fatto piacere parlare con te Isabelle, a presto"
"Ciao" sorrisi, riprendendo poi le mie cuffie.
Non ebbi neppure il tempo di azionare un'altra canzone, che le sue lunghe gambe ingombrarono il mio campo visivo.
Alzai lo sguardo verso la sua figura in piedi di fronte a me, inarcando un sopracciglio.
"Vuoi qualcosa?" Domandai.
"È tutto ok?" Si spostò, sedendosi al mio fianco e io stavo davvero per mandarlo a fanculo.
Non poteva comportarsi così, quando solo poche ore prima, stava cercando di scappare da me, come dalla peste.
"Alla grande" risposi con fare annoiato, premendo play sul mio iPod, facendo partire all of me di John Legend.
Mi sfiló, dopo qualche secondo, una cuffia dal mio orecchio, portandolo al suo.

Mission of love [H.S.]Where stories live. Discover now