Capitolo 30

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Rosie's pov.
Quando aprii gli occhi, non appena sveglia, mi guardai attorno, ancora in quel letto d'ospedale.
Accanto al mio letto si trovava Paulo, il suo lettino era stato messo più accanto al mio, il suo braccio era poggiato sul mobiletto che ci divideva.
Gli lasciai un bacio sulla mano e poi delicatamente mi alzai a sedere.
Mi appoggiai allo schienale e premetti il pulsante per la colazione.
Dopo pochissimi minuti, Anna, l'infermiera, entrò nella camera con un vassoio con due brioche e due tazze di latte. Mi dedicò un caloroso sorriso e mi lasciò il vassoio sul comodino.
Uscì dalla stanza e decisi di svegliare Paulo.
Gli scossi la spalla, ma non si svegliava.
Aveva la bocca leggermente socchiusa, era così tenero.
Mi venne poi in mente un piccolo bimbo, con gli occhi verdi e il sorrisetto tenero.
Avremmo potuto avere un bambino così, bello come lui, o magari una bambina più simile a me, con gli occhi castani.
Strinsi gli occhi per evitare di far uscire altre lacrime e svegliai Paulo.
«Buongiorno.» si sporse a baciarmi e si stropicciò gli occhi ancora assonnato.
«Ci hanno portato la colazione.» gli mostrai il vassoio con le brioche e lui ne prese subito una. Prese anche una tazza di latte e fece la sua colazione. Io feci lo stesso e mangiammo in silenzio.
«Rosie?» mi richiamò Paulo, mi girai verso di lui, che mi sorrise.
«Ti amo.» gli sorrisi.
«Anche io.»
«Tra due settimane è il tuo compleanno!» esclamò poi. Annuii. In realtà me n'ero dimenticata. Eravamo già arrivati a maggio, era da quasi un anno ormai che ero a Torino, ed era successo davvero di tutto.
«Oggi devo andare a fare una commissione con mia mamma, ci vediamo poi sta sera?» mi chiese e annuii.
«Sei un po' taciturna, tutto bene?» posò la tazza sul comodino e si avvicinò a me, sedendosi sul mio letto.
Mi accarezzò la guancia e mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Io annuii e gli sorrisi.
«Sto bene, sono molto stanca.» alzai le spalle. In realtà avevo continuamente in testa l'idea del bambino, non mi stava affatto bene.
Paulo lo sapeva, sapeva che l'argomento era abbastanza delicato, quindi continuare a parlarne non sarebbe stato chiaramente d'aiuto.
«Riposa un po' allora.» mi lasciò un bacio sulla fronte e si alzò dal lettino. Andò in bagno e si sistemò.
«Deve venire tua mamma?» mi chiese poi ed annuii. Dopo pochissimo, infatti, mia mamma entrò in stanza sorridendo.
«Buongiorno ragazzi.» ci salutò entrambi e venne a sedersi accanto a me. Mi accarezzò i capelli e ci lasciò un bacio sopra.
«Come stai?» mi sorride.
«Sto bene.»
«Natalie, io devo andare a fare una commissione con mia mamma, rimani tu con Rosie? Sta sera torno qui.» disse Paulo e caricò in spalla il suo borsone.
«Certo tesoro, a più tardi.» gli lasciò un bacio sulla guancia e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, che però non riuscii a capire.

Paulo's pov.

«A dopo piccola.» le lasciai un bacio sulla guancia ed uscii dalla stanza d'ospedale.
Raggiunsi mia mamma a casa, quando entrai, come d'accordo, era già pronta. Salimmo in macchina e chiamai Leonardo.
«Paulo!» rispose al secondo squillo fortunatamente.
«Ciao Leo, volevo chiederti se la sorella di tua moglie lavorasse ancora nell'agenzia immobiliare.» andai dritto al punto.
«Si lavora lì!» esclamò.
«Mi mandi la via dell'ufficio? Ho bisogno di cercare una nuova casa a buon prezzo.» dissi e lui parve non capire.
«Come mai vuoi cambiare? Non ti piace la tua?» chiese ancora assorto nei dubbi.
«Sto cercando una nuova casa, per me e Rosie.» dissi io e lui lanciò un grido di gioia.
«Oh dio, sono felicissimo per voi! A proposito, come si sente?»
«Non sta benissimo.» dissi e lui capì che forse, quell'argomento, non era il momento di affrontarlo, perciò cambiò discorso.
«Va benissimo Joya, ora ti mando la via, se hai bisogno di consulto non esitare a chiamarmi.» Lo ringraziai e ci salutammo.
La Joya, il gioiellino, i ragazzi e tifosi della squadra mi chiamavano così. E a me non dispiaceva, apprezzavo questo nomignolo, mi faceva sentire speciale.
Guardai la via sul telefono e seguii la strada che mi avrebbe portato nell'ufficio.
«Lautaro torna a Torino?» chiesi poi a mia madre, mio nipote Lautaro, era in viaggio in Grecia con la sua scuola, e sarebbe tornato questa settimana.
«Sì, ha detto che più tardi verrà a casa, Gustavo   rimarrà a casa anche lui, e forse Mariano ci raggiunge più tardi, non lo so.» rispose mia mamma.
«Mamma, se vuoi la casa non la prendo, e rimango qui con te. Non voglio che tu stia da sola.» le misi una mano sulla spalla e intanto parcheggiai l'auto.
«Ehi Paulo, tranquillo. Prendila la casa, sei grande ormai, hai una meravigliosa ragazza, quasi moglie, e voglio che tu ti prenda tutto lo spazio di cui necessiti, con me ci sarà Gustavo e Lautaro quando tornerà, tranquillo! Per il resto so anche cavarmela da sola! Non mi mangia nessuno.» esclamò ridendo. Annuii e le lasciai un bacio sulla guancia, prima di scendere dalla macchina e dirigermi all'interno dell'ufficio.
«Salve, benvenuti.» una signora, dai lunghi capelli castani venne ad accoglierci, l'avevo già vista prima, e capii chiaramente che era la sorella di Martina, la moglie di Bonucci.
«Dybala?» chiese poi sorridendo.
«Sì, sono io.» le sorrisi di risposta.
«Annalisa.» si presentò, annuii e mi sedetti sulla sedia. Mia mamma saluto la ragazza e venne a sedersi accanto a me.
«Allora, che tipo di casa cerchi?»
«Mi piacerebbe che fosse un tre locali, in stile moderno. Le vorrei fare una sorpresa per il compleanno, che è tra due settimane quindi spero di trovare qualcosa.» le dissi e lei sorrise dolcemente.
«Che cosa carinissima! Ti mostro un po di volantini.» ci alzammo e lei ci mostrò un po' di case in centro di Torino, o in periferia, le guardai tutte e mi memorizzai sul telefono i numeri per contattare le migliori.
«Questa è una nuova costruzione, è un tre locali. A me piace molto la struttura di questa casa. Potrebbe piacerti.» mi segnai anche quel numero e una volta raccattati i numeri degli appartamenti migliori, salutammo Annalisa e uscimmo dall'ufficio.

«Andiamo a casa?» chiese nuovamente mia madre. Stavo per rispondere quando il cellulare mi suonò, segno dell'arrivo di un messaggio. Lo presi in mano e lo sbloccai:

Rosie:
Quando torni? Mi manchi di già.

Sorrisi a quel messaggio e poi scossi la testa.
«Passo prima a prendere Rosie.» dissi a mia madre e lei sorrise, per poi annuire.

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SPAZIO AUTRICE
Hi beautiful people.
Non ho niente in particolare da dire today, a parte che la storia è a 11,3k e seriamente aumentate ogni giorno di più e non so come ringraziarvi per il sostegno che date a questa ff.
Grazie ancora e spero vi piaccia questo capitolo.
Votate e commentate.
un bacio.
-fede

Mi Joya //Paulo Dybala Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora